Non sparate sul pallista
Premiato a Cannes da una giuria preseduta da Quentin Tarantino (presunto blogger su Splinder!).
Ostacolato negli States nella distribuzione, per motivi facilmente immaginabili.
Uscito con ritardo in Europa per problemi nella distribuzione a causa della Miramax.
Il film Fahreneit 9/11 ha provocato licenziamenti tra i dirigenti Miramax che hanno appoggiato il progetto.
Devo registrare che – da un po’ di tempo – Michael Moore, il tanto discusso regista del film, sta diventando di tutto.
Mi viene in mente la canzone di Francesco Guccini titolata “L’avvelenata”, di cui parafraso alcuni passi:
“Ma se io avessi previsto tutto questo / dati causa e pretesto / le attuali conclusioni / credete che per questi quattro soldi/ questa gloria da stronzi / avrei girato filmoni? /Beh, sì l’ammetto / che mi son sbagliato /e accetto il crucifige e così sia /chiedo tempo…”.
“….io tutto, io niente, io stronzo ed io ubriacone / io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista / io ricco, io senza soldi, io radicale / io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista / io frocio, io perché filmo so imbarcare / io falso, io vero, io genio ed io cretino / io solo, qui, alle quattro del mattino / l’angoscia e un po’ di vino / voglia di b….”.
Tacciato di: razzismo su Minimamoralia mediocrità su Les Films De Ma Vie e fatto oggetto, da poco, di ostracismo nel mondo dei blogger.
Io, nelle mentite spoglie di blogger Cinemavistodame, ritiengo che, alle volte, una tendenza di pareri rischia di creare un’opinione.
E’ per questo che, a scanso di equivoci, ritiengo doveroso interrompere, anche se poco autorevolmente, ma in maniera forte, i giudizi sfavorevoli al cinema di Moore.
“Bowling for Columbine“, e non “Fahrenhiet 9/11“, non può e non deve fare confusione.
Michael Moore è, e resterà sempre, un uomo mite, un pacifista, contrario all’uso della violenza<, spiritoso, intelligente e magari un po’ grossolano, ma per difetto di nascita, di provenienza, non certo per inclinazione culturale.
Personalmente ammiro, incondizionatamente, tutti quei cineasti che, al di là del risultato artistico, decidono di prendere in mano una cinepresa per documentare la storia.
Quet’azione, ci direbbe André Bazin, è nobile in sé.
E non può, quindi, un’intenzione nobile, per sua natura faziosa, che documenta un qualcosa che altri hanno tentato di oscurare, diventare l’emblema di tutto quello che mi è capitato di leggere a proposito del film Fahrenheit 9/11.
Lascio, come appello ai bloggers, ed all’opera cinematotrafica in genere, come oggetto di meditazione, il pensiero di Michelangelo Antonioni sul mestiere di regista, nel giorno in cui ho, purtroppo, appreso di essermi rotto la retina (niente paura guarirò in una ventina di giorni e grazie all’aiuto di A.G. come ora dovrei continuare, purtroppo per voi, a postare):
Quella del regista è una professione molto particolare.
Il nostro sforzo è sempre teso ad assimilare nuovi codici visivi.
Terminata l’opera non abitiamo più nel film.
Siamo degli sfrattati, dei senzatetto esposti agli sguardi, ai sospsetti, all’ironia di tutti.
Senza potere raccontare a nesuno la nostra personale avventura che non è registrata nel film né nella sceneggiatura.
Un ricordo.
Ma uno strano ricordo.
Come di un presentimento di cui il film non è che una verifica parziale.
Il rendiconto completo è quello che la nostra coscienza fa quando il peregrinaggio riprende da un luogo all’altro per vedere, interrogare, fantasticare su cose sempre più sfuggenti. In vista del prossimo film.
Ma noi sappiamo che sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra più fedele alla realtà e sotto quest’altra un’altra ancora e di nuovo un’altra sotto quest’ultima, fino alla vera immagine di quella realtà assoluta, misteriosa, che nessuno vedrà mai“.
Concludo con il sogno che vorrei fare stanotte:
vorrei sognare di essere un irakeno, poi di essere un talebano, poi di essere un negro, poi di essere nato in tutti i posti dove in questo momento, mentre scrivo, è in atto un conflitto bellico.
E vorrei essere, in questo sogno, contemporaneamente, un bambino, un adulto, un vecchio.
E infine, finalmente, diventare un regista e girare un film magari sull’11 settembre 2001.
La sua è solo controinformazione ed è normale che descrive cose diverse da quelle che siamo abiyuati a sentire dai media deputati a tale ruolo ;-))
bhe, semplicemente non posso verificare con mano a tutto quanto descritto nel film e data l’entità delle accuse mi permetto di prender per buono solo parte di esse…
un po’ come in “bowling for columbine” anke lì, suppur condividendone il messaggio non riesco ad immaginarmi la situazione per filo e per segno come descritta da Moore
ciau
Si d’accordo akiro, però dimmi cos’è oro colato in tema d’informazione oggi. In Italia poi non ne parliamo. Se dici cose scomode ti fanno fuori dalla Rai…
grande, ottimo commento al film…
io ho visto il film, ne condivido lo scopo e non prendo per “oro colato” tutto quello che è detto.
ciao
Io sono abbastanza sicuro di volere sognare di essere un talebano (ho fatto anche sogni più brutti, soprattutto quando mangio i peperoni a cena). Aggiungo che sognare di essere un talebano mi aiuterebbe a capire meglio non solo il cinema di Moore, ma tutto ciò che spinge delle etnie ad agire in maniera integralista e, in alcuni casi, violenta. Talvolta il cinema c’aiuta a comopiere sogni diversi da quelli che faremmo.
Per Emanuela: al di là della diatriba con mipassaperlatesta (che non ho molto ben capito), credo che tu abbia centrato il vero obiettivo del mio post. A mio modo di vedere, Moore va difeso oltre i mertiti specifici del film Fahrenhiet 9/11. Ritengo ormai superfluo chiarirne le motivazioni, anche perché ognuno è libero di pensarla come vuole :D Grazie della visita, il tuo blog è fra qielli che apparezzo di più e che leggo spesso : D
Per Lizetta: grazie della visita. Toni Servillo l’ho visto più volte a teatro quando abitavo a Napoli. Per altro anche in “Rasoi” di Martone, di cui ho parlato in un post. Sicuramente la recitazione di Servillo è teatrale, mi incuriosisce vedere quella cinematografica. Da ultimo: è evidente che un napoletano non può esimersi dall’andare a vedere questo film, anche se la direzione artistica di Venezia 61 è stata fatta per incensare il ministro Urbani. Comunque Sorrentino è un giovane talento da verificare :D
:o))
emanuela! Perchè ho la sensazione di aver già letto il tuo commento? O___O :))
In ritardo, ma eccomi! Il tuo post ha il grande merito di far ricordare chi è veramente Moore aldilà dell’acrimonia che gli gira intorno, ma mi pare non entri nel merito del film vero e proprio, che mi è sembrato giustificatissimo da un punto di vista morale, ma imperfetto da quello cinematografico. Ciao
Post Senza Firma
Paco
Sei proprio sicuro di voler sognare di essere un talebano? :-))
Ciao! Sono un’appassionata di cinema che si diverte a navigare per blog cinefili come il tuo.
Mi raccomando, vai a vedere “Le conseguenze dell’amore”, unico film italiano presente a Cannes 2004.
Il regista è un promettente 34enne napoletano, Paolo Sorrentino che ha esordito nel 2001 con “L’uomo in piu'”
che riscosse molto successo al festival di Venezia.
Le recensioni sono ottime ed è superlativa anche l’interpretazione di Toni Servillo.
A presto e buon week-end!
ho rimesso la precedente, visto che ho trovato un gentil blogger che me la sta rifacendo da capo, eliminando anche cose che bloccano mozilla :P
Solo tu potevi copiare me che avevo copiato te :D
E’ evidente che il film aveva un’urgenza che giustifica ampiamente i limiti che, giustamente, metti in risalto.
il film è uguale al libro hey dude where is my country, però contiene un sacco di imprecisioni, che se nel libro sono …capibili, nel film no; mi piace moore, ma questo film documentario mi piace poco…è arruffone e soprattutto non mostra rispetto per nessuno..
ps ti piace la nuova grafica del mio blog? ;o)
A Salvatore dico: che evidentemente, nel caso di specie, data l’urgenza di distribuire il film nelle sale prima delle presidenziali americane, Moore si è trovato nella necessità di raccogliere il maggior numero possibile di contro-informazioni piuttosto che curare la bellezza del film. Se avesse avuto più tempo e meno problemi con la produzione, sono certo che saremmo di fronte ad un’altra opera.
Con Imaginaria sono, al solito, d’accordo su tutto. Specifico solo che nel post si fa riferimento a tutti i paesi che sono in guerra e, per altro, io sono già italiano e non ho bisopgno di sognralo.
Sono contento del ritorno di Bestio :D
Per Avag: sono d’accordo, ma tu, probabilmente, non ne hai bisogno :D
Per Psycoma: è corretto, il film è “Al di là delle nuvole” ed il personaggio “cornice” del regista è stato scritto da Wenders. Ma fu lo stesso Wenders, al momento della distribuzione del film, a decretare l’intera partenità dell’opera ad Antonioni, con il quale furono discusse, punto per punto, tutte le sequenze da montare e sulle quali fu Antonioni ad avre l’ultima parola.
Grazie a tutti :D
… credo che la tua citazione sia da “Al di là delle nuvole”… ma quel monologo è di Wenders… credo…
sicuramente non e’ perfetto, Fahrenheit 9/11, ma credo che i problemi di produzione siano pesati sull’intero film, in ogni caso un’opera che sa muovere dibattiti cosi’ viscerali va vista, fosse solo per mantenere il cervello in allenamento.
non l’ho ancora visto.
ma ci andarò, a vederlo.
..ah, son tornato.
:-)
Ciao Rob, Fahrenheit 9/11 è un documentario che riproduce moltissime testimonianze sulle azioni del governo Americano, sui suoi legami con il terrorismo, sulle sue decisioni di attuazione di una guerra e molto altro. Putroppo il taglio che ha dato a questo documentario a volte distrae dai contenuti; ci sono state alcune parti che ho trovato inutili però molte altre sono vera e propria controinformazione, e come ascoltiamo giornalmente l’informazione imposta dai mass media, detenuti dai politici, così dovremmo essere obbligati a vedere il film di Moore per avere un altro parere. Nel tuo sogno aggiungi pure di sognare di essere Italiano, perchè anche noi siamo in guerra. Ima
Potrebbe essere che, semplicemente Fahreneit 9/11 non sia un bel film? Perchè giustificare le scelte del regista non è mai la strada giusta da intraprendere: ci porta a far nostre anche proposizioni che magari sono errate. Moore, se ha voluto fare cinema, ha cannato di brutto. Se ha voluto fare proseliti…beh per quelli basta riempire uno schermo di immagini: noi in Italia lo sappiamo bene.
Saluti, Salvatore.
Non lo dirò + :D
geniale il titolo.
Ottima e condivisa la conclusione.
e non dire che non commento :))