Cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

Il Codice da Vinci di Ron Howard – analisi di eventi ed esistenti

 Il Codice da Vinci di Ron Howard

analisi di eventi ed esistenti

Ron Howard

Il Coca Cola Da Vinci Code

Titolo originale:  The Da Vinci Code
Nazione:  U.S.A.
Anno:  2006
Genere:  Thriller, Drammatico
Durata:  148′
Regia:  Ron Howard
Sito ufficiale:  www.sonypictures.com
Sito italiano:  www.codice-davinci.it

Cast:  Tom Hanks, Jean Reno, Audrey Tautou, Alfred Molina, Ian McKellen, Paul Bettany, Jurgen Prochnow
Produzione:  Columbia Pictures Corporation, Imagine Entertainment
Distribuzione:  Sony Pictures
Data di uscita:  Cannes 2006
19 Maggio 2006 (cinema)
Interpreti e personaggi:
Tom Hanks …. Dr. Robert Langdon
Audrey Tautou …. Agent Sophie Neveu
Ian McKellen …. Sir Leigh Teabing
Jean Reno …. Captain Bezu Fache
Paul Bettany …. Silas
Alfred Molina …. Bishop Manuel Aringarosa
Jürgen Prochnow …. Andre Vernet
Jean-Yves Berteloot …. Remy Jean
Etienne Chicot …. Lt. Collet
Jean-Pierre Marielle …. Jacques Saunière
Marie-Françoise Audollent …. Sister Sandrine
Rita Davies …. Elegant Woman at Rosslyn
Francesco Carnelutti …. Prefect
Seth Gabel …. Michael
Shane Zaza …. Youth on Bus
  (more)

Introduzione

Senza considerare che da Vinci non è un cognome ma una provenienza, l’unica cosa che mi è venuta in mente ieri sera all’inizio della proiezione è che Ron Howard impersonava Ricky Cunningham in Happy Days.

Mi chiedo: "Ma come è mai possibile che un semplicione come l’attore che interpretava Riky si vada a girare il film che tanto ha turbato i sonni dell’Opus Dei e del Vaticano?"

E’ come se in Italia che so Sabina Ciuffini girasse un film, a sfondo esoterico, con l’obiettivo di svelare la verità sulla reale posizione di Giuda Escariota nel contesto degli apostoli di Gesù di Nazareth

Cosa non tanto peregrina non tanto perché la povera Sabina Ciuffini ne sarebbe davvero capace, quanto piuttosto perchè è uscito da poco il libro che svela "Il vangelo di Giuda", tra quelli considerati non ufficiali dalla chiesa cattolica.

Ammettiamolo la cosa non sta in piedi.

A meno che.

A meno che, scherzi a parte, non ci rendiamo conto che Ron Howard è, invece, un regista che ha girato di tutto. Una prova? Cliccate qui.

Che negli USA non si lascia nulla al caso se si decide di fare un film destinato ad incassare milioni di dollari e di €uro in tutto il mondo, compreso anche il fatto di fare esordire la pellicola in Francia, ma guarda un po’, e niente di meno che al Festival di Cannes, dove, peraltro, è stata accolta gelidamente.

In effetti non ci sarebbe molto altro d’aggiungere.

Una ricostruzione perfetta, senza lesinature di budget, e realizzata attraverso una trasposizione dal letterario al filmico eseguita mediante una rigida e fedelissima ortodossia (mi perdonerete il termine), allo già stramiliardario omonimo romanzo di Dan Brown.

A parte degli errori parchiani, come appunto considerare da Vinci un cognome, e ce ne saranno anche altri, probabilmente, ma a me interessa la struttura, ci sono addirittura siti internet dedicati al contrasto delle tesi di Dan Brown (ehm … a parte la Bibbia ed i Vangeli non apocrifi e cioè i quattro Vangeli ufficiali: Marco, Matteo, Luca e Giovanni).

E qui mi corre l’obbigo di una precisazione.

In verità non ho le basi per potere confutare, su un piano teologico, le tesi del libro di Dan Brown e quindi del film, so per certo, però, che i riscontri su cui si basa la teoelogia cristiana sono considerevoli, e che la questione ha implicazioni che meriterebbero trattazioni assai più ampie di un romanzo e di un lungometraggio, per quanto bene o male gli stessi fossero documentati, e che non è obbiettivo di questo post andare ad indagare.

Non sono un esegeta di Dan Brown, anche se assomiglia tremendamente ad un mio cugino, e, credetemi, non m’interessa diventarlo.

§§§

L’archetipo del predestinato

Posso solo dire che la storia ha una sua tenuta dal punto di vista della struttura narrativa.

Quello utilizzato nel Codice da Vinci è un archetipo narrativo dei più classici.

C’è un predestinato, anzi una predestinata (che come da tradizione non sa di esserlo).

C’è un mistero da svelare. Legato, nel caso di specie, alla tela di Leonardo da Vinci dell’ultima cena.

Monna Lisa

Ma anche a quella forse ancora più famosa, e custodita al Louvre, raffigurante "La giocondaMonna Lisa".

Ci sono nemici dell’eroe.

Ci sono amici dell’eroe.

C’è una sorta di spirito guida, (Tom Hanks), anch’egli parte del disegno di predestinazione.

L’eroe è dotato di poteri sovrannaturali.

Nel finale il predestinato, come in tutte le storie di questo genere, ce la farà.

Visto così potrebbe essere il racconto di Matrix dai fratelli Wachowski o di Dune di David Lynch (quello si un film da rivedere).

Intendiamoci su una cosa: sia il romanzo che il film sono, sotto questo punto di vista, delle opere da considerare di discreta fattura, questo va riconosciuto.

Basta la storia è tutta in questa semplicissima strutttura narrativa.

I piani di sviluppo del conflitto ed i riferimenti esoterici

Prendiamo, ad esempio, i piani di sviluppo del conflitto, sono innumerevoli e tutti ben costruiti. In particolare a mio avviso il conflitto è agito nelle seguenti prospettive:

Teologica, etica, morale, sociale, infrapersonale, interpersonale, aggiungerei sotrica – relgiosa.

Niente da dire, quindi, sul piano dello sceenplay, redatto da Akiva Goldsman, (Ron Howard e la Goldsman sono entrambi, regista e scenggiatrice, premi Oscar per il film "A beautifoul mind", sempre a proposito del fatto che la produzione non ha inteso correre rischi).

Anche gli esistenti sono caratterizzati molto bene.

La claustrofobia del professore Robert Langdon ad esempio, un classico.

Un disagio, quasi allegorico, che, alla fine della storia, sarà superato così come vuole la buona regola narrativa.

Va precisato che Robert Langdon, un professore universitario come nella migliore tradizione sia letteraria che filmica di genere, è in effetti il vero eroe della storia, è questo l’unico elemento d’inversione rispetto all’archetipo narrativo principale.

Certo poi ci sono i codici da decifrare, con l’accativante espediente della enigmatica chiave di volta, ma sa di già visto anche questo.

Certo, va detto, la predestinata in questione sarebbe la discendente niente di meno che della Maria Maddalena e di Gesù di Nazareth.

Certo un tempo gli autori di un’opera del genere sarebbero stati considerati eretici e bruciati su un rogo, e probabilmente – anzi sicuramente – il Vaticano li conisdera tali, e per ovvi motivi, ancora oggi.

Sion

Certo il film costituisce l’occasione per entrare in relazione con alcune evocazioni esoteriche delle più famose.

Ci sono riferimenti alla Rosa.

Alla Lama ed al Calice.

Alla Stella a sei punte che sarebbe appunto l’unione di tali simboli.

Al simbolo del Giglio.

Centrale il tema del Priorato di Sion e sulla sua vigilanza circa le origini del cristianesimo.

Si arriva fino ai cavalieri templari e si conclude con il Santo Graal.

Insomma un polpettone infarcito bene, ricco d’ingredienti, forse talmente tanti da rischiare l’indigestione.

Ma a me questo aspetto interessa poco.

Non aggiunge molto all’analisi di eventi e degli esistenti.

Eppure il film ha qualcosa di goffo. Di lento. Un passo, un ritmo un’attimino starati rispetto alla drammaturgia. Nulla ci stupisce quanto dovrebbe e magari nulla ci delude quel tanto da farci dire che è un brutto film, ma l’opera resta distante, algida.

Non convincente.

Magari i ritmi serrati della produzione. Magari la ricerca affrettata degli attori giusti. Magari poco tempo per provare.

Insomma mi aspettavo di più.

Magari chissà forse un altro regista … ecco l’ho detto.

Una società di voyer

Il film nonostante questi limiti è un prodotto abbastanza ben fatto, come dire mirato sul target. Infondo non si rivolge a persone chissà quanto raffinate. Si rivolge alle masse. Alle masse che hanno letto il libro, o, peggio, a quelle che ne hanno solo sentito parlare.

"Tutto ciò che attira le masse è cultura" avrebbe sentenziato mio nonno. Ma con l’avvento dei media credo ormai sia vero un po’ il contrario.

Ritengo piuttosto che l’opera sia centrata sul bisogno, probabilmente non più tanto nascosoto, che la nostra epoca ha di rivelazioni.

Siamo orami diventati una società voyer.

Se ci è data l’opportunità di scrutare, di sbirciare nascosti, nella vita degli altri, ecco che gli indici di gradimento si alzano. Chi ha profdotto il film sa che anche chi non ha letto libro, spinto da queste motivazioni, potrebbe finire comunque al cinema.

Se l’indiscrezione riguarda Gesù di Nazareth poi.

Altro che "Grande Fratello" o "Isola dei famosi".

Forse abbiamo anche bisogno di più spiritualità. E questa potrebbe essere una delle chiavi di lettura positive. Ma credo più alla prima ipotesi.

Certo esiste una questione sul volto femmineo di Dio, ma è tema assai serio, che non abbiamo alcuna intenzione di verificare con questo post.

Ritengo, semmai sempre in campo cinefilo, assai più interessante Mary di Abel Ferrara al riguardo.

Bravi gli attori. Anche se non tutte le sequenze funzionano perfettamente secondo me. Ma magari, e mi ripeto, è colpa della regia o dei tempi di produzione. 

Interessante, ma non più di tanto, la regia. Di maniera, dato il genere, con un uso abbastanza contenuto della computer graphic, temevo peggio.

Belle le location … Parigi è sempre Parigi, ed il museo del Louvre ha da sempre ragalato atmosfere particolari alle storie a sfondo esoterico, molto suggestive anche quelle fuori Parigi nei monasteri nelle campagne, ma il film è da considerare, almeno a mio parere, alla stregua della Coca Cola.

Va giù facile ed ha un retrogusto dolciastro, che appiccica.

Un tag e due ricerche

tag correlati Dan Brown – da Vinci Code – Mary di Abel Ferrara

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PaulTemplar
17 anni fa

Pe il libro era la fiera delle menzogne e della falsità storica,il film è una palla clamorosa.

Personaggi stanchi e demodè,il film si stiracchia fino alla conclusione che arriva come una liberazione.

Paul

Nonostantetutto
18 anni fa

@convallaria ;-) Certo, ci mancherebbe.

E grazie per le belle cose che mi dici.

Rob.

convallaria
18 anni fa

Proprio qualche giorno fa ho visto questo film. Oggi ho postato un commento sul mio blog a riguardo…e poi spulciando nella rete ho trovato il tuo blog…che altro dire, devo linkarti.

se per te va bene!

:)

Nonostantetutto
18 anni fa

Immanty non so se si era capito anche a me il film on è piaciuto un gran che. Come dire molto rumore per nulla, o quasi.

Un’operazione di business della peggior risma, il cinema è altro.

Ovviamente il cinema è invece ormai soprattutto questo. Sigh !! :-(

Rob.

utente anonimo
utente anonimo
18 anni fa

Non ho letto il libro.

Ho visto il film.

Si può guardare… ma anche no. :)

Ho trovato insopportabile la fissità della protagonista e fastidiosa quell’aria da pesci fuor d’acqua di Tom Hanks (che in genere adoro) e Jean Reno… Il biondino pazzo furioso.. così come il vescovo corrotto.. insomma mi sono sembrati tutti un po’ al di sopra delle righe.. un po’ come quando si ripete una frase a un vecchietto perché è sordo.. si urla più forte.

Nonostante tutto sono riuscita a guardarlo, ma non ripeterei l’esperienza.

Scene di improbabile facilità di movimento al Louvre e altre cosucce che fanno storcere il naso.

Ricco cmq di atmosfera.. anche se alla fine… mi è parsa ridicola e banalizzata la tesi della maddalena col piantino commosso di Tom Hanks sulla sua presunta tomba segreta…

Mi ha lasciato la sensazione che se avessero usato toni più bassi (in tutti i sensi) il film avrebbe provocato molti più danni di quelli accusati.

Belle le scene del passato che ovattate di una polverosa luce bianca si mischiano al presente facendoti credere come tutto ciò che è trascorso sia ancora in mezzo a noi e non poi così passato.

Un film pedante, ma solo per me ;))

Immanty

Nonostantetutto
18 anni fa

minstrel … interessante la tesi del tuo amico, molto interessante. Tienimi informato. ^_^

tre-febbraio … spiegami perché mi tieni d’occhio, sembra quasi un avvertimento mafioso ;-)

Un saluto.

Rob.

tre-febbraio
18 anni fa

son ripassato in questo mare di info e spunti.

Ti tengo d’occhio

__________3f

minstrel
18 anni fa

Questa me la voglio proprio gustare davanti ad un buon piatto di pasta, accompagnata da una coca cola!!!

Scherzo, ma sono davvero curioso di capire come mi smonti un film tanto furbo quanto anonimo.

;)

A proposito di Abel: un mio amico oggi scende dalla professoressa di cinema all’università di Bergamo per chiedere se può fare la tesi riguardante la teologia nei film di Ferrara.

Ti farò sapere come andrà! ^_^

Yours

MAURO

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