cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

Spiderman 2 di Sam Raimi ed archetipi narrativi

Analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo

Peter Parker nella ragnatela di Spiderman
a cura di Roberto Bernabò

Regista: Sam Raimi
Anno: 2004
Paese: USA
Durata: 128 min
Data di uscita: 16 settembre 2004
Distribuzione: Columbia Tristar
Sinossi: Spider-Man 2, il film diretto nel 2004 da Sam Raimi, vede Peter Parker (Tobey Maguire) dilaniato tra la sua identità segreta di Spiderman e la sua normale vita di studente.
Peter non è riuscito a tenersi la sua Mary Jane (Kirsten Dunst), di cui è tutt’ora innamorato. La giovane ragazza è ora un’attrice di teatro e ha una nuova relazione sentimentale. Guidato dal solo dovere e dalle sue responsabilità di supereroe, Peter vede ne suoi super poteri una grande dono ma li vive anche come una terribile maledizione. Anche la sua amicizia con Harry Osborn (James Franco) sembra minacciata. Harry è sempre più deciso a vendicarsi di Spider-Man, che ritiene responsabile della morte di suo padre. Come se non bastasse, la vita di Peter sta per complicarsi ulteriormente: un nuovo pericoloso nemico si profila all’orizzonte, si tratta del temibile Dr Otto Octavius (Alfred Molina), meglio noto come Doc Octopus. Assillato dalle scelte e dalle prove che coinvolgono sia la sua vita privata che il futuro del mondo, Peter deve affrontare il suo destino e far ricorso a tutti i suoi poteri per combattere su tutti i fronti.

Abbiamo visto Spiderman in una serata ad inviti al cinema Warner Bros Village di Parco de’ Medici, da me, di solito, non molto amato.

Bisogna riconoscere, però, che questo è un genere di film per cui può avere un senso andare in queste sale, fatte apposta per gli effetti speciali, giacché Spiderman è una sorta di unico, interminabile, straordinario effetto speciale.

Il film risponde pienamente a tutto ciò che normalmente gli americani considerano essere gli elementi caratterizzanti una storia.

Dal punto di vista della screenplay, pertanto, il film va considerato, nel suo genere, un autentico capolavoro.

Tutto secondo la migliore delle scuole di sceneggiatura.

Secondo, infatti, Chris Vogler:

Gli eroi sono introdotti nel Mondo Ordinario dove ricevono il Richiamo all’Avventura all’inizio possono essere Riluttanti o Rifiutare il richiamo ma vengono incoraggiati da un Mentore a superare la Prima Soglia del Mondo Straordinario dove incontrano Prove, Alleati, Nemici si avvicinano alla caverna più recondita superando una Seconda Soglia e qui sopportano la Prova Suprema s’impossessano del loro Premio vengono inseguiti nella via del ritorno al Mondo Ordinario superano la terza soglia e sperimentano la Resurrezione e ne escono cambiati e ritornano con l’Elisir, un vantaggio o un tesoro, per fare del bene nel Mondo Ordinario.

L’innesco della storia, fedele al fumetto, il cd. evento dinamico, quello che, per intenderci, altera lo stato di equilibrio preesistente nella vita del protagonista e lo scaraventa nella storia, avviene sotto gli occhi dello spettatore, come da manuale, quando l’ancora scienziato Otto Octavius, annuncia l’esperimento che dovrebbe rivoluzionare le fonti di energia (tema quanto mai attuale se messo in relazione al discorso del lievitamento del prezzo del petrolio).

Ma è proprio nella caratterizzazione del personaggio dell’eroe che forse il film, per cercare di rendere filmico il fumetto, crea un archetipo, in vero, assai particolare rispetto al cinema di genere.

In Kill Bill di Quentin Tarantino, Bill Snake Charmer, interpretato da Davide Carradine, sostiene di amare come supereroe esclusivamente Superman in quanto è Superman che è costretto a mascherarsi da Clark Kent a differenza di Spiderman che è solo una maschera sopra l’uomo Peter Parker.

Questa suggestione sull’archetipo dell’eroe è senza dubbio il fulcro su cui cercherò di centrare i temi di questo post.

§§§

Mentre gli altri archetipi utilizzati nel film rispondono, direi in maniera sconcertante, alle migliori rappresentazioni dell’intreccio narrativo, dalla tragedia greca ai giorni nostri come ad esempio:

  • La trasformazione dello scienziato da buono in cattivo (antagonista) e poi di nuovo buono.
  • L’amico che si trasforma in nemico (da allato del buono ad alleato del cattivo).
  • La vecchia zia vedova, generosa ed amorevole, che al momento opportuno della storia si trasforma in una sorta di mentore messaggero.

Peter Parker esce dallo stereotipo del supereroe.
Mentre, infatti, Clark Kent si finge imbranato per non dare nell’occhio, Peter Parker vive in uno splin triste, bloccato dall’amore per Mary Jane Watson, ed il peso, greve, delle responsabilità che derivano dall’essere un super eroe. O, meglio, di averne i poteri.

L’eroe – antieroe – Peter Parker
Nel film di diretto da Sam Raimi l’eroe Peter Parker, rispetto all’archetipo tradizionale, sicuramente: 

Cresce.
L’eroe nel film è posto drammaticamente di fronte al dilemma delle crescita. Imparare a crescere è esattamente la condizione nella quale lo incontriamo all’inizio della storia.

Agisce.
Come comanda l’archetipo l’eroe è la persona più dinamica della storia. D’altra parte c’è da domandarsi come uno che va in giro mascherato da ragno, che spara ragnatele ad ogni chilometro che compie, quali alternative potesse mai avere.

Si sacrifica.
Come mito impone l’eroe Peter Parker è pronto a sacrificarsi per l’ideale superiore della pace, della lotta alla criminalità (ma tu guarda dopo le bombe in Iraq Hollywood lancia Spiderman, mi sembra quasi di riascoltare Edoardo Bennato cantare …”noi siamo i buoni e perciò abbiamo sempre ragione, e andiamo dritti verso la Storia”…, ma magari è solo un eccesso di contaminazione generazionale, o colpa delle mie frequentazioni giovanili con il Teatro Instabile di via Martucci a Napoli).

Affronta la morte.
Da vero eroe Spiderman non si risparmia in quanto a questo, nei suoi innumerevoli duelli con Otto Octavius alias Doc Ock, potremmo dire che non fa altro durante tutto il film.

Ha difetti che lo rendono umano.
Sembra una trovata degli sceneggiatori ma il personaggio del fumetto è esattamente così. Lo spettatore deve poter riconoscere nell’eroe qualcosa di se, e chi di noi non ha amato una bella ragazza, senza avere il coraggio di confessarglielo? Chi di noi non ha fatto sogni depotenzianti, in cui le imprese che ci attendevano, magari anche solo un esame all’università, ci sembravano irraggiungibili?

É eroe solitario.
Ma non nell’accezione più classica dell’archetipo, la sua solitudine non deriva da una scelta dettata dal carattere, quanto, piuttosto, dal bisogno di proteggere le persone che ama. Eppure innumerevoli sono le scene in cui Peter Parker è solo nella sua cameretta squallidamente arredata, di fronte al teatro dove recita la sua innamorata, Mary Jane Watson.

§§§

Rispetto agli archetipi possibili dell’eroe, Peter Parker, sembra decisamente collocarsi verso quello dell’eroe riluttante, emblematica in tal senso è la sequenza in cui abbandona i vestititi di Spiderman per cercare, da vero ed autentico antieroe, di diventare finalmente solo se stesso. Motivo per cui oggi, su Repubblica, merita il plauso di Michele Serra.

Giudicherei come emblematica del ritorno e del superamento della prima soglia, proprio la scena in cui Spiderman perde la maschera, nella sequenza del convoglio della metropolitana, e viene portato in salvo dai cittadini qualunque. La scena restituisce all’eroe Spiderman il suo volto umano e saranno dei bambini, come desiderato dalla vecchia zia, a restituirgli l’immortale anonimato.

La sequenza è un punto di snodo basilare, sia rispetto agli eventi che rispetto agli esistenti, in quanto rappresenta la definitiva riconciliazione con il dilemma del rifiuto.

§§§

I mentori del film
Lo zio Ben Parker, morto nel primo film, di Peter Parker – Spiderman, svolge una funzione di guardiano della soglia, si presenta nell’acme del dubbio dell’eroe quando egli medita di ridiventare uomo, solamente e defintivamente, per conquistare l’amore di Mary Jane Watson.

Svolge la sua funzione psicologica di nevrosi per la mente dell’eroe, e drammaturgica di verifica, ma anche annunciante il nuovo potere, o, meglio, il reimpossessarsi del vecchio.

La vecchia zia May Parker
la vedrei più come archetipo messagero, è lei che nella scena in cui perdona Peter Parker per le confessioni fatte a proposito dello zio morto, esorta Spiderman a ritornare. “Il mondo ha bisogno di eroi”. Mah non saprei.

Secondo voi?

Il cinema sicuramente si! :-))

In questo senso svolge appieno la sua funzione psicologica di richiamo al cambiamento e drammaturgica di motivazione.

Mary Jane Watson e l’archetipo del Camaleonte
Normalmente l’archetipo camaleontico è la donna e sicuramente un po’ anche nel film Mary Jane Watson lo è.

Un po’ condizionata dalle resistenze di Peter, si vede quasi costretta ad entrare nell’archetipo.

La funzione psicologica dell’archetipo del camaleonte è quello di esprimere la forza dell’animus e anima, termini della psicologia di Carl Jung. (Mi sembro la parodia di Gabriele La Porta).

Animus è il termine che Jung da all’elemento maschile dell’inconscio femminile.

La serie d’immagini di mascolinità, positive e negative, nei sogni e nelle fantasie delle donne.

L’anima è l’elemento femminile corrispondente nell’inconscio maschile.

Secondo questa teoria le persone hanno una serie completa di qualità maschili e femminili necessari per la sopravvivenza e per l’equilibrio interiore.

La funzione drammaturgica del Camaleonte è quella di iniettare dubbi ed ansia nella storia.

Quando gli eroi si chiedono continuamente mi è fedele?

Mi tradirà?

Mi ama veramente?

E’ un alleato o un nemico?

Di solito è presente un Camaleonte.

Otto Octavius alias Doc Ock e l’archetipo dell’ombra antagonista
L’archetipo noto come l’Ombra rappresenta la forza nel suo lato oscuro, gli aspetti inespressi, incompresi o repressi di qualcosa. Spesso è la casa dei mostri repressi del nostro mondo interiore.

Il volto negativo dell’ombra nella narrativa è proiettato su personaggi cattivi, antagonisti o nemici.

I cattivi ed i nemici si dedicano, di solito, alla morte, alla distruzione o alla sconfitta dell’eroe.

La funzione psicologica dell’archetipo Ombra rappresenta la forza dei sentimenti repressi. Le braccia metalliche di Doc Ock vengono inasprite dall’inconscio, dalle emozioni rifiutate e si trasformano in qualcosa di mostruoso che vuole distruggerci.

Se il guardiano della soglia rappresenta la nevrosi, allora l’archetipo dell’Ombra rappresenta le psicosi che non solo ci ostacolano, ma che minacciano di distruggerci.

La funzione drammaturgica è quella di sfidare l’eroe e dargli un degno rivale nella lotta.

Le Ombre creano conflitto e rivelano il meglio di un eroe, mettendolo in pericolo di vita.

Spesso, si è detto, che la qualità del racconto è pari all’efficacia del suo personaggio cattivo, perché un antagonista forte porta l’eroe a dimostrarsi all’altezza della sfida.

L’archetipo ombra, e Otto Octavius alias Doc Ock non fa certo eccezione, non deve essere completamente malvagio o cattivo (ma non lo diceva anche Ivano Fossati in “dedicato”…ai cattivi che poi così cattivi non sono mai?).

Infatti è meglio se vengono umanizzate con un tocco di bontà, o con qualche qualità ammirevole.

Come giustamente mi ha fatto notare A.G., nel caso di specie, è proprio l’antieroicità di Peter Parker ad esigere la catartica sublimazione della fine di Doc Ock, che non si limita ad avere solo qualche tocco di bontà, ma si spinge, da buon americano qual’è, in una sorta di ribaltamento dell’archetipo, a salvare, con il suo estremo sacrificio, l’umanità e la città di New York.

Ma tu guarda!

Salvare la città di New York!

Non ci dice proprio niente questa frase?

Insomma l’analisi degli esistenti, come li definirebbe Seymour Chatman, si avvicina alla perfezione.

Hollywood, grazie al bravo Sam Raimi, per l’occasione, sfoggia una storia perfetta, che è il limite, credo, del film.

E, forse, del cinema americano.

Che ci racconta sempre la stessa storia sotto forme di esistenti e di eventi solo apparentemente assai diversi tra loro…Roky, infondo, non è che poi tanto diverso da Perter Parker.

Nell’analisi degli eventi che dire, un incastro semi perfetto, una successione che, senza sbavature, corre dall’inizio alla fine, seguendo proprio tutte le tappe del viaggio dell’eroe.

Aggiungete effetti speciali mozzafiato, relativa fedeltà al fumetto (forse nella fase di crisi del protagonista qualche caduta di troppo di Spiderman avranno fatto storcere un po’ il naso ai suoi puristi) non è così Fringe?

E le recitazioni assolutamente perfette, tra le quali spicca quella di Tobey Maguire – Spiderman – Peter Parker, e quella dell’intensissimo e bravissimo Alfred Molina – Doc Ock/Otto Actavius, ed ecco che vi spiegate perché il fumetto prima, e i film, dopo, dedicati a questo eroe, sono stati sia gli uni che gli altri, campioni d’incasso.

Non lo so se si era capito, ma a me il film è piaciuto. Molto.

Insomma, non sono un amante del genere, e non avevo visto il primo, ma ritengo che di questo tipo di film ne ho visti di molto, ma molto, peggio.

Tra l’altro ero, oltre che in compagnia di C., anche con un bambino.

E’ uscito dal cinema come se avesse assistito al film più bello della sua vita.

Certo io sono un po’ più grande, però è bello vedere un bimbo felice:-))

Senza fare dietrologia a buon mercato va aggiunto che il film esprime, sia negli esistenti che negli eventi, quanto di buono, e di cattivo, la società americana è un grado di essere.

Messo nelle sale proprio all’indomani dell’insediamento a Baghdad del nuovo governo Irakeno, appoggiato da Bush, il film offre, del mito americano, tutto il suo evocativo potere salvifico sul futuro dell’umanità minacciata dai cattivi, ma, infondo, non è mica una colpa essere americani e credere che, dietro ogni uomo qualunque, batta il cuore di un eroe.

Almeno secondo me.

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Nonostantetutto
20 anni fa

Come ho scritto nel post Peter Parker è un eroe antieroe. E’ parte delle tecniche di sceneggiatura del film dare allo spettatore l’idea che l’eroe ha un conflitto infrapersonale rispetto al suo obiettivo nel racconto. Un po’come la domanda alle volte addirittura esplicita “riusciranno i nostri eroi?”. Più l’insicurezza è ben definita maggiore è l’empatia che il personaggio susciterà nello spettatore e lo entusiasmenrà sul finale quando l’eroe affronta in maniera risolutiva i suoi dubbi per vincere e tronare cambiato e migliore al mondo normale.

utente anonimo
20 anni fa

Beh allora, per fortuna che l’hanno amplificata, pechè secondo me è proprio l’ironia a costituire l’ingrediente fondamentale che rende l’impasto più omogeneo e… digeribile (mi spiace per i puristi, ma a me è piaciuto così)

Nonostantetutto
20 anni fa

Che è amplificata rispetto al fumetto. Questo mi dicono i puristi.

utente anonimo
20 anni fa

Complimenti. Hai scritto un saggio molto interessante. Ma che ci dici dell’autoironia che regala delle vere e proprie gemme?

Nonostantetutto
20 anni fa

E vero, tutti i personaggi sono di fronte a dei cambiamenti. In qualche modo Raimi intende metaforizzare la riflessione sul cambiamento che l’America deve affrontare, per tanti motivi, dopo l’11 settembre. Se questa è la chiave di lettura, spero che Spiderman non rappresenti Bush :D

kiky
20 anni fa

ho postato la recensione anche io

Nonostantetutto
20 anni fa

La frase non è tua ma di Oscar Wilde e la regola sul web è che o impedisci di copiare i codici (cosa veramente odiosa, o accetti la legge Cyber. Ti scrivero il codice. Ciao.

absinthfreespirit
20 anni fa

ecco a proposito di colonna a destra, mi servirebbe sapere lo stile che usi per la tua colonna a destra…quello con cui hai scritto la “mia” frase di wilde sull’assenzio..se puoi mandarmi l’html via mail la trovi nel blog :o) in quella maniera sarebbe molto più visibile ;o)

Nonostantetutto
20 anni fa

Provvedo a rettificare errori di battitura. grazie e concordo con stan lee. Grazie Rat.

Ratinthewall
20 anni fa

ciao, d’accordo con la tua recensione, anche a me il film è piaciuto tantissimo. la tua analisi è molto giusta, e si può riassumere in una frase che disse stan lee quando rivoluzionò il personaggio di spider man: supereroi con super problemi. negli anni ’60 questa formula ebbe molto successo non solo con il ragnetto, ma anche con devil, per esempio. mi permetto di fare una piccola correzione, anche se sono convinto che si tratti solo di fastidiosi refusi: è sam raimi, non raimil, e carl jung, non joung.
cordiali saluti

Nonostantetutto
20 anni fa

allora ad absinthfreespirit devo dire che essere una spanna sopra gli altri non mi riferivo al blog ma al livello dei contenuti sempre molto ficcanti. La scleta grafica del blog non c’entra nulla il blog è un fatto molto personale per esempio il pop up iniziale lo vedi una volta e lo trovi dvertente ma ogni volta che apri il blog magari è eccessivo. Sulla toll bar di destra c’è una sorta di accumulazione d’informazioni peraltro scritte moto piccole che non sempre sono dei link ma dei veri e propri contenuti da leggere allora secondo me si deve decidere in funzione di una “linea editoriale” per qunto ampia e/o sconclusionata che dir si voglia. E questa non può che decidere chi redige il blog. A me comuniqe piace così:D P.S. i miei volevano essere dei complimenti non delle offese :D non ti devono spaventare i complimenti soprattutto quando sono meritati :D

BESTIO
20 anni fa

grazie

absinthfreespirit
20 anni fa

ps cmq parlavo di togliere in termini di html, non di articoli ;o)

absinthfreespirit
20 anni fa

Il mio blog è sconclusionato perché non puoi definirlo: non è un diario personale, non è una testata giornalistica, non è un blog stile j’accuse, non è un blog con un argomento preciso come il tuo; in parte perché non voglio “legarlo” ad un tema preciso che poi non saprei come portare avanti, in parte perché so che se gli dessi una direzione precisa poi me ne stuferei. Quindi preferisco parlare un giorno della morte, e il giorno dopo postare un articolo comico. Non penso di essere una spanna sopra gli altri, anche perché ci sono blog più inquadrati e meglio scritti del mio del mio -vedi http://carotelevip.splinder.com/ che hanno poche visite. Ammetto che so di scrivere bene (perlomeno, questo è quello che dicono gran parte di quelli che mi leggono, questo è quello che dicevano i prof..), ma non penso assolutamente di essere una spanna sopra gli altri. Se lo pensassi non mi piacerebbe discutere e confrontare le mie opinioni con le altre…

Nonostantetutto
20 anni fa

se absinthfreespirit legge quì le dico che le ho risosto sul suo blog dal quale l’unica cosa che non toglierei mai è la sua autrice :D

absinthfreespirit
20 anni fa

non ho visto l’uomo ragno :( quindi non posso commentare il tuo post se non che quello che ho letto da te concorda con quello che ho letto altrove!
ps la musica me l’ha lasciata LEFTY! che c’entro io con quello che ci mette madame lefty
ps2 stavo giusto pensando di mettere “torna al menù” il problema è che devo togliere qualcosa altrove e sto cercando di capire cosa, o mi ritrovo un blog “pesante”…tu cosa elimineresti oltre l’autrice?:P

kekkoz
20 anni fa

UN RADUNO? CLICCA

Nonostantetutto
20 anni fa

:D

utente anonimo
20 anni fa

analisi impressionante e interessantissima, complimenti!
e fa piacere vedere che siamo più o meno tutti d’accordo sulla qualità del prodotto :D

Nonostantetutto
20 anni fa

Lo ricoderò :)) Se poi trovi un ricotro vienicelo a dire quì.
Grazie Simone.

utente anonimo
20 anni fa

Cara parodia di La Porta (ricorda che SenZA la conoscenZA e il senZO del Zacro non c’è saggezZA :)), devo dire che l’analisi che hai fatto è molto bella e molto profonda. Non ho ancora visto il film e parto un po’ prevenuto, però mi hai invogliato ad andare in sala a trovare un riscontro. Simone

Nonostantetutto
20 anni fa

Hai perfettamente ragione infatti io è di Peter Prker che disserto in qualità di eroe. il paragrafo l’ho intitolato L’eroe – antieroe – Peter Parker…più di così…comunque grazie. C. sai che attendo sempre i tuoi commenti…

utente anonimo
20 anni fa

Mi piace questo post ma dissento su una cosa: l’eroe non è Spiderman, è Peter Parker: è lui che soffre, rinuncia, sceglie, lotta per la sfida più difficile, quella con il proprio ego (quella che perde Otto Octavius, per intenderci). Il mondo NON ha bisogno di eroi. Ha bisogno di Uomini. C.

Nonostantetutto
20 anni fa

Si siamo d’accordo :))

kekkoz
20 anni fa

ammazza, complimenti. comunque bellissimo, vero? siamo d’accordo. ciao.

Nonostantetutto
20 anni fa

adesso non esageriamo. comunque grazie.

festen1968
20 anni fa

mi inchin davanti a questo POST :))

Nonostantetutto
20 anni fa

Il riferimento a Vladimir Ja. Popp è quanto mai centrato e pregnante, grazie a cineblob :-))

cineblob
20 anni fa

un approccio che penso condividerebbe anche Propp se vedesse il film ;)

Nonostantetutto
20 anni fa

Su dopo la notte Misato San apprezza l’interpretazione junghiana del film. Aggiungo solo che è grazie a testi come “gli archetipi come emenazione dell’eroe” che ho potuto gradualmente muovermi in questo tipo di analisi.

Nonostantetutto
20 anni fa

Grazie mille all’utente anonimo :-))

utente anonimo
20 anni fa

Complimenti, una gran bella analisi.

sifossifoco
20 anni fa

:-}

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