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@Federico Caro Federico di Distanza Apparente, innanzitutto benvenuto tra i cinebolgger e sul mio blog, grazie dell’esauriente commento lasciatomi su questo film, non sono molto d’accrodo su quanto hai scritto però.
Il buonismo è un atto dovuto, se si comprende la prospettiva etica dalla quale muove all’azione l’esistente protagonista.
Insomma è corretto dal punto di vista della sceneggiatura.
L’altro pregio è che questa prospettiva si svela e si rivela con una progressione perfetta.
Insomma posso capire che il valore etico in quanto tale non ti abbia convinto, ma dal punto di vista estetico e di coerenza dell’impianto narrativo non trovo nessun rileivo da fare a Cronembreg per questo film, che mi è sembrato più convincente proprio sul profilo dell’azione del precedente “A history of violelence”.
Un cordiale saluto.
Rob.
Ho appena visto il film e devo dire che mi ha deluso. Intendiamoci è un bel film ma in sostanza non racconta nulla. Sono tre le storie che compongono il tessuto narrativo del film. Gli omicidi legati alle voci diffamatorie contro Kirill; lo stupro della 14enne; Nikolai infiltrato nella famiglia mafiosa.
Tutte e tre le storie finiscono per risultare superficiali, quasi secondarie e nessuna viene approfondita a dovere. La prima avrebbe il compito di introdurci nelle “faccende famigliari” dell’organizzazione mafiosa, ma alla fine si riduce a un omicidio e ad una vendetta senza approfondire che cosa ci sia di vero in quelle voci, perchè sono state messe in giro, da chi o che rapporti ci siamo tra la famiglia e i clan rivali. Certo si può intuire ma tutto viene lasciato stare, risultando solo un pretesto per la splendida scena di lotta nel bagno turco.
Lo stupro avrebbe lo scopo di far precipitare Anna nel mondo violento e duro della mafia russa, un po’ come accadeva a Kyle MacLachlan in “Velluto Blu”. Anche lui indagava su qualcosa di losco e vi cadde dentro fino in fondo. Anna, invece, quel mondo lo sfiora appena, non ci finisce dentro praticamente mai. Il bene che lei rappresenta e l’amore per la bambina la spingono a capire ad approfondire, ma di quel mondo ne sente appena l’odore e alla fine la sua storia rimane incompleta e ha solo il pretesto di trovare una motivazione per poter arestare Semyon.
Anche lo stupro vero e proprio rimane una storiella di fondo di cui Semyon sembra protagonista secondario.
La storia di Nikolai invece, (interpretato da un ottimo Mortensen) parte con una puzza di “già visto” che preoccupa. E’ l’autista desideroso di far carriera, (ricorda il Gangster Paul Bettany di “Gangster n°1”), dà l’impressione di dover diventare il preferito dal “boss” a discapito del figlio, legittimo erede al trono, ma troppo istintivo e stupido per governare. Alla fine lo diventa, ma è tutta un’impressione. Appena scopriamo che in realtà è un infiltrato, ma soprattutto che non è affatto il pupillo di Semyon, il film finisce. Il RE viene spodestato nel silenzio con una facilità allarmante. Del principe possiamo intuirne la fine e di tutto il resto ne sentiamo appena l’odore.
“Eastern Promises” poteva essere uno splendido spaccato sulla mafia russa. Cronenberg ha la forza visiva necessaria per raccontarlo e avrebbe potuto farne un capolavoro con il potenziale che il film aveva. Peccato che si è trovato a raccontare una storia che praticamente non esiste, che non crea nè pathos, nè tensione, nè porta lo spettatore ad affezzionarsi alle sorte dei protagonisti (anche perchè non sono mai veramente in pericolo) con un finale dal buonismo assurdo.
Peccato.
non è battuta o ironia per nulla, tutt’altro. le mie “pseudo-recensioni” sono sempre sensazioni a pelle e quindi quando leggo recensioni vere mi rendo conto della leggerezza -fin troppa- con cui scrivo.
dd.
@didaquellavera In questo post sembra un po’ una battuta ;) ma grazie di quello che mi dici.
;-)
@Cinedelia … forse l’unico neo è la visione che emerge della mafia russa … un po’ troppo stereotipata.
Un saluto.
Rob.
complimenti per quello che scrivi.
dd.
Visto ieri…Cronenberg ormai è una garanzia…Non vedo l’ora di comprare il dvd…^^