pamphlet corsaro sul cinema italiano
E’ la seconda volta che mi capita.
Sono stato contattato da uno degli autori di un film.
Questa volta si tratta de “Il Tuffo di Massimo Martella”.
Chi mi scrive è Maurizio Fiume uno dei cosceneggiatori.
Riscrivo il suo commento per poi svolgere alcune considerazioni.
Salve,
ho trovato per caso questo blog. Sono, con Massimo Martella e Roberto De Framcesco, l’autore della sceneggiatura de “Il Tuffo“.
Volevo ringraziarti per aver segnalato il film.
Spero presto di riuscire a rimetterlo in circolazione sulle pay-tv e in DVD.
Il mio amico Massimo Martella, dopo il suo secondo film, “La prima volta” (1999) e dopo aver co-sceneggiato:
L’ultima lezione”, è stato sceneggiatore e story-editor di alcune serie televisive come “La squadra“.
Ora lavora alla Taodue Film di Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt (quelli di Distretto di Polizia).
Da anni cerca di fare un nuovo film ma, i tempi sono cambiati (in peggio!) ed ora nessuno produce film come “Il Tuffo”.
Buona vita.
Maurizio Fiume
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Che dire.
Se non le solite cose, ma a rischio di essere noioso e pedante lo farò. Mi piace dire quello che penso, pensando a quello che dico, a differenza del mio amico Francesco Valente, che spesso si limita solo a dire o, peggio, a fare intuire, quello che pensa, che per carità è comunque una scelta, anche se io non la condivido, quanto meno non sempre. Questioni di stile.
Dunque dicevamo: “Nessuno produce film come Il Tuffo“.
Beh è un peccato, secondo me, perché questo costringe molti a fare scelte diverse.
Tipo accettare di diventare story-editor di finction televisive (che quando si chiamavano sceneggiati, se originali, o romanzi sceneggiati, se adattamenti, erano una cosa degnissima).
Tipo costringere attori come Vincenzo Salemme ad accettare di girare un film con Massimo Boldi e Carlo Vanzina, con tutto il dovuto rispetto per entrambi.
Produttori vs. Distributori
Se avessimo dei produttori un attimino più votati al rischio imprenditoraile, che considerassero il Cinema parte integrante della cultura del nostro paese, sono sicuro che molti soggetti ne avrebbero un beneficio.
Lo avrebbe innanzitutto e sicuramente il cinema italiano, che sta andando meglio certo, ma si potrebbe potrebbe fare sicuramente di più.
Invece basta un lieve calo al box office ed un autore in Italia è spacciato.
Va aggiunto che le classifiche del box office riportano sempre e solo valori assoluti sugli incassi, senza minimamanete preoccuparsi di mettere questi in relazione al numero delle sale ed ai giorni di programmazione.
Ora, tanto per ripetermi sul tema, facciamo un esempio.
Le classifiche di questa settimana riportano “The departed – il bene e il male” di Martin Scorsese al primo posto con incassi da capogiro.
Io capisco che il film è costato 80 milioni di dollari.
E che si vuole, forse addirittura si deve, pertanto, spingerlo quello che serve per realizzare gli utili che un investimento del genere esige. Sono anche queste le dure leggi del mercato.
Ma questo, però, non può non generare impatti distorsivi sull’equità della programmazione.
Basterà, al riguardo, dire che nel cinema Giulio Cesare di Roma, il film di Scorsese è proiettato in 2 sale su 3. Questo per farvi capire come il dato del box office, nel caso di specie, non riesce poi a stupirmi più di tanto.
Ora è evidente che se andassimo ad analizzare in:
- quante sale,
- con quanti posti,
- per quanti giorni,
- in quali,
- e, soprattutto,quante città,
proiettarono “Il tuffo“,non ci dovremmo poi meravigliare che il film incassò poco (ed è chiaro che un analogo discorso è ovviamente rapportabile a tante altre pellicole che non basterebbero 100 blog per evidenziarle tutte).
Di chi sono le responsabilità?
Solo dei produttori?
Sicuramente si, ma direi anche dei distributori. E la concentrazione della distribuzione in sempre meno mani, è un tema che andrebbe, in qualche modo, affrontato.
E’ anche questa, lascitemi dire, una questione di conflitto d’interessi, o, come direbbe Paolo Guzzanti imitando Rutelli, di soli interessi, perché di conflitti in materia di soldi non se ne può più parlare ormai in Italia.
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Tutelare il cinema italiano
Ma quali potrebbero essere i correttivi a questo, per certi versi desolante, stato delle cose?
Insomma, io dico, abbiamo un governo di centro-sinistra ed io mi aspetterei che a Palazzo Chigi, oltre a discutere di questa cavolo di finanziaria, si analizzasse anche, con serietà, la situazione e la questione del Cinema Italiano.
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Riservare ore di programmazione obbligatorie
Io avrei l’idea, ad esempio, di riservare per legge, come fanno in Francia, delle ore di programmazione obbligatorie da destinare al Cinema Italiano.
Un provvedimento del genere, ben calibrato, sono sicuro che:
- aiuterebbe il coraggio dei produttori
- aumenterebbe le opportunità per gli attori ed i registi nostrani
- creerebbe un indotto sicuro alla nostra industria di cinema
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Rigore e trasparenza nell’assegnazione di denaro pubblico al cinema
Un’altra cosa che chiederei è, anche, un rigore ed una trasparenza maggiori nel riconoscimento di fondi statali, da destinare alla produzione di Cinema Italiano.
Io sono moderatamente favorevole ad interventi delllo Stato nel Cinema, ma in ogni caso la condizione di base di provvedimenti del genere deve necessariamente basarsi sulla trasparenza nei criteri di assegnazione.
Mi piacerebbe che non ci fossero solo le solite lobby, ma che giovani ed anche meno giovani talenti, come sono stati Massimo Martella, Maurizio Fiume &C, non fossero poi scoraggiati da una cattiva organizzazione del nostro cinema, e costretti a lavorare in produzioni di minore spessore artistico. Senza nulla togliere al genere finction.
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Domande senza risposte precise
Voi lo sapete quanto tempo ci vuole, mediamente, ad esempio, in Italia, per fare un film?
Voi lo sapete quanto cinema italiano è ancora nelle menti degli autori, in progetti mai realizzati, da anni, e nessuno riesce a trovare gli strumenti per farlo arrivare alle destinazioni che merita?
Insomma è mai possibile che a Natale ci dobbiamo sorbire, sempre, invece, come l’olio di ricino, un film di Carlo Vanzina senza poter protestare?
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Polemiche inspiegabili
E’ mai possibile che sulla Festa del Cinema di Roma, invece di plaudire Walter Veltroni, si debbano innescare polemiche da quattro soldi sulle presunte rivalità con altre rassegne? E tutte le maggiori testate italiane hanno dato eco ad una stronzata, pardon volevo dire polemica, del genere.
Io credo, ma veramente, che le rassegne per il Cinema d’autore non siano mai abbastanza.
Ed ascoltare affermazioni del tipo: “A Roma sono arrivati gli scarti di Venezia” a me fanno veramente male.
Come se davvero, in una sola rassegna, si potesse avere la possibiltà (o dovrei dire la pretesa), di catturare solo il meglio, ma andiamo. Escono film ogni settimana … valutate voi.
Affermazioni del genere, date in maniera scriteriata, risultano, inoltre, profondamente offensive verso tutti gli addetti ai lavori che il cinema lo fanno … e non che solo si limitano a selezionarlo per un Film Festival, qualunque esso sia. Che è un’operazione, intenidamoci nobile assai, ma che per la quale valgono le considerazioni che svolgeva mio nonno relativamente all’acquisto di un libro.
Pari pari a come egli stesso me le confidò un’estate: “Roberto ricordati che ogni libro è una scelta e una rinuncia“.
Va, peraltro, aggiunto che quando in queste operazioni di selezione si scommette sul Cinema Itlaiano, come ha fatto, ad esempio, Felice Laudadio al Taormina Film Fest, puntando proprio su questa produzione, i riscontri ed i ritorni positivi poi arrivano.
E allora?
Allora io pubblico il commento di Maurizio Fiume è posto questo je accuse de noantri, che quanto meno mi restituisce la soddisfazione di mettere in evidenza le contraddizioni di questo paese.
Ma lo vogliamo capire che il Cinema è uno dei più importanti veicoli culturali che trasportano l’immagine del nostro paese nel mondo?
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Una politica per il Cinema Italiano
Bisognerebbe, e concludo, iniziare a porre le basi, in questa scalcagnata Italia, per una politica del Cinema che coniughi, in un disegno armonico, le tante belle energie ancora non sfruttate appieno, (o dovrei dire affatto?)
Walter Veltroni, se un giorno fosse chiamato a maggiori responsabilità in seno a questo governo durante questa legislatura, potrebbe essere l’uomo giusto.
Si parla tanto di rilancio …
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Infernal Affairs di Andrew Lau Wai-Keung e Alan Mak
Tema avulso dal je accuse è questo di Infernal Affairs.
Mi è appena arrivato il DVD del film di Andrew Lau Wai-Keung e Alan Mak Siu-Fai, che ha dato l’ispirazione a Martin Scorsese per girare uno dei suoi film più riusciti: “The Departed – il bene è il male“.
E’ evidente che la tentazione di un’analisi di eventi ed esistenti comparata è grande.
Siete avvisati.
Intanto leggetevi questa di Kekkoz che a me è molto piaciuta. Onseta, asciutta. Giusta. Io la condivido in pieno.
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L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino
A proposito di cinema italiano … da domani nelle sale italiane il film di Paolo Sorrentino, il giovane talento partenopeo:
L’amico di famiglia“. Come dire la quadratura del cerchio di questo post. Godetevi il trailer.
Non vedo l’ora di rivedere Fabrizio Bentivoglio in azione e le sapienti riprese del regista.
A bientot.
qua a perugia mi sa era programmato in 4/5 sale su 11 (o 12, boh)
attendiamo attendiamo con intrepida intrepidazione..