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No man’s land – di Danis Tanovic – analisi di eventi ed esistenti

 No man’s land di Danis Tanovic 

analisi di eventi ed esistenti

Chi ha iniziato la guerra?

Titolo originale:  No man’s land
Nazione:  Italia/Belgio/Slovenia/Gran Bretagna
Anno:  2001
Genere:  Commedia
Durata:  98′
Regia:  Danis Tanovic
Sito ufficiale: 

Cast:  Branko Djuric, Rene Bitorajac, Filip Sovagovic, Simon Callow, Katrin Cartlidge.
Produzione:  Counihan Villiers Productions, Fabrica, Man’s Films, Noé Productions, Studio Maj/Casasablanca.
Distribuzione:  01 Distribution
Uscita prevista:  28 Settembre (cinema)

Trama:
Nel caos della guerra bosniaca, per una serie di circostanze, in una trincea abbandonata sulla linea del fuoco, si ritrovano il serbo Nino, e i bosniaci Ciki e Tzera, quest’ultimo ferito e immobilizzato sopra una mina anti-uomo…

§§§

Proseguono le proiezioni dei film che fanno pensare al Massenzaiello – arena – cineforum.

§§§

Certo devo ammettere che è difficile circoscrivere in novantotto minuti di pellicola un tema complesso come quello del conflitto etnico tra serbi e bosniaci.

E certo è ancora meno semplice tentare di risolvere la questione in un post.

Credo, peraltro, che aldilà di semplicistiche considerazioni sul fatto che il regista Danis Tanovic sia uno sloveno, questo non fosse neanche nelle intenzioni del suo autore.

Il traslare, infatti, in una "no man’s land" il piano della narrazione significa utilizzare uno stratagemma preciso per mettere in secondo piano le ragioni del contendere, e fare risalire in primo piano, invece, l’assurdità della guerra e soprattutto di una guerra fraticida tra etnie che per molto tempo hanno convissuto fianco a fianco.

Per farlo il regista si pone pertanto in un point of concentration narrativo artatamente neutrale in cui tre nemici (2 vs.1) si trovano a convivere condividendo un territorio che diventa al tempo stesso un luogo allegorico ed un signficato metaforico.

Dove è assai più agevole comprendere le intime intenzioni che muovono all’azione gli apparati della guerra, e tutto ciò che di finto vi ruota attorno.

E se è vero che il cimema è appunto finzione Tanovic sfrutta, nel suo film, ogni più recondita accezione di questa opzione, per parlarci di quella che si cela dietro il giornalismo televisivo di reporter d’assalto spesso più motivati dallo scoop, che non dal sacro fuoco dell’informazione rigorosa, documentarista.

Danis non risparmia nessuno in questa sua lucida, quanto spietata, analisi dell’universo bellico.

 

Persino le Nazioni Unite francesi, filmate sapientemente dal basso proprio per suggellarne, aplificandolo formalmente, il ruolo superpartes, tanto più inutile quanto, appunto, anche visivamente, cosa altra dal nucleo del problema.

Ed anche se vi sono esistenti, forse, e sottolineo forse, più puramente interessati alla causa, gli stessi soccomberanno nell’impotenza.

La guerra, sgombrato il campo, ci lascerà con la consapevolezza che gli innocenti restereanno, spenti i riflettori, senza speranze.

E l’atrocità non sarà la morte, che la guerra inevitabilmente porta con se, quanto piuttosto l’abbandono ed il disinteresse colpevole di tutti.

Forse anche del nostro che restiamo, ormai, sempre più insnsibili difronte a quello che dovrebbe invece raggelarci.

§§§

Ma la verità più istrionicamente, e quasi surrealmente suggerita allo spettatore, e di un’incombenza insostenibile, anche se offerta attraverso due momenti quasi ilari, è quella proposta in due sequenze centrali.

Due sequenze in cui i due nemici si troveranno a poter chiedersi reciprocamente:

"Chi ha iniziato la guerra?"

minaccinado, a turno, per l’ironia della sorte, l’altro con un fucile.

E la verità, forse uno dei principali messaggi verso l’alto dell’opera, finirà, come spesso accade, per apparirci con due facce solo apparentemente contrapposte. 

A guardare bene, infatti, queste due antitetiche signficanze si risolveranno, con uno scarto quasi metafisico, in una sola, assai più assoluta ed immanente:

"Già, chi ha iniziato la guerra?"

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18 anni fa

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