Cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

La Nina Santa di L. Martel

 La Nina Santa di L. Martel

La Nina Santa di Lucrecia Martel è la storia delle peregrinazioni spirituali ed amorose di Amalia, una sedicenne ragazza argentina di La Cienaga, della sua amica e coetanea Josefina, e di sua madre. Il film è quasi interamente girato all’interno dell’Hotel Termos di proprietà della madre, anche lei è parte dell’intreccio della trama. Nell’Hotel, un albergo, non certo di prima categoria, continuamente spruzzato d’insetticida, si deve tenere un importante congresso di medicina. Amalia sta frequentando un rigoroso corso di catechesi religiosa in cui il tema è servire Dio e salvare le anime peccatrici.

La madre è un donna divorziata, ancora molto bella nella quale è molto presente la consapevolezza di sprecare cose importanti della vita.Josefina è la sua amica del cuore.

 

Una ragazza molto sveglia, intelligente, intransigente verso la mancanza di coerenza che legge nel comportamento degli adulti, come quello ad esempio dell’insegnante spirituale, che ha più volte visto baciarsi e concedersi sessualmente ad un ragazzo.

 

Il film narra proprio del conflitto etico tra la prospettiva dell’innocenza della sedicenne Amalia e quello delle pulsioni del mondo degli adulti, del quale Amalia scoprirà, non senza dolore, le apparenze e le contraddizioni. L’opera è sublimata in un clima profondamente mistico e spirituale, tipicamente sudamericano ed argentino in particolare.

 

L’evento dinamico della trama è il comportamento, al limite dell’abuso sessuale, che il giovane medico, il dottor Jano, uno dei relatori del congresso, ha in più occasioni verso Amalia, quando ancora non sa che la stessa è la figlia della seducente proprietaria dell’Hotel che ospita il congresso. Questo evento, sicuramente traumatico, scatena in Amalia però, più che lo sdegno, la convinzione di essere chiamata ad una prova da Dio. La missione, annunciata dalla sua ingegnante al corso di catechesi, di salvare l’anima un’anima, che per lei diventa quella del dott. Jano.

 

Il quale, nel frattempo entra nelle mire amorose della frustrata madre, che vive una condizione molto soffocante di una vita tutta limitata fisicamente dalle mura dell’Hotel, dalle responsabilità della sua conduzione, dei sensi di colpa verso la figlia, alla quale non offre certo una vita normale, dall’amicizia verso il fratello e dall’integralismo ortodosso della religiosità della madre, che ne condanna ogni sua pulsione.

 

Da sfondo agli eventi psicodrammatici della trama, l’amicizia tra Amalia e Joselina.

 

La purezza di Amalia, vera protagonista della pellicola, si trova dunque ad essere fortemente sollecitata sia dai bassi approcci del dott. Jano che dal sempre più intenso legame che la lega all’amica Josefina, sicuramente più spregiudicata e molto più emancipata sessualmente di lei. E proprio per nascondere ai suoi genitori un rapporto sessuale con un cugino, Josefina finirà per dare l’avvio alla risoluzione della storia.

 

Risoluzione che termina da un lato con il coronamento della missione di Aamalia e con il profondo ravvedimento che il suo sacrificio provocherà nel medico. Ma anche, in parte, nell’ineluttabile destino al quale il dott. Jano non riuscirà, nonostante tale sacrificio, a sfuggire.

 

Il film è tutto giocato in questo costante conflitto, molto delicatamente agito, tra purezza e senso del peccato, tra ciò che sembra apparire giusto e ciò che sembra, viceversa, sembrare sbagliato. Sui tanti toni intermedi che separano nel continuum dei valori umani il bene dal male.

 

Pensavo, vedendo il film, proprio alla necessità che il cinema di più nazioni esprime in questo momento, di attenuare gli integralismi, di riconoscere le diversità, di valutare in un modo nuovo lo spettro del giudizio dell’azione umana.

 

Il dott. Jano è un pervertito o è un buon padre, un buon marito? Merita la condanna o il perdono?

 

La giovane insegnante di catechesi, che è stata vista baciarsi appassionatamente con un ragazzo, ha titolo per parlare della castità come valore?

 

L’amicizia tra Amalia e Joesefina è quasi un rapporto tra sorelle o sconfina in un’attrazione saffica, come la regia forse ci lascia intuire?

 

La tesi che sembra prevalere è che la purezza non è nell’azione, ma è forse in un’età e nell’assenza di peccato nell’intenzione che dalla stessa deriva.

 

E’ tutta lì la differenza tra Amalia, Nina Santa forse proprio per questo, sua madre, Josefine, il dott. Jano. In questa purezza nell’intenzione, più che nella sua realizzazione nell’azione.

 

Molto particolare ci è infine parso il ruolo svolto dalla vasca termale dell’Hotel, vasca nella quale tutti i personaggi del film, alternativamente, s’immergono e che costituisce sicuramente un luogo evocativo, forse un riferimento al liquido amniotico, dove l’individuo ritrova una sua condizione primordiale coscienza. E’ lì che il dott. Jano raggiunge la consapevolezza del suo errore ed è sempre lì che Amalia e Josefina si promettono amore eterno come tra due sorelle nella delicatissima scena finale.

 

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