Mary di Abel Ferrara
analisi di eventi ed esistenti
I misteri della fede di Abel e le tre dimensioni del racconto
Mary
Titolo originale: | Mary |
Nazione: | Italia, U.S.A. |
Anno: | 2005 |
Genere: | Drammatico |
Durata: | 83′ |
Regia: | Abel Ferrara |
Sito ufficiale: | |
Cast: | Juliette Binoche, Matthew Modine, Forest Whitaker, Kate Conner, Marion Cotillard, Ettore D’Alessandro, Stefania Rocca |
Produzione: | Roberto De Nigris, Thierry Klemniuk, Fernando Sulichin |
Distribuzione: | Mikado |
Mary di Abel Ferrara non è uno di quei film che vai a vedere così per distrarti una sera. E’ un film che ha un tema di quelli tosti. Di quelli che dividono, che fanno discutere, che implicano la cura nel cogliere i riferimenti cinefili e non dell’opera.
Ma è questo il cinema signori, null’altro che questo.
E quando abbiamo la fortuna d’incontrarlo possiamo certamente ricavarne una dose di accrescimento, intellettuale, ma, nel caso di specie, anche religioso e spirituale.
Ma, come mi piace dire, andiamo con ordine.
Allora il film giuoca l’intereccio narrativo su almeno tre piani.
1) Dimensione metalinguistica
Uno dei piani è un classico del cinema, una dimensione metalinguistica nella quale Abel narra il film nel film, il cinema nel cinema. Non è solo una sottolineatura stilistica, al contrario, è piuttosto, a parere mio, un preciso modo di affrontare il tema del cinema religioso con chiarezza d’intenti.
Nel caso di specie il film nel film è "This is my blood" diretto dal regista americano Tony Childress (Matthew Modine) ed interpretato dall’attrice europea Marie Palesi (Juliette Binoche – bravissima), nella parte di Maria Maddalena, e girato interamente (le sequenze mostrate) in terra santa. Gli eventi di questo film nel film, recuperano una visione apostolica di Maddalena tratta dai vangeli gnostici di Hag Hammadi, che la contrappongono a quella di prostituta redenta del vangelo cristiano cattolico, visione da sempre non accreditata dalla Chiesa cattolica, che non riconosce alle donne alcun potere divinatorio o di verbo incarnato.
2) Dimnensione soggettiva di Ferrara
Il secondo piano del racconto e degli eventi è quello più soggettivo e personale, a nostro modo di vedere, del regista, che in questa dimensione crea una complessa opera di parallelismo, in una sorta di narrazione ellittica e frammentata, tra la riscrittura della vicenda storica di Maria di Magdala ed il racconto delle storie contemporanee di Tony, Marie e Ted Younger (Forest Whitaker), l’anchor man afroamericano di una serie di trasmissioni televisive sulla vera storia di Gesù.
Qui il media televisivo è sapientemente utilizzato per farci riflettere sul ruolo assolutamente mistificante e contraddittorio della televisione nella nostra società. Ferrara giuoca con il potere divinatorio del media ed il talk show condotto da Younger, che, proprio durante la conduzione degli special su Cristo, più svela ai suoi telespettatori presunte verità e più entra in crisi mistica personale.
3) Dimensione d’ibridazione tra genere finction e genere documentaristico
In questa componente dell’opera di Ferrara, ed è questa la terza dimensione della narrazione – che definirei quella di un’ambigua ibridazione tra il genere finction (doppio addirittura nel caso di specie: quello della televisione e quello, assai sofisticato, del narrare tramite tale punto di vista il film nel film, quasi come in un giuoco di matrioske russe), e genere documentaristico a cui il regista – tanto subdolamente, quanto chiaramente – si rifà attraverso l’insinuarsi nella fiction degli interventi di teologi revisionisti come Amos Luzzatto, Jean-Yves Leloup ed Elaine Pagels, dalla cui viva voce Abel tenta di fornire fondamento teorico e valore scientifico alle questioni religiose sollevate dal film.
Abel Ferrara vs. Mel Gibson
E’ forse anche sul significato di questo straordinario ritrovamento che Ferrara è partito nella costruzione degli eventi e degli esistenti. Quelli, cioè, narrati all’interno di "This is my blood" con il quale il regista, attraverso il film nel film, sembra chiaramente opporsi alla visione più ortodossa dell’opera di Mel Gibson "La passione di Cristo" (2004), citata, quasi con derisione, nel film.
La divergenza più grande tra le due opere è da riscontrare proprio nella differente posizione sia delle donne in generale, che di Maria Maddalena in particolare, che nel film di Ferrara, appunto, appare ricoprire un ruolo primario tra gli apostoli di Cristo, ruolo assolutamente non confermato nell’opera di Mel Gibson. Né mai accordatole, mi ripeto, dalla Chiesa cattolica. Sarebbe interessante conoscere la posizione del Vaticano in tal senso.
Il mio punto di vista
Cosa dire di questa miscellanea di linguaggi.
Che Ferrara non risolve, a mio avviso, ed è questa forse la lacuna più grande dell’impianto narrativo, la questione dei due volti di Maria di Magdala. Quello esclusivamente da ricondurre alla visione cattolica ortodossa della Maddalena, di peccattrice redenta da Gesù, e quello di apostolo tra gli apostoli dei vangeli apocrifi ritrovati solo negli anni ’40, che la Chiesa cattolica ortodossa non solo non riconosce, ma che addirittura considera eretici, fino al punto di averne in passato ordinato la distruzione.
Non si arriva, cioè, alla ricongiunzione dei due volti così come, invece, aveva azzardato Jan Luc Godard nella celeberrima scena di Je vous salue, Marie (1982), nella quale Maria, con una passata di rossetto sulla bocca, ricomponeva, in un unico, quasi esotericamente, la peccatrice e la santa. Ah De Andrè dove sei?
Abel Ferrara si è aggiudicato, secondo noi giustamente, il Premio Speciale della Giuria alla sessantaduesima Mostra del cinema di Venezia, in occasione della quale ha spiegato il personaggio di Maria Maddalena come una sorta di capostipite dell’archetipo di donna femminista.
Gli eventi del film, a guardare bene, giuocano spesso sull’ambivalenza dei valori a cui s’ispira il tema religioso, ed alla difficoltà degli esistenti di trovare una catalogazione definitiva ed univoca. A cosa alludono le parole finali "non lo sapevo non lo sapevo" di Younger, se non ad una Fede che non è un dono perenne, ma che deve essere costantemente e vigilmente cercata dentro di noi (altro strappo all’ortodossia cattolica).
L’attrice Marie Palesi – Juliette Binoche, rimane, infatti, prigioniera del personaggio di Maria Maddalena, e solo cercando in tale direzione che potrà tentere di rivivre l’esperienza gnostica della visione apostolica della Maria Maddalena.
Qui le sottolineature formali tra questo aspetto della realtà mistica di tale esistente, con la vita dell’anchor man e di sua moglie, rivelano tutto il tormento interiore e le ripetitive ossessioni di Ferrara.
Il senso del peccato e della redenzione, ad esempio, che toccherà proprio Younger, in una girandola di epifanie e di crepuscoli, nella quale una delle vie, che il regista sembra indicarci, è quella dell’amore.
Specifico filmico
Dal punto di vista registico il film è straordinario proprio per le sttolineature di stacco tra le tre diverse dimensioni del piano della narrazione.
La New York notturna, opprimente ma molto evocativa, nella quale si aggira l’esistente Younger (un Forest Whitaker forse non al top nel personaggio), l’anchor man afroamericano, la terra santa del film nel film, con le sue inquadrature mistiche, e le ambientazioni e lo stile recitativo della Binoche nella peregrinazione dell’attrice europea Marie Palesi.
Un film che ha molto a che fare con la tormentate ricerche religiose di molti registi dopo l’11 settembre, forse lo stesso Lars von Trier (ad esempio ne "Le onde del destino", in una visione anticipatoria di tali temi, non ne è esente), che secondo Juliette Binoche ha cambiato, defintivamente, il modo di fare cinema (basti pensare che prima delle riprese, Ferrara aveva cercato per ben 5 anni i finanziamenti per un film religioso), e di sentire, per chi lo fa, un accresciuto senso di responsabilità.
C’è da crederle … nei titoli di coda ho letto di una figura professionale di cui ignoravo l’esistenza: il dialogue coach utilizzato sul set proprio da lei.
Una buona risorsa in rete sul film è qui.
Hag Hammandi – Mel Gibson – Mary di Abel Ferrara – La passione di Cristo – Matthew Modine – Juliette Binoche
Lars von Trier – Breaking the Waves
adoro abel ferrara
the addiction…l’unico film visto fino ad ora che mi ha portato a guardarmi dentro e avere voglia di affidarmi di nuovo a Dio.
cattivo tenente stupendo.
Mary l’ho apprezzato di meno ma è cmq un capolavoro paragonato alla freddezza della “passione di cristo” (dove da salvare è solo la figura del demonio)
@ilrene … grazie a te per le belle cose che mi dici ;-)
Rob.
finalmente … una voce analitica e competente che si nutre di questo film.
Io ne ho solo sentito parlare a casaccio … l’ho visto e ho dovuo metabolizzarlo in almeno 4-5 giorni. Bravo ad Abel Ferrara che mi ha fatta uscire piena da un cinema e a te per l’analisi impeccabile e per il blog che rievoca film (ed emozioni annesse) di altezze irraggiungibili
Grazie rukert dei tuoi commenti sempre molto arricchenti.
E di aver chiuso il tag.
Rob.
chiudo il tag :)
La prima dimensione (metalinguistica) è sicuramente quella che mi intriga maggiormente. Mi incuriosisce molto l’idea del film nel film. Non che le altre non siano interessanti, infatti una riflessione sul ruolo assolutamente mistificante e contraddittorio della televisione nella nostra società mi fa pensare a Karl Popper quando parlava della tv come cattiva maestra… Sulla derisione di Gibson mi sento di solidarizzare con Ferrara ritenendo che il miglior Gibson regista sia quello della parodia offerta dai Simpsons … Sul tuo punto di vista mi piace soffermarmi sull’interrogativo che poni de andrè dove sei… sul tema peccato/santità c’è ancora dato che ha detto molto, ma ancor di più ha detto su santità/umanità e chissà perché mi è venuto in mente Jacopone da todi ;)
Sul resto attendo di vedere questo film (se ne avrò occasione… ahi nelle sale imperversa Harry Potter… ho i miei non infondati dubbi) :)
Ciao
@ ila !!! ;-)
@ minstrel Pasolini arricchisce ad ogni età ;-)
Rob.
E sì.. proprio una dura realtà (scusa il doppio senso) ^__^
Cmq io continuerò a perseverare :)
ila
Fondamentale è perseverare! Rob hai assolutamente ragione! Riguardo a Salò farebbe bene vederlo a 18/20 anni! Raffredda gli animi e gli ormoni, scandalizza (e a 18 anni pare impossibile), appassiona, apre la mente!
Poi certo… se si preferisce lo stadio…
;-)
Mai quanto te Ila :) Comunque alla vostra età gli ormoni sono una realtà … ma tu persevera nella passione per il cinema.
:-*
Rob.
ICHI THE KILLER?? stai scherzando! è troppo, davvero troppo sangue, si supera il litro ^__^ per gli altri bhè..forse..cmq quelli che suggerite voi sono per “ormoni impegnati” i loro sono ormoni da film porno..
Rob sei carinissimo :-*
ila
@ Ila ti nomino angelo custode del mio blog ;-))
@ minstrel mi semba una buona mediazione tra ormoni … ed arte;-P
@ gulliveriana il tuo post era molto bello e ben arrivata qui. :)
Rob.
Non ho visto il film, ma dopo aver letto il tuo post farò in modo di guardarlo.
Complimenti anche per il tuo blog, davvero molto interessante. E poi il nero ci sta molto bene!!!
OT
anche se non ho ancora risposto ai commenti, ti dico subito che mi è piaciuta la tua lettura sulle due canzoni di tenco e ciampi. Sono d’accordo con te che il senso di colpa è più marcato in tenco.
Che ne dici allora di comprare il DVD di ICHI THE KILLER di Takashi Miike e farglielo vedere?
Perdesti di certo amici tanto insensibili, ma tu acquisteresti una nuova prospettiva del cinema estremo.
In caso non piacciano i giapponesi e non ti ascoltano, vai su “SALO’ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA” del grande Pierpaolo. Moltissimi nudi, scene cruenti e sublimi. Roba da menti malate, come l’arte DA SEMPRE impone!
CIAO!
Rigorosamente OT: Dici come i miei amici di Broken Flowers..si sono addormentati dopo 20 min di film e all’uscita mi è stato impedito per sempre di scegliere il film da vedere
:( . Se non c’è almeno un litro di sangue che schizza da tutte le parti e una supermegafiga per loro mica è cinema! poverini, sono maschi in preda agli ormoni.. bisogna pur capirli ^___^ cmq io ho apprezzato, non a caso ho aggiunto una track nella ormai leggendaria radio.blog..
P.s: controlla la radio, There is an end è magicamente comparsa.. Miracoli?.. ^_^
Ila
@ Ila no non demoralizziamoci ^_____^
@ Fulvia no non dico questo dico solo che quello che piace a me è un cinema un po’ particolare ;-P
E adesso ferie fino a lunedì.
:P me lo cerco, va
Sapessi a me.. ma non demoralizziamoci ^_____^
ila
mi dispiace.
Rob.
OT: A Livorno ci sono belle cose ma se non hai un età da pensione la vita è parecchio noiosa, parecchio..
ila
No non te lo dico perché a me piacciono film un po’ particolari.
cerco di evitare certi film a tema religioso etc…ma se te mi dici che è da vedere prendo nota
Grazie a te e complimenti per il tuo blog.
Un saluto.
Rob.
Post splendido, soprattutto dopo alcune voci contradditorie che ho sentito su questo film. A molti non è piaciuto. Bah, la poetica di Ferrara io la trovo divina! eheheh scusa il gioco di parole ;-) soprattutto nel suo duetto più alto: “addiction” e “the funeral”!
Piuttosto il tuo parallelo con la passione di Gibson è di enorme interesse, soprattutto per me che quel film l’ha LETTERALMENTE ODIATO per la freddezza usata, per lo stupido tam-tam pubblicitario, per l’assoluta assenza di vero fervore, per l’incredibile asetticità del linguaggio utilizzato.
Mel, ripassati il cinema con due o tre lezioni da Pasolini, poi ci risentiamo!
Grazie Rob, appena ho la possibilità di visionarlo, dirò la mia!
A presto
Yours
MAURO
Ma grazie a te.
Rob
… grazie di questa segnalazione, lo terrò d’occhio… Un abbraccio Mapi :)
Peccato è un bel film, ieri è uscito Broken Flowers il nuovo film del resgista indipendente Jim Jamrmush.
Quello c’è? Ma perché dove vivi?
Rob
ehm.. non l’ho ancora visto. Nelle sale della mia città è stato pochissimo, anzi credo che neppure sia passato!
Buona giornata
ila