In realtà ho gia accennato, circa 51 giorni fa, su questo blog, del fatto che Nanni Moretti stesse girando un film su di un noto personaggio politico italiano.
Il titolo “il Caimano” non dovrebbe lasciare adito a dubbi circa il riferimento reale.
Ma in verità ciò che, in questa domenica di agosto, mi spinge a scrivere su questo argomento sono 2 riferimenti precisi.
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La scoperta del motore di ricerca: Technocrati Search un motore che ha rimandato, su questo blog, degli accessi legati ad una ricerca impostata proprio sul film, potete leggere i risultati qui.
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La scoperta grazie a questa ricerca di una bella e lunga interivsta di Nanni a l’Espresso, che è invece cliccabile qui.
Ora ho notato che, aldilà di quelli che potranno essere i contenuti artistico – politico – morali dell’opera di Moretti, la discussione nei blog che hanno postato sul tema, è piuttosto riferita ad opportunità, meramente scaramantiche, di proiettare, nell’intorno di marzo del 2006, ad un mese cioè dalle elezioni politiche in italia, un film di Nanni Moretti con tali obiettivi specifici.
Insomma si sosterrebbe che la cosa potrebbe portare sfiga, c’è di che riflettere, non vi pare …
Ultima cuiriosità è il fatto che, per la pirma volta, il bel Nanni non sarebbe, anzi non sarà il protagonista del film, delgando tale responsabilità all’evergreen Silvio Orlando.
La mia personale opinione è che il cinema (e soprattutto quello italiano) non possa eludere la politica, in quanto se mai il nostro cinema ha conosciuto pagine edificanti, è quando ha preso nettamente posizione contro certi fatti, (giacchè, come ho già detto il cinema documentaristico è necessariamente schierato dalla parte delle verità meno conosciute), nel momento in cui quei certi fatti accadevano.
Insomma ci troveremmo difronte ad un caso simile alla battaglia tra Micheal Moore e George Bush.
Secondo voi chi vincerà, o, volendo seguire l’ondata pessimistica, chi perderà?
P.S. Segnalo a titolo di curiosità che oggi 18 agosto 2005 questo post è segnalato su Libero Blog nella sezione spettcoli, … grazie ;-))
Oh finalmente una posizione chiara.
Finalmente uno che s’incazza.
Ognuono ha il diritto alle proprie idee.
Non voglio fare il difensore d’ufficio di Nanni, ma tu credi veramente che Mario Martone non abbia un ruolo politico, come lo hanno Sorrentino e probabilmente la Archibugi?
Credi davvero che in Italia riesci a produrre un film ed a distribuirlo senza scendere a patti con i politici?
Se lo credi sei ancora più illuso di me.
Non c’entra l’appartenenza a questo o a quel quartiere di Roma, altrimenti scadiamo anche noi nel classismo borghese della peggiore risma.
Che ci sia un’intelligenza risibile in questo momento in Italia è sotto gli occhi di tutti.
Siamo un paese da sempre schiavo degli equlibri politici che DOBBIAMO alla causa della democrazia, per la nostra posizione geografica. Che ci piacca o che non ci piaccia.
Siamo diventati, anche economicamente ormai, una provincia remota di un impero e non ci è concessa molta libertà.
Si certo, l’abbiamo in apparenza, ma credi che se ci fosse stato un governo di centro sinistra ci saremmo potuti evitare l’invio delle nostre truppe in Iraq?
Per non parlare del potere che in questo paese ha il Vaticano, attraverso l’Opus Dei, altrimenti come spiegare le esternazioni del papa sui crocefissi.
Io trovo, in verità, inquietante il potere che, in questo scenario, ha conquistato la Lega.
Questi sono i veri problemi del belpaese e non i Nanni Moretti che tentano, almeno, di fare un po’ di luce sui misteri di questo paese.
Poi se vogliamo entrare in un discorso artistico la cosa cambia.
Perché il cinema itliano non ha coraggio e quindi non ha soldi e quindi non può produrre talenti.
E’ un fatto di sistema.
Ho appena completato un corso di ripresa digitale e continuo a farmi un’idea sempre più sconfortante.
Quanto a chi dovremmo contrastare non credo che siano i registi che tu dici, quanto un’eccessiva sperequazione nella distribuzione a favore del cinema made in USA, il quale viene qui anche a costruire megamultisala (i Warner Bross Village). Appena uscito Batman Begins era in più di 40 sale a Roma (e poi si aveva il coraggio di scrivere che era primo al box office …)
Nanni artisticamente … bah … sicuramente non è il personaggio isterico e viziato che tu descrivi da almeno 3 film … ed il suo progetto sul Caimano andrebbe visto con interesse, non sono molte le voci che si alzano contro certa gente ultimamanete, ci hai fatto caso?
Un saluto.
Rob.
Roberto: tu stesso sei molto più “ferrato” di me… le denunce dei vari Sorrentino e Martone, per non parlare dell’Archibugi… ecco quello è il cinema che potrà contrastare i vari Kim ki duk e Wong KAr Wai (spero di averli scritti a dovere)… il nanni viziato ed isterico si vede come un film di woody allen, interessante ma patetico! Per quel che mi riguarda lo cito anche spesso… (vengo? Non vengo… ma se vengo è rimango in disparte…) un pochino come le fasi nichiliste di Woody A. (non è un caso che in questo blog gli anonimi vengono rinominati in automatico Leonard Zelig), ed allora viva la lucida follia di un Roger Dodger, patetico e folle, non è per i girotondi che Moretti è un perdente, il male viene dai Parioli ed è endemico a quel tipo di cultura neo-radicale.
(cut & paste dal mio blog)
Non so se Moretti sia un mirabile perdente in verità. Credo sia più l’espressione, comunque deteriore, dei compromessi cui si deve giungere nel belpaese, come lo chiami tu, per fare cinema. E’ questa la cosa veramente triste. Che un Moretti diventi famoso non per il cinema, ma per le marchette che con il cinema e per fare il cinema è costretto a fare con la politica.
C’è di che non stare allegri, su questo hai ragione, ma al momento, non vedo valide alternative, almeno Nanni prova a fare con il cinema, quello che altri dovrebbero fare con la politica. Per esempio affrontare il conflitto d’interessi.
E’ facile etichettare tutto questo come “perdente” ma io credo, invece, che se in Italia ci fossero più Nanni Moretti e meno Berlusconi, le cose potrebbero andare meglio.
Oh, magari mi sbaglio.
Un saluto.
Rob.
Una battagia fra mirabili perdenti… è questo che porta tanta notorietà nel bel paese, far finta di non aver mai perso. (ma questa è quasi sociologia).