ITALIA 2004
analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo
Progetti per il futuro:
“non dimenticare le conseguenze dell’amore”
In termini filmici si chiama “fantasma”.
E’ una sequenza posta all’inizio delle riprese che rievoca un luogo, un’atmosfera, una significanza che si rivelerà tale solo al termine del film.
Un esempio che, chissà perché, mi torna alla mente adesso, sono i luoghi su cui indugia la mdp all’inizio di “Ordinary People” di Robert Redford.
Non ci avevo fatto caso dapprima, eppure la lunga ed estenuante ripresa iniziale di un “tapiroulant” che conduce, con una lentezza esasperante, un uomo ed una valigia, in diagonale, dal fondo della scena fino alla completa “uscita di campo“, mentre scorrono i titoli di testa, è, in fondo, il senso della pellicola “Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino, nato a Napoli, classe 1970, ed autore di: soggetto, sceneggiatura e regia.
Unico film italiano in concorso a Cannes, la pellicola è stata accolta con significativi apprezzamenti sia di pubblico che di critica anche a “Venezia 61”.
I giudizi della stampa
Il film è piaciuto alla stampa italiana. Gli elogi vanno all’interpretazione di Toni Servillo. “Un film di rara perfezione” titola La Stampa e ancora: “Un film raro, di grande stile, veramente bello, senza facilità, nè forzature melodrammatiche, comunica emozioni profonde, immagini ammirevoli, e conferma la bravura assoluta del suo protagonista Toni Servillo”. Per la Repubblica Servillo è un grandioso interprete, quanto al film se “la prima parte è straordinaria”, la fascinazione va persa nella seconda. “Sorrentino a Cannes è nato un autore – scrive Il Giornale – E’ il migliore film in Concorso dai tempi di Nuovo cinema Paradiso“.
Quanto all’accoglienza tiepida dei critici stranieri è la conferma che “si aspettano solo il neorealismo o la commedia”. II Corriere della Sera titola “quasi ignorato il film italiano, non basta un grande Servillo a richiamare l’attenzione sul difficile Le conseguenze dell’amore“. L’articolo polemizza con le reazioni tiepide degli addetti ai lavori: “il film è scivolato via tra distrazione e indifferenza, un vero peccato per un’opera piena di sottigliezze e sapori, che ha per protagonista un attore straordinario come Toni Servillo, in uno dei suoi vertici interpretativi“.
Il Messaggero il film “conferma le qualità di Paolo Sorrentino, scoperto con il notevolissimo L’uomo in più. Una capacità fuori del comune nel modellare personaggi, caratteri, destini”. Per l’Unità si tratta di un film bello e raffinato e “giù il cappello per Toni Servillo e per Pisu: più bravi di così non si può”. Per il manifesto “questa commedia atroce sulla solitudine e disperazione delle brave persone, ha argute notazioni, lievi e surreali”. Infine Il Mattino ricorda che il film “ha già trovato un distributore francese, la Ocean”. (Stefano Stefanutto Rosa – news.cinecittà.com).
Le cose importanti per me
Ma la più grande garanzia, per me, oltre alle recensioni di Marquant e di Fringe e di tutti gli amici di Cineblogger Connection, è stata rappresentata dal fatto che il film fosse proiettato nella sala 2 del cinema Greenwich di Testaccio a Roma.
Dovremo pure un dì, perorare la causa della direzione artistica delle sale, ma non è ancora giunto il momento.
Oggi c’interessa parlare di più di questo film che ci ha letteralmente incantati.
Eventi ed esistenti di “Le consegienze dell’amore”
Gli esistenti di “Le conseguenze dell’amore” sono incentrati sul personaggio di Titta Di Girolamo, magistralmente interpretato dall’attore e regista teatrale Toni Servillo, letteralmente straordinario. Credo che solo un napoletano possa apprezzare l’ironica sorte che tocca a certi amici proprio in funzione del vezzo di certi soprannomi.
Sorrentino possiede l’alchemica arte di bilanciare esistenti grevi, pesanti, “senza fantasia”, con salti di leggerezza, cambi di passo scenici, musicali.
Sa utilizzare con maestria i dialoghi fatti di silenzio, di attesa, di affermazioni paradossali, sorprendenti, supponenti perfino, se è vero come è vero, che Titta riesce a sostenere che Nitto lo Riccio, riparatore di cavi aerei ENEL, il vicino di casa che il protagonista non vede da 20 anni, è il suo migliore amico.
Affermazione giustamente confutatagli dal fratello Valerio (Adriano Giannini), per la sua assurdità.
Un curiosità
Mentre tutto il cast ha vissuto, come i personaggi, nello stesso albergo del film, Adriano Giannini ha girato venendo da Roma, senza quasi provare con Servillo, proprio per dare veridicità al senso di disagio provato da entrambi i personaggi nell’incontro.
Esistenti principali del film
Titta TONI SERVILLO
Sofia OLIVIA MAGNANI
Valerio ADRIANO GIANNINI
Carlo RAFFAELE PISU
Isabella ANGELA GOODWIN
Direttore DIEGO RIBON
Nitto Lo Riccio VITTORIO DI PRIMA
Il film ci è parso, in certi momenti, addiruttura una piece teatrale, tanto curati erano i dialoghi, la progressione dell’impianto narrativo, le perfette motivazioni all’azione dei personaggi, quasi sempre difficilmente prevedibili.
Potremmo dire che Titta gioca con lo spettatore, e con gli altri personaggi, come lo stesso Servillo ha riconosciuto in un’intervista, un gioco da mattatore fatto di falsi movimenti (ha pur sempre recitato per Mario Martone in “Rasoi”), di clamorosi piccoli e grandi spiazzamenti, di colpi di scena che intrigano fino al paraossismo.
Nulla negli esistenti è, inoltre, affrontato banalmente.
Non lo è il tema della droga.
Non lo è il tema della criminalità organizzata, in cui è verosimile cogliere riferimenti a Sindona, a fatti di cornaca camuffati, ma anche tanto, tanto, tento genio creativo.
La domanda che ha arrovellato me e C. all’uscita dal cinema, è stata: “perché il titolo e perché la fine così drammatica”.
Ma poi, grazie al pessimo “vino della casa” dei ristoranti di Testaccio, la risposta non ha tardato ad arrivare.
Giusto è il riferimento alle conseguenze dell’amore, così drammatiche nella vita del protagonista e che si svelano nella battuta: “forse sedermi a questo bancone è stato l’atto più coraggioso e spericolato della mia vita”.
La narrazione in quella battuta ha già anticipato, ma lo spettatore non lo può ancora sapere, il tragico epilogo della trama.
Titta comprende, infatti, che può, grazie a questo slancio, finalmente, diventare l’artefice del suo destino.
E’ il punto di snodo del racconto.
Titta nell’attimo in cui accetta la seduzione del sentimento, dopo anni di vita solitaria di albergo, è libero di affrontare le metaforiche e definitive “conseguenze dell’amore”.
Liberarsi cioè dal giogo di “Cosa nostra” per concedere a Carlo, baro ad asso pigliatutto, ma spettacolare nel passato, il reimpossessarsi della sua vita fatta d’incanto, ed, a lui stesso, il riscatto di una cosa tanto “complicata”, come una “fine spettacolare”.
Ma è l’amore la chiave.
Quel qualcosa che nasce nella vita, più rigoroso della logica, più impetuoso della noia, più angosciante della mancanza di fantasia, più tossico della droga e più insonne dell’insonnia.
L’essenza stessa della vita e, dunque, della morte.
Il gioco di Titta è disarmante.
Lo è nella sua maniacale sincerità, sempre così border line con il bluff.
Divertente in alcuni passaggi, Titta regala suspance noire, neanche tanto cercata, ad ogni fotogramma, ad ogni battuta, ad ogni silenzio, ad ogni minimo cambiamento di espressione.
Se a Sorrentino piace Simenon … non gli si può fargliene una colpa.
Ciò che vediamo non è mai ciò che realmente è, la verità del personaggio Titta, così drammaturgicamente semplice, ci appare tale solo durante l’inquietante sequenza finale della colata di cemento, che, catarticamente, solleva ogni dubbio, convince sotto ogni punto di vista.
Che altro aggiungere, se non che con Paolo Sorrentino, leggete quì le sue impressioni sulla regia del film, il cinema italiano ha guadagnato un talento naturale, che fa semplicemente impallidire gli adulati Muccini, Virzì, Piccioni, Carlopresti, Mazzacurati.
Gli attori
Toni Servillo è da proporre per tutti i premi possibili ed immaginabili, italiani e non.
Raffaele Pisu sarebbe da riscoprire.
Olivia Magnani ha un nome impegnativo e dei bellissimi occhi, ed è da incoraggiare.
Le riprese
Le tecniche di ripresa sono cerebrali e, quindi, coerenti con l’ambientazione dell’impianto narrativo. Si è parlato di piani sequenza ma io rivaluterei le soggettive, i primi piani, i dettagli, e la scena della gru che si gira lentamente.
Fleshback impetuosi ed improvvisi, uniti ad una non sempre sequenziale concatenazione degli eventi, rendono arduo il processo d’infralettura narrativa, costringendo lo spettatore ad un continuo sforzo di concentrazione.
Le riprese sono state effettuate in parte a Napoli, in un hotel nei pressi della stazione, poi a Caserta, in un cementificio, in una cava della periferia e nel parcheggio sottostante la reggia vanvitelliana, poi a Treviso e si sono concluse in Svizzera.
Il film è prodotto dalla Fandango e Indigo Film (Domenico Procacci e Nicola Giuliano con Francesca Cima e Angelo Curti).
Un neo?
Movimenti di macchina, vere e proprie citazioni, messi lì un po’ così …
Un po’ troppa atmosfera teatrale, e per C. un’abbondanza di filmica argomentazione cerebrale a svantaggio di una più letteraria comunicazione sentimentale.
Ma questo è stato per noi il vero e stupefacente piacere del film, che archivieremmo come uno dei più belli del 2004.
finalmente l’ho visto. avevate davvero ragione tutti… mi ha stregato questo film. puro genio.
servillo, mostruosamente bravo.
le conseguenze… uno dei migliori film degli ultimi anni e servillo è grande grande grande! ciao e auguri, leo
Anche se prestato dal teatro Servillo è effettivamente un grande. Filme lei sarà presto linkato. Un saluto. Rob.
il più bel film italiano degli ultimi anni, servillo è un grande. ciao
Chiaricsco che la filmografia di Truffaut è vastissima ed io non conosceo le vostre inclinazioni.
A me piace il primissimo.
Ed ho anche scritto le ragioni.
Ma Truffaut è Truffaut sempre.
Sempre.
Sempre.
Lui diceva che l’importante era girare.
Girare capisci?
Buonanotte.
Non riesco a leggere tutta l analisi… riuscireste a mandarmela via mai?
perdona la mia ignoranza e dammi un consiglio: saprai sicuramente che oggi a roma inizia una rassegna di film di Truffaut, 5 euro a ingresso, 15 euro la tessera per 5 ingressi. Considerate le mie finanze… non proprio floride… quali film mi consigli di vedere assolutamente?
Secondo me questa frase ti si addice proprio.
Bentornata in questo blog.
Un saluto.
Rob
Progetti per il futuro:
“non dimenticare le conseguenze dell’amore”
Mi Hai Dato un’Idea. Ed il Film Prima o Poi Sarà Mio.
Rispondo ad asuka84langley.
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Hai perfettamente ragione su quanto hai affermato in merito al cinema Adriano.
Non ci andrei all’Adriano se non fosse vero quello che dici.
Ti dirò di più l’anno scorso, proprio al cinema Adriano, a dicembre, sono stato invitato da una serata ad inviti dove ci hanno fornito degli interessantissimi dati su come stanno evolvendo le scelte di acquisto del prodotto cinema.
E dove dopo abbiamo assistito al film “La macchia umana” con Nicole Kidman … e solo per questo saro’ eternamente riconoscente a quel cinema.
Gli elementi dello studio avvaloravano prorpio, peraltro, in parte, quelli che tu evidenzi.
Andrebbero aggiunti il numero di utenti single in aumento, quelli divorziati ecc.
Detto questo va detto però che resta un problema.
L’offerta cinema aumenta.
Ma, paradossalmente, ad esclusivo vantaggio dei grandi multisala.
A vantaggio cioè di chi può peremttersi il lusso di fare economie di scala.
Di chi può offrire contemporaneamente “stushyedhath” e, non lo so, “Le conseguenze dell’amore”?
Mentre i cinema di nicchia, di essé, vengono sempre più stritolati da questi colossi.
Io odio il business contrabbandato per cultura.
Mentre adoro il clima che si respira in sale indipendenti dove la scelta della direzione artistica è fatta con il cuore e non con la testa.
Guardando l’arte e non strizzando, comunque, sempre e solo, l’occhio al box office.
Dove c’è spazio per il sogno anche nelle parole che scambi con la cassiera.
Ma forse vaneggio, come Gaber, di una razza in estinzione.
Grazie della tua visita, l’importante è il confronto.
Un saluto Rob
leggo questo blog oggi per la prima volta, ma tornerò senz’altro! complimenti! però… in riferimento al post sul cinema adriano.. sarà che io per evitare le famose resse di cui parli evito accuratamente di andare al cinema di sera, meno che mai il sabato, ma non mi sembra che l’adriano abbia dei prezzi così esorbitanti.. il pomeriggio costa 5 euro come il 90%delle altre sale, la qualità audiovisiva è ottima e le poltrone sono comodissime.. il prezzo serale non lo so, ma dubito che costi più del warner village, che tra l’altro lo scorso anno non ha assolutamente aderito alla promozione del cinema a 3 euro (l’adriano invece si..)Io tendenzialmente amo le piccole salette con quattro persone… ma i megaschermi dell’adriano mi fanno impazzire!
Il link al mio blog è sbagliato punta al post su “Le conseguenze dell’amore”. Io in genere linko tutti e non ho problemi a linkare il tuo. Ti pregherei però di 2 cose.
La prima.
Il mio blog è cinemavistodame (tutto una parola), è così che è conosciuto tra i cineblogger ed è così che vorrei che fosse linkato.
La seconda.
Dammi solo qalche giorno di tempo e poi per il link al tuo blog non ci sarà alcun tipo di problema.
Benvenuto!!
Credo nel valore della community. Nel senso che più siamo meglio è;-))
Almeno secondome o meglio cinemasecondome ;-))
Ciao Rob
la tua recensione al film “le conseguenze dell’amore” si può nel complesso ritenere lodabile sia dal punto di vista dell’analiticità (altamente strutturata, complimenti) sia sotto la più “formale” – ma sempre imprtante – prospettiva della scorrevolezza e della piacevolezza di lettura!(è lunga, ma non appalla)
Il mio blog è stato da poco aperto e purtroppo non ho il tempo sufficente a farmi scrivere tanto come te, ma avrei piacere di avere anche una tua idea sul mio giovane sito, visitalo e fammi sapere! Se lo trovi promettente e ti va di linkarmi ne avrei molto piacere, io ti linkerò subito!!
Bye bye
Come hai ragione Rat.
O facciamo neorealsmo o altrimenti non veniamo apprezzati all’estero. Eh basta perfavore!!
Con tutto il rispetto per il neorealismo;-))
Bisognerebbe fare qualcosa di più, in effetti.
Sulla Magnani comprendo che hai apprezzato il mio senso estetico.
Mi ttenderei di più da cotanto cognome italico, però, prima di sperticarmi in ulteriori apprezzamenti fotografici, che lascerei allo stile più spergiudicato di atri blogger.
Fammi sapere comunque delle tue eventuali ricerche sul tema ;-))
procacci lo conosco di vista dai tempi in cui facevo la holden. sinceramente non mi pare una cima, però di intrallazzi strani ne ha sempre fatti… sul fatto che questo film non sia stato accolto favorevolmente all’estero stendiamo un velo pietoso: soprattutto sti stronzi di americani ci premiano soltanto se facciamo cagate melense tipo “nuovo cinema paradiso” o “la vita è bella” (seee come no…). riguardo alla scelta delle foto per questo post: noto che non ce n’è una senza la magnani… bravo! non è che riesci a trovarne anche un paio di lei in topless (o pure in déshabillée, se sei fortunato…)
Le critiche che vengono mosse a Sorrentino sono relative ai suoi rapporti con Procacci ed alle imrpobabili gestioni occulte di qeusti sull’opera dei registi della Fandango.
Che non tutto, secondo queste voci, peraltro mai documentate più di tanto, sarebbe, in questo film, “farina del suo sacco”, soprattutto se paragonato al primo.
Mi domando perché se Procacci o chi per lui avessro tanto talento dovrebbero rimanere nell’incognito. Io credo, invece, che bisogna ragionare con maggiore rispetto verso gli artisti.
Un film è sempre un’opera corale ed a me importa, alla fine, il risultato nel suo insieme.
Continuo a credere che “Le conseguenze dell’amore” è un film che mette in evidenza un talento.
E non solo nella regia, visto che Sorrentino continua a dichiarare che scrivere è la cosa che gli interessa di più.
Spero così di avere risposto sia a goljadkin ad omicu alias il Militate , entrambi sempre graditissimi ospiti del mio blog.
Il film non l’ho ancora visto e spero di rimediare presto perchè di Sorrentino ho amato molto la sua opera prima “L’uomo in più” sempre con un Servillo super…
Il militante
non è proprio tutto rose e fiori.
Grazie Kekkox!!
sempre bravissimo roberto!
Ti piace? A me si. Ho messo anche il mio ManifestoRoll come se fossero dei titoli di coda. In alto a destra, così solo chi è interessato può leggerlo…
ma hai messo una musichetta? non me n’ero ancora mai accorto. grazie!
Ma si mi accontento, mi accontento, l’anonimato è quella importante, le altre due … pure ma, sicuramente meno.
Ancora ben tornato e sfogati pure sul mio blog, quando ne hai voglia ;-))
1) vabbé, almeno le mie critiche non sono anonime (una su tre, accontentati…
2) guarda che qualsiasi avvocato, per definizione, ha venduto l’anima al diavolo. c’è anche nel giuramento al consiglio dell’ordine (giuro di non comportarmi mai onestamente ecc…)
Caro Rat,
sono davvero felice del tuo ritorno, la tua è una voce importante.
Accetto e do molto valore alle critiche, soprattutto quando sono:
– non anonime
– costruttive
– rispettose
Non avrei un blog aperto se non fosse così.
In bocca al lupo per la professione.
Fai attenzione a non farti plagiare come lui…
ciao amò. son tornato, aspettati critiche feroci prossimamente. per ora no, ora sono in pace con il mondo. non durerà, lo so…
festen1968 :)) grazie !! anche io leggo spesso il tuo blog.
Comunque lo so che lo pensi davvero ;-))
Un saluto.
Rob.
questo POST è un capolavoro
In effetti C. senza l’assenzio…
torquemada0 graie :) é un ecellente stimolo per continuare !
Grazie…Oramai divento un tuo lettore affezionato!
credo di venire a vedere i film con te per rileggerli poi nei tuoi post. A volte è come vederli senza sonoro e poi con il sonoro.
Altre volte è come dopo il secondo bicchiere di assenzio…ciao C.
Ma è una sequenza banalissima, scorrono i luoghi dove avverranno le vicende del film. Il fantasma può essere anche solo quello. La videointervista la sto montando e devo trovare un server per la condivisione ma ho già qualche idea:-))
stampo dal web e in orizzontale :))
In ogni caso non ricordo la scena di gente comune che citi… rinfrescami la memoria.
Io, come scrissi, l’ho trovato molto mamettiano (la casa dei giochi).
Attendo la video intervista a martone
Fringe
A me risulta che copiandolo in Word, levando le immagini, ed impostando la grandezza del fon a 10 le pagine sono 3,5 non 17 … non so come stampi tu?
Comunque grazie.
Un saluto.
Rob.
ciao,
ti volevo avvisare che ho stampato su carta (17 pagine) questo post e che lo leggo nell’ora di spacco. :)
grazie del link
Yes, we are agree.
Sorrentino mi è entrato nel sangue come un’inieizione di eroina…
Sono daccordissimo…anke io ne ho parlato un pò di tempo fà…sicuramente lo mette di diritto nei film + belli del 2004 (ke a dire la verità non sono stati tantissimi)…speriamo per questo 2 mesi ke restano (Wong Kar-Wai su tutti)…