Italia vs. Francia – annotazioni a margini della rassegna “Cannes a Roma”.
Sabato sera, nel giorno in cui ho assistito alla prima del film “Brodeuse – La ricamatrice”, il primo lungometraggio della giovanissima regista francese Elenoire Faucher premiato a Cannes dalla “Semien de la Critique”, ho avuto modo di riflettere, non poco, sulla diversa impostazione dei due sistemi paese con riferimento al Cinema.
Presente in sala, infatti, oltre alla giovanissima e bravissima regista, e non lo dico certo per piaggeria, credetemi, c’era anche la direttrice di questa fantomatica associazione de “La Semien de la Critique”, che ha anche premiato nella passata stagione un film italiano “Respiro” di Emanuele Crialise con Valeria Golino.
Mi hanno molto colpito le informazioni che sia la regista che la direttrice hanno fornito.
Cito qualche esempio.
La sceneggiatura del film per poter ricevere i fondi necessari alla produzione è stata selezionata tra altre 350 opere. La selezione avviene in giorni specifici dove le sceneggiature vengono lette, ad alta voce, da una commissione fatta da persone molto autorevoli e competenti, tra i quali anche attori e registi, ma non solo. In questo modo anche altre persone, spettatori ad esempio, possono ascoltare i contenuti delle opere. Poi dopo questa lettura sulla pubblica piazza viene selezionata l’opera a cui concedere i fondi.
Ricordo, dei miei studi giovanili, un’affermazione di Camillo Benso Conte di Cavour, il grande e celeberrimo statista italiano, il quale sosteneva che i soldi dello stato dovrebbero essere custoditi in uno scrigno di cristallo.
Insomma noi italiani, magari, le inventiamo pure bellissime regole etiche, peccato che siano poi altri ad applicarle, e con un rigore di cui è difficile argomentare assistendo al desolante panorama italiano contemporaneo e non solo del cinema.
Aggiungo che la prassi di leggere le opere si replica anche per la scelta degli attori.
E’ così che – non ostante le pressioni che la regista aveva ricevuto per concedere la parte della donna non più giovane, co-protagonista del film, a Fanny Ardant, e ad altre celebri attrici francesi – la regista (esordiente !!!) ha ritenuto, nella piena autonomia concessale dai regolamenti, di affidare, viceversa, il copione alla bravissima attrice Ariane Ascaride.
Dopo aver visto il film immaginare Fanny Ardant nei panni di Madame Melikian appare, anche allo spettatore poco competente, cosa non più praticabile, ve lo assicuro. C’è molto da riflettere su come presupposti come quelli enunciati, costituiscano, alla fine, il fondamento di molte altre cose.
Qualche esempio.
Ammettiamo che io sia, per ipotesi, un giovane sceneggiatore o regista di talento. Secondo voi ho maggiori motivazioni in un sistema come questo descritto o come quello italiano?
Ancora.
Può mai accadere, con una simile prassi, che un copione scadente acceda a fondi per effettuare le riprese?
La risposta a queste domande ne contiene molte altre che fanno diventare ridicola qualunque dissertazione sulla crisi del cinema o su altre amenità di questo spessore.
Ma ormai siamo nell’Italia dei reality show…
Eh,…Camillo Benso…dove sei?
No il problema è che magari esistono ma non vengono proiettati…il dicoscorso sarebb lungo. Visita il sito cinemainvisibile.it
effettivamente non esiste più un film degno di questo nome