Analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo
Il cielo sopra Palermo – Io, purtroppo, vedo – di Roberto Bernabò
In un altro paese
Regia: Marco Turco
Sceneggiatura: Alexander Stille, Marco Turco, Vania Del Borgo
Fotografia: Enzo Carpineta, Franco Lecca
Montaggio: Luca Gazzolo
Anno: 2005
Nazione: Italia
Distribuzione: Fandango
Durata: 92 min
Data uscita in Italia: 10 febbraio 2006
Genere: documentario
Voce che doppia Alexander Stille: Fabrizio Gifuni
Sinossi: Tratto dal libro di Alexander Stille “Cadaveri Eccellenti” (“Illustrious Corpses”). Il rapporto fra la mafia siciliana e lo Stato italiano negli anni della prima repubblica. Il film è incentrato sulla storia del maxi-processo di Palermo e dei due magistrati che lo hanno reso possibile, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E’ la storia di una clamorosa vittoria nella lotta contro la mafia, la storia del più grande processo anti-mafia mai celebrato. Ma è anche la storia di una lenta, inesorabile morte.
§§§
Che cosa potrebbe mai legare un regista tedesco come Wim Wenders ad un regista italiano, di chiara estrazione documentaristica, come Marco Turco, vi starete già chiedendo, dopo aver letto il mio sottotitolo.
Sembra una equazione impossibile, un calcolo improbabile, eppure.
Eppure esiste un nesso, a mio modesto modo di vedere.
Wenders utilizzò Peter Falk come attore di uno dei suoi esistenti nel film “Il cielo sopra Berlino“, lo fece perché, nel suo personaggio più celebre, questo attore impersonava il “Tenente Colombo“.
E che cosa muove all’azione il “Tenente Colombo“?
Semplice. La ricerca della verità.
Dunque è questa l’intima essenza del cinema documentaristico.
Non già uno schieramento politico, non già un tornaconto ideologico, ma – come l’esistente terreno di Wenders, che diventa modello per gli angeli – la semplice e pura ricerca di un senso delle cose.
Eh già, perché come ho già scritto in questo blog, gli accadimenti della storia potrebbero non averlo.
La storia non esiste.
Esistono, invece, fatti, eventi, omicidi, morti cruente, scomparse, battaglie, lotte intestine. Ma a chi sta comprendere il nesso tra tutte queste cose?
Chi da un senso, ed una prospettiva, alla storia, sono gli storici. Ma, ancora più degli storici, i documentaristi.
Ma perché?
Perché esiste, nell’atto della visione, un potere divinatorio, rivelatorio estremo.
“Beati coloro che crederanno e non vedranno” diceva Gesù, riconoscendo, implicitamente, nell’atto del prendere visione, un’enorme facilitazione a quello della fede.
Perché credere, dopo aver visto, è questione assai più semplice.
Ed ecco perché sono portato a titolare il commento a questo film Io, purtroppo, vedo.
§§§
Perché, vi assicuro, che vorrei tanto non aver visto il film di Marco Turco, classe 1960: In un altro paese
Vorrei tanto che non ci fossero registi come lui, che avvertono un’urgenza così impellente di documentare di fatti che definire inquietanti è un eufemismo nella piena accezione del termine.
Vorrei tanto che non ci fossero stati in questo paese Cadaveri eccellenti come quelli documentati da Alexander Stille, il giornalista americano autore del libro omonimo che narra, attraverso le vicende di Giovanni Falcone e di Paolo Bosellino, 30 anni, e forse più, di storia della Mafia in Italia.
Vorrei tanto non avere compreso tutti i sordidi legami tra le associazioni di stampo mafioso in Italia e queste morti, la gestione della cosa pubblica in Sicilia, le finte azioni dei governi italiani per contrastare questi poteri che non so più, a questo punto, quanto definire occulti.
Vorrei tanto che il sacrificio estremo di due magistrati italiani, non fosse vilipeso da scelte che limitano i poteri della magistratura. Che combattono su un piano fintamente ideologico uno dei poteri che assicura la democrazia nel nostro paese.
Vorrei tanto che non ci fossero pressioni sulle indagini, che non ci fossero distruzioni di modelli organizzativi della magistratura che aveva cercato di contrastare certi poteri.
Vorrei tanto, come ho appreso stasera a cena da un siciliano, che non ci fossero stati magistrati italiani costretti a ritirarsi nelle proprie abitazioni preceduti da tre macchine vuote, dal traffico bloccato nelle loro strade, e coperti anche da 12 uomini quando scendevano dalla loro auto.
Non vorrei che un incarico di lavoro si trasformasse in una condanna a morte.
E vorrei tanto che lo stato italiano non avesse abbandonato e lasciato trucidare uomini così coraggiosi.
Vorrei tanto non avere visto il film frutto di una selezione accurata di materiali che ogni italiano, indipendetnetemnte dai suoi credo politici, dovrebbe vedere.
Vorrei tanto non avere dovuto ascoltare nell’unica sala di Roma dove il film è ora proiettato, un magistrato piangere raccontando le pressioni che ha subito, in questi ultimi anni, nell’organizzare un processo collettivo che riguardava solo 33 imputati.
Non vorrei avere capito, come ho capito, che le morti di Falcone e Borsellino non sono bastate a fare di loro, come in qualunque altro paese, due illustri dirigenti del sistema della nostra magistratura.
E non vorrei avere capito che il maxi processo di Palermo, che resterà nella storia come uno dei più duri colpi che lo Stato è riuscito ad infliggere alla Mafia in Italia, attraverso l’impegno di un manipolo di magistrati coraggiosi, fino al punto di offrire, lucidamente, la loro vita, sia stato distrutto come esempio etico e morale, fino al punto di chiedersi se tutto quello che fu il costrutto della loro vita, sia effettivamente valso la pena, in un paese che sta distruggendo la loro lezione, le loro indicazioni giuridiche, per riabilitare invece, ancora una volta, un sistema colluso.
E vorrei tanto non avere visto il volto samrrito di Antonio Caponnetto dire sulla raccapricciante scena dell’attentato a Paolo Bosellino:
§§§
Ma io, purtroppo, invece, ho visto.
E non posso, pertanto, non documentare, a mia volta, la rilevanza di quest’opera, frutto di più di 7 mesi di montaggio di una base di materiale girato, composto da più di 80 ore d’interviste ai magistrati del maxi processo di Palermo, e da più di 100 ore di archivio RAI.
Come non comprendere peraltro, citando questi dati, quanto, più che in ogni altro genere di film, il montaggio sia sinonimo di cinema documentaristico?
Il cinema documentaristico è stato da sempre la più alta espressione, in questo paese, del senso più nobile dell’impegno sociale e civico. Come non andare con il pensiero a Le mani sulla città di Francesco Rosied a I cento passidi Marco Tullio Giordana?
Il cinema documentaritstico, come forse ci direbbe Andrè; Bazìn, restituisce agli italiani il senso e la portata storica e, dell’impegno che questi uomini trasferirono in una visione dello stato onesta e pulita, formata da tutti i siciliani e gli italiani che non ci stanno.
Il cielo sopra Palermo è abitato dalle anime di Giovanni e di Paolo che personalmente non riesco a non considerare alla stregua dei martiri ed al tempo stesso dei salvatori.
Il film è in uscita nelle seguenti città:
Milano, Firenze, Bologna, Torino, Palermo, Perugia, Siena.
Andatelo a vedere e fatevi una vostra opinione.
Io vi posso solo segnalare, a concluisione di questo post, il fatto che il 24 febbraio alle ore 19,30 nella:
LIBRERIA DEL CINEMA diRoma in Via Dei Fienaroli 31d (00153)- +39 065817724 (tel), +39 065817724 (fax) – info@libreriadelcinema.roma.it, la presentazione del libro di Alexander Stille: Cadaveri eccellenti al quale il film si è ispirato, ed alla quale sarà presente il regista di “In un altro paese” Marco Turco.
Chi può venga. Potrà essere una occasione per conoscersi.
Il film è stato premiato al Festival dei Popoli di Firenzecome migliore documentario. Presto saràdisponibile in DVD con aoltre 2 ore d’inserti speciali.
Che altro aggiungere, la pellicola è andata in onda in TV Canal Deux in Francia ed in Germania. In Italia credo potrà passare in RAI, solo al termine della campagna elettorale.
A Roma è possibile vederla solo al cinema Politecnico Fandango nel quale la pellicola è in programmazione da venerdì 10. febbraio. Io ho conosciuto Marco Turco e gli ho stretto la mano. Ed è da lui personalmente che ho avuto la notizia delle città in cui uscirà la sua opera.
§§§
La nostra ammirazione non può, inoltre, non andare a fotografi come Letizia Battaglia che con rigore ed etica raramente riscontrabili (Letizia si rifiutò di scattare la scena della strage di Bosellino e la sua scorta), hanno, da sempre, documentato le morti e le verità dei delitti mafiosi. La sua è una delle testimonianze più toccanti del film, perché Letizia è una sorta di Virgilio nell’inferno della Mafia, e la sua evocazione dell’odore del sangue, che sollecita alla mia memoria, per tutte altre ragioni, la figura di Goffredo Parise, credo che mi lascerà inquieto per molti giorni ancora.
Potete ascoltare, come sottofondo al post, dalla mia radio blog, Povera Patria di Franco Battiato e Blowing in the wind di Bob Dylan, per filtrare, anche sonoramente, la lettura in due atmosfere, una siciliana ed una americana, che mi sembrano, anche per questo, entrambe molto pertinenti all’opera.
Qui un piccolo trailer del film.
Un vigliacco diceva Giovanni Falcone, muore più volte al giorno, un coraggioso solo una volta nella vita.
Fiction sul grande schermo
[..] Fiction sul grande schermo – a Roma dal 2 al 7 luglio 2007 Vi ricordate di Marco Turco? Il regista di "In un altro paese" il film documentaristico sulla mafia? (Qui il mio post al film). Bene è uno dei protagonisti della rasseg [..]
Grazie C. … tanto a Napoli non esce … :-P
Rob.
dovresti essere contento di aver visto tutto quello che “non avresti voluto vedere”. E tutto l’avevi già visto prima del film. Cospirazioni, intrighi, assassinii sono da sempre documento politico di ogni Stato-apparato. (ricordi “sotto un unico cielo”?). E non è la finalità che cambia le regole del gioco. Ovviamente condivido che è aberrante, ma se leggi l’universalità delle cose, hai la possibilità di vederle fuori da un’ottica ristretta, locale, fasulla. Non è povera la nostra patria: è povera la nostra natura. Capirlo, vederlo e non smettere di credere negli uomini è l’unico valore che puoi trarre, altrimenti film così non servono a nulla, o non più dei Walt Disney. Bellissimo post, ma non andrò a vedere il film. Ti bacio, C.
@sophie … bentornata qui finalmente ;-)
Il problema della mafia è un problema che riguarda tutte le foze politiche.
Un saluto.
Rob.
…se tu sapessi quanto sono d’accordo con te! quando parlo di etica, di politica e di impegno è a queste cose che mi riferisco, anche. la mafia, che ora appare indissolubilmente e sempre più saldamente collusa con lo stato, è una piaga ben più profonda del berlusconismo. anche se una mi fa venire la pelle d’oca, l’altro solo la nausea.
Si potrebbe riflettere anche sul perché alla fine sia stato il cinema ad assumersi sulle sue spalle [da michael moore in poi, soprattutto?, con “the corporation”, “citizen berlusconi” “viva zapatero” si è aperto un filone di coscienza civile travasata su pellicola…] un’istanza più giornalistica chek, in altri tempi, sarebbe passata per il piccolo schermo…
Ed è sempre il solito cerchio che si chiude…
grazie, rob, di quello che fai!
Cercherò di vederlo al più presto, ma mi giustifico dicendo che il week end già prevede “la mafia bianca” dei giornalisti di santoro…
un bacio
sophie
@Strania … grazie ;-))
Rob.
cuore e cervello in azione……molto, molto coinvolgente ed appassionato, direi necessario!!!!
Complimenti Rob.
Strania
@almostblue58 …grazie a te ;-)
non lo conoscevo. grazie :o)
andrò a vederlo
@Fringe oh finalmente sei tornato ;-)
Rob.
Qualcuno disse “beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”. Mi permetto di aggiungere che siano maledetti quei popoli che li dimenticano.
Non posso vedere questo documentario perche’ a napoli non e’ uscito. Ma dopo quello che ho letto qui senz’altro lo faro’ se esce a noleggio.
@Flavio, molto interessante come del resto il tuo blog.
;-)
Rob.
Ciao Rob, qui sempre al top, se ti va di sapere qualcosa in
più di me mi hanno fatto una bellaintervista
@ruckert grazie rukert, ti capisco benissimo.
Rob.
ho letto. Il climax di quel “vorrei tanto” lo sento mio anche se non ho visto questo film che dovrò vedere. Scusa ma non mi sento di aggiungere altro.
@imlaufderzeit … grazie.
;-)
Rob.
Arrivo qui per le vie traverse della rete ed è un vero piacere leggerti.
Suggestiva l’apertura wendersiana di questo post, soprattutto perché ti porta a chiudere con la poetica immagine del “cielo sopra Palermo (…) abitato dalle anime di Giovanni e di Paolo”.
Bellissimo post… bellissimo blog: tornerò spesso.
@dieBouleversant … grazie a te ;-))
Rob.
.
Grazie Roberto
.
@stancadiguerra o @lunaspina27 ,.. grazie a te, f.
Rob.
bellissimo quello che hai “sentito”
perfetto quello che hai scritto.
lucido e commovente.
grazie
stancadiguerra
@minstrel … è proprio così ho cercato di fare vibrare altre corde in questo post, sei proprio un mio attento lettore ;-))
Grazie.
Rob.
Letto dunque! Meraviglioso, soprattutto perchè è chiaro come il sole che questo post è figlio di una emorme spinta emotiva, più che da una tua solita lucida analisi.
Ed è proprio questa caratteristica che mi fa concludere che il documentario è pressochè perfetto: perchè colpisce la sfera dei sentimenti nonostante la razionalità del narrato.
Insomma, da vedere, da avere, da tenere come testimonianza.
Grazie!
YOURS
MAURO
@Miti, non per il momento ;-)
Rob.
Ovviamente a Genova no, eh?
:-*
@minstrel Niente affatto sei il mio lettore più fedele, e ti ringrazio per questo.
Un saluto.
Rob.
Mò leggo. Scusa se i miei primi commenti sono sempre così insulsi, ma voglio farti sapere che passo, guardo, stampo e mi accingo alla lettura.
Bah, sono un infestatore di blog.
A presto!
YOURS
MAURO
@Padmini grazie.
Un saluto ed un benevneuto qui.
Rob.
complimenti per la lucidità