Non si riflette mai abbastanza su due concetti inevitabili.
La vita e la morte.
Si pensa, spesso banalmente, che siano l’una l’antitesi dell’altra, eppure.
Eppure non sentiamo mai così forte il senso della vita come quando perdiamo una persona a noi cara.
Io avevo già pianto la morte, ma mai si riesce ad immaginare di perdere la madre.
E forse per un uomo è ancora più drammaticamente vero.
Si sostiene in psicoanalisi ed in psicologia che ogni uomo s’innamori della madre e che ogni donna di suo padre.
Non credo che si arrivi, poi, davvero a tanto, ma ritengo che un fondo di verità, di certe credenze, esista.
Ascoltavo, ieri in macchina, Raffaele La Capria su Rai3 alla radio.
Parlava del mito che si cela nel suo ultimo romanzo.
Un’estate, una bella giornata, la felicità piena, una promessa, ma dentro questo giorno già un’ombra che la tradirà.
La promessa, sosteneva lo scrittore partenopeo, è una promessa mancata. La bella giornata finirà e con lei la speranza della felicità.
Lui ritiene questo un mito non suo ma risalente all’antica Grecia al quale lui, quasi inconsapevolmente, si è rifatto.
Ricordo anche un verso di John Donne che parlava di un verme che sta divorando una rosa e che sta corrompendone, silenziosamente nascosto, la bellezza.
Non ho letto il romanzo, ma lo stesso La Capria ammetteva che forse quell’ombra è la morte.
La morte sarebbe come un veleno, che agisce lentissimo, e che noi beviamo nell’atto di venire al mondo.
Ma siamo noi occidentali che la viviamo così.
E sta solo a noi conferirle questo potere.
Nell’esperienza di Gubbio di fine anno ci siamo imbattuti in un francescano vero.
Viveva con i sandali ed il saio e sorrideva felice.
Ricordo di avere pensato, vedendolo, che la morte sia solo un passaggio, forse stretto, forse pauroso, forse doloroso, ma con un suo significato preciso.
Una porta che non esaurisce la vita ma, semplicemente, la trasfigura.
Nel vedere mia madre morta nel suo letto le prime parole che mi sono uscite sono state: “Dov’è andata?“
Perché io sono sicuro che Lei non stava più lì.
E che, anzi, era addolorata di creare tutto quel trambusto e quel viavai di parenti e amici.
Lei, che non amava le consuetudini borghesi, e che diceva sempre di non fregarsene niente di certi convenevoli.
Io sento che nella morte esista si un mistero, ma che questo mistero sia assai più legato ad una continuazione, che non ad una fine.
Noi nasciamo come una continuazione, e muoriamo rimanendo una continuazione.
Capisco bene il mito greco di La Capria, mi è molto chiaro, ma la vita non è una promessa mancata, né credo sia giusto ritenerla tale.
Certo vengono momenti duri, difficili, paurosamente terribili, anche solo ad immaginarli, ma lì ritengo, comunque, dei momenti.
Certo, invecchiare nel corpo, è una gran fregatura, ma, il mistero che si cela nella morte, è assai più complesso di queste banali, logore e stantie considerazioni.
E se Gesù Cristo è morto su una croce, questa metafora della sofferenza dovrà pure avere un senso.
Quella del mito della promessa mancata è, sicuramente, una visione parziale, di suggestione leopardiana, che non saprei neanche se definire pessimistica, per chi ne subisce il fascino, ma, ad ogni modo, lontana dal mio sentire attuale.
Noi abbiamo il potere di generare la vita, non la morte.
Quello di dare, o di decretare la morte, è un diritto che ci arroghiamo in maniera del tutto arbitraria, e fuori dal contesto delle cose naturali.
E che mi fa schierare ontologicamente a favore di posizioni radicalmente opposte.
Credo, infatti, sopra ogni cosa, che siamo stati creati per vivere, per rispettare tutte le forme di vita, e per per passare, poi, ad un’esperienza diversa.
Mi associo, pertanto, idealmente, con Brunella che augura la vita nel 2007.
Anche se penso che la vita sia solo una parte di un percorso che sento essere meraviglioso.
Se c’è una cosa che mi da gioia in questo momento di dolore è immaginare mia madre nella luce.
Piuttosto penso che vita e morte siano più affini ai concetti di passato e presente che non di inizio e fine.
Ma mi rendo conto che anche questa è probabilmente una percezione terrena errante, giacché immagino che il passato sia una dimensione che, dopo la morte, perda totalmente di significato.
Anche se, per uno come me ora, vivo sulla terra, la morte è inevitabilmente il passato e la vita è altrettanto inevitabilmente il presente.
Che è poi l’unica cosa di cui possiamo essere, fisicamente, certi.
Ed allora viviamolo con gioia e con letizia perché è la vita il mistero più forte.
E che la morte non sia altro che una rinascita. Ricordo, tanto per esprimere un riferimento cinephìle, quanto mi colpì la conoscenza del mistero dei 21 grammi che perdiamo nell’attimo in cui moriamo.
Dovremmo festeggiarla al suo arrivo, e non temerla o acconsentire che ci rechi dolore.
Posso assicurare che per mia madre è stata davvero il manto avvolgente della grande consolatrice, come la definisce Francesco Guccini ne “La locomotiva”.
E che la vita sia dunque per tutti, fondamentalmente, un’esperienza di amore.
Dal dieci gennaio ritorno al lavoro e si chiude questa parentesi esoterica del mio blog, che, non temete, tornerà a parlare di cinema, lì almeno mi sembra, tavolta, di capirci qualcosa.
Quindi ti schieri a favore di “La Carpria”?
;-)
In questo caso ti abbraccio forte anch’io.
Rob.
anzi… ti abbraccio forte Mapi
E’ molto bello questo post Roberto e mi ha anche commossa… per la sofferenza che so l’attraversa in filigrana.
“Un’estate, una bella giornata, la felicità piena, una promessa, ma dentro questo giorno già un ombra che la tradirà.”
E’ difficile riuscire a convivere con l’idea che qualsiasi cosa accada di bello nella nostra vita contenga in sè l’ombra scura che ci tradirà (sarà che sono così vicini a questo tuo dire i miei pensieri ultimamente) Ti abbraccio Mapi
Sei veramente bravo! non riesco a capire come fai? Com’è il film Saturno contro?
Ti ricordi di farmi saper cosa posso fare con le mie lune? (TIM) Non ricordo più quante ne ho. Baci e saluti a te e a Marianna
Donatella
Sei veramente bravo! non riesco a capire come fai? Com’è il film Saturno contro?
Ti ricordi di farmi saper cosa posso fare con le mie lune? (TIM) Non ricordo più quante ne ho. Baci e saluti a te e a Marianna
solo x dirti che hai due messaggi nella posta di splinder :)
t’avrei detto di scriverne, oggi, se non mi fosse apparso indelicato.
ma è proprio ciò di cui si ha bisogno, fa ordine e allevia.
Per quanto si cerchi di trovare delle spiegazioni o delle consolazioni la morte resta per noi inspiegabile.
Due post esoterici forse ma estremamente sinceri nel mettere a nudo il dolore.
Un abrraccio forte e sincero.