Il Mirto d’oro di Poggio Mirteto
Sottotitolo: un premio ed un luogo sospesi tra favola e realtà
Capita che quando uno apre un blog la notizia si sparga incontrollata verso le persone che ti conoscono bene che parlano con altre persone che ti conoscono meno bene etc.
E’ così che succede.
Si scopre, grazie a queste ultime, che esiste un luogo che si chiama Poggio Mirteto dove si svolge una rassegna di cinema che ogni anno assegna dei premi al cinema italiano: "il Mirto d’oro".
E che questo luogo, pur essendo assai simile ad una favola, non è una favola ma è una realtà.
Mi ritrovo, di nuovo e chissà poi perché, a riflettere nell’intorno di questa affascinante separazione, giacché vivere, per una serata, l’illusione di una favola, nel momento stesso in cui si vive una realtà concreta, rende straordinariamente favolosa la realtà e altrettanto misteriosamente reale la favola.
Chi lo sa che non sia proprio questo, uno dei più importanti poteri alchemici del Cinema.
Capita allora, come è successo a me, che un collega molto attento, e siamo quasi nel campo della magia, sia all’interno dell’organizzazione della rassegna cinematografica che assegna i premi del "Mirto d’oro", che si tiene da 14 anni appunto a Poggio Mirteto, ridente cittadina, si dice così, in provincia di Rieti, ti telefoni e t’inviti alla serata della premiazione.
Capita quindi che mi sia ritrovato per una sera (proprio come in una favola) catapultato in un parter ricco di autentici autorevoli esponenti del gota del cinema italiano, in una serata, esattamente quella di sabato scorso, in cui sono intervenuti e sono stati premiati niente di meno che (e cito ahimè solo quelli di cui conservo memoria):
Arnolodo Foà (90 anni)
Carlo Verdone (che ne è il padrino artistico)
Carlo Lizzani
Vittorio Storaro
Ferzan Ozpetek
Alessandro D’Alatri
Paola Cortellesi
Eugenio Cappuccio
Paolo Genovese
Giovanni Veronesi
Mariano Rigillo
Fabrizio Gifuni
Moltissime attrici dei film della rassegna caratterizzate da due elementi chiari in comune:
giovanissime e bellissime.
Capita che la rassegna porti l’altisonante titolo "GRANDE CINEMA ITALIANO" e, credetemi visti i titoli dei film e visto il calibro degli invitati, a Poggio Mirteto non si scherza affatto.
Capita, inoltre, che ciascuno di questi invitati e premiati salga sul palco e racconti qualcosa di praticamente inedito.
Si scoprono così antiche collaborazioni tra Arnolodo Foà e Federico Fellini, che ne è stato doppiatore ma mai attore, uniti ad antichi livori legati proprio a questo fatto, che Alessandro D’Alatri, da me sollecitato a cena sulle carenze nella distribuzione del cinema italiano, mi abbia confidato che è sua intenzione aprire un ristorante a New York dove fare propaganda al Cinema Italiano.
Si viene a conoscenza che Vittorio Storaro ha pubblicato una trilogia relativa ai suoi 40 anni di studio sulla fotografia, che si aggiungono ai 9 che lo stesso ha svolto prima d’iniziare la professione.
Che si senta, da questi, parlare dell’arte della visione che attraversa, trasversalmente, tutte le arti (non solo quelle figurative, dalla pittura alla letteratura, dalla musica al teatro greco, ed anche, correttissima considerazione, peraltro, alla filosofia).
Che si sentano citare, a proposito della fotografia nel cinema, gli studi di Platone, di Heghel, di Caravaggio e della sua intraducibile e non ripetibile luce.
Insomma che aprire un blog ti possa fare vivere incontri ravvicinati del terzo tipo, come li definirebbe il regista del momento, è cosa che, sinceramente, non immaginavamo possibile fino a qualche mese fa.
Che ci fosse concessa l’opportunità di parlare a cena con attrici (giovani e bellissime, ripeto, ma anche intelligenti e per niente montate), con attori del calibro di Mariano Rigillo, che abbiamo letteralmente ammirato da giovani a teatro quando portavano sulle scene spettacoli del calibro di "Zingari" di Raffaele Viviani, o che potessimo discorrere dei problemi della distribuzione cinematografica con l’assessore alla cultura della Regione Lazio, Giulia Rodano, che ci è parsa persona seria e appassionata, sono cose che ci tenterebbero di aprire mille altri blog e non solo di cinema.
Ci è anche piaciuto molto ascoltare Fabrizio Gifuni dedicare il suo premio ai truccatori, figure professionali misconosciute ai più, ed ai premi, e che invece, quando mettono a disposizione dell’arte la loro competenza, lo fanno anche per 4 ore al giorno. Fabrizio è un bravo giovane attore che avevamo molto apprezzato nel film del 1999 "Un amore", del regista e sceneggiatore Gianluca Maria Tavarelli, dove, un po’, lo invidiammo quale amante della bella e brava (almeno in quel film), Lorenza Indovina.
A proposito della dell’importanza dei truccatori nel cinema, l’attore ha spiegato che ha trascorso molto più tempo a contatto con loro, che non sul set in occasione delle riprese del film TV su Alcide De Gasperi di Liliana Cavani.
Come non poter, inoltre, pubblicamente non ringraziare, e di cuore, il giovanissimo sindaco di Poggio Mirteto, Fabio Refrigeri, per la calorosa e straordinaria accoglienza riservataci.
E come non ricordare le preziose parole di un maestro come Carlo Lizzani, che ha pubblicamente invitato i giovani registi italiani ad unirsi, come fecero quelli del cartello del neorealismo in Italia, o come quelli della Nouvelle Vogue in Francia.
Come non citare l’azione ammirevole di:
Massimo Iaboni
Organizzatore di produzione, fonico di doppiaggio e di presa diretta. Inizia a lavorare a 14 anni per la Lux Film, poi è aiuto operatore, aiuto fonico e fonico di doppiaggio. Ha lavorato presso gli studi della NIS Film, dove ha collaborato alla registrazione sonora di La Strada (Federico Fellini); Senso (Luchino Visconti); Il Vangelo secondo Matteo (Pier Paolo Pasolini); La grande guerra (Mario Monicelli); Una vita difficile (Dino Risi). Inoltre ha collaborato con Nanni Loy alla presa diretta di Candid Camera, Cafè Express, Sistemo l’America e torno, Detenuto in attesa di giudizio; con Ettore Scola per Riusciranno i nostri eroi a ritrovare il loro amico scomparso in Africa?, Amore mio aiutami, Di che segno sei?, Il comune senso del pudore. In seguito ha lavorato con Alberto Bevilacqua, Antonio Pietrangeli, Giuliano Montaldo, Francesco Maselli, Francesco Rosi, Lina Wertmuller, Paolo e Vittorio Taviani. E’ stato premiato dal Consorzio Critici Cinematografici con la medaglia d’oro "Una vita per il cinema" per il contributo dato al mondo del cinema. Ha realizzato anche spot pubblicitari per Ford, Ferrero, Telecom, Renault. Collabora con l’università Cattolica del Cile come docente di Tecnica cinematografica. E’ presidente dell’AIACE Sabina ed organizzatore della Rassegna Grande Cinema, Cinema Italiano di Poggio Mirteto diretta da Carlo Verdone.
Vero e proprio deus ex machina dell’evento.
Credo che vada obbiettivamente riconosciuto che è grazie a lui se la frequentazione del premio è così sentitamente partecipata.
Mi è capitato, in passato, di avere la fortuna di essere invitato alla serata finale del Davide di Donatello, ma bisogna avere, anche, l’onestà intellettuale di riconoscere che l’aria che si è respirata, sabato sera, a Poggio Mirteto, non era quella altisonante di un festival, o di un premio di serie A, certo, con la puzza sotto al naso, dove giurie molto capziosamente selezionate, soppesano, tra mille bilancini, i riconoscimenti in una chiave che spesso tende a diluire i colori del merito artistico, mescolandoli con quelli, assai meno nobili, dei contraddittori e discutibili interessi sotterranei, di cui, tali premi, devono o vogliono, lascio a voi il giudizio, tenere conto.
Al contrario nel suo casereccio modo di porsi (i premiati ritiravano sia la scultura d’oro del Mirto, sia una borsa piena di cibarie della Sabina tipo olio, marmellate …), questo luogo magico ci ha aiutato a comprendere che nell’universalmente piccolo (arrivo a citare sant’Agostino), esistono tutti gli elementi per decifrare l’universalmente grande.
Ed ecco che, allora, si svela in tutta la sua arcana semplicità, la vera ricchezza di Poggio Mirteto e del suo Mirto d’oro.
Un nettare artistico ed intellettuale filtrato in un comune sentire fatto d’impegno, di passione, di vero e proprio amore per il cinema, che è riuscito a commuovermi.
Si avvertiva, ad esempio, che un Carlo Lizzani avvertiva la necessità e l’uregenza di esserci, e di testimoniare con grande forza, il suo pensiero. Perché sapeva che chi era lì sabato sera, avrebbe, veramente, colto il senso più profondo di quella testimonianza, magari questa è solo un’illazione eppure così ci piace pensare.
Ad ogni modo credetemi ragazzi serate come quelle di sabato ti rimettono al mondo.
Sono come dei gigli in un deserto e aiutano a farti capire che, infondo basterebbe, veramente, così poco.
Mi piace concludere sia con un ultimo ringraziamento al collega, che per il momento non cito per evidenti motivi di privacy, e con l’auspicio che iniziative come quelle di Poggio Mirteto, di cui l’Italia è piena, si moltiplichino e diventino assai più conosciute e che grazie alla loro eco pura, ridiano forza, slancio, attenzioni ed anche risorse economiche (why not?), ad un settore, come quello dello sviluppo della cultura, e dell’arte cinematografica, che possono svolgere seriamente, in un momento così forte di apparrente smarrimento, un ruolo di riferimento chiaro per un rinascimento della cultura della pace, dell’integrazione razziale, della riscoperta di una morale diversa e, perché no, della bellezza.
Sicuramente il Cinema quando è usato con maestria, con arte e con consapevolezza cosciente del mezzo, riesce ad essere anche e forse soprattutto tutto ciò. Ed è per questo che, sabato sera, siamo stati così in sintonia con questo luogo.
leggerò la tua risposta, rukert.
anche io gradisco sempre le tue :)
dopo aver riletto posso manifestare un pochetto di benevola invidia? :)
(OT: tra parentesi sul mio post ho dato una risposta generale che spero risponda anche alle tue sempre gradite osservazioni)
Ciao
se vuoi li metto ma Oscar Wilde e quello che dice sull’assenzio non l’hai certo inventato tu … non sai quanti mi copiano la mia gif dell’omino con la x che cade sul cervello …
la tua riflessione è riferita al cinema, ma potrebbe anche essere riferita a tante altre cose :P
ps ma i credits per la citazione di wilde rubata impunemente da me dove sono? ahaahahah scherzo :P
Va bene, non mancherò;-))
Benventua verderame su questo blog;-))
beh, qui si riparla dei sessanta racconti di Buzzati.
Li leggerò, ma tu, promettimi di leggere “Ritratto dell’autore da cucciolo” di Dylan Thomas.
Va bene?
:)
ciao
verderame
… avevo capito che stavi una settimana per i fatti tuoi …
un libro?
un film?
una fuga?
Un saluto.
Rob
Non sono ancora in vacanza.Magari con la testa e basta!:)
..Passo il fine settimana tra il divano,il balcone, il giardino, un te freddo al limone, il divano, il balcone…etc.:)
Un abbraccio.
Mia.
io bene Mia, grazie, e tu come va la vancanza?
Un saluto.
Rob.
Ops.
L’anonima ero io.
Mia.:)
Grazie Fringe.
Mi saprai dire sul racconto che ti ho segnalato. ;))
Robe’…
Guarda che mi sono comprato i sessanta racconti di buzzati. Tu sai il perche’ ;).
Bel post, come tutti gli altri, d’altronde.
Fringe
bene e tu?
Ma soprattutto chi sei?
Come stai?:)
sai com’è rukert, ogni tanto ne imborcchiamo qualcuna ;-))
Un saluto.
Rob.
carissimo solo un saluto veloce perché veloce è stata la lettura dato che ancora affogo nel lavoro, ma mi riprometto di rileggerti con calma non appena troverò il respiro per farlo con la dovuta attenzione. Per ora mi sembra di aver capito che il tuo blog ha dato dei frutti non indifferenti sia culturali che sociali, insomma che dire … chapeau. Ciao :)
In realtà è una particolare della mia vita …
Ben venuta Mia …
..e capita anche che mentre leggo..venga distratta da una gif che intitola “in relazione all’uso del mio cervello”..è li che mi perdo..è li che mi ritrovo.
Come in un particolare di un film.
Mia.
Si eeffetivamente è una cosa del genere ;-))
Bello, è stato piacevole leggere questo post. Ho vissuto qualcosa di simile con personaggi meno noti in altri luoghi. Discutere di cinema, di tecnica, di distribuzione, di sogni e di progetti è come rinascere ogni volta. :-)