Bentrovati a tutti.
In questo post I film in uscita dal 22 febbraio 2008 che sono:
- Non è un paese per vecchi – di Joel Coen ed Ethan Coen
- Sweeney Todd il diabolico barbiere di Fleet Street – di Tim Burton
- John Rambo – di Silvester Stallone
- Un uomo qualunque – di Frank A. Cappello
Non è un paese per vecchi
titolo originale: No Country for Old Men
nazione: U.S.A.
anno: 2007
regia: Joel Coen • Ethan Coen
genere: Thriller
durata: 122 min.
distribuzione: United International Pictures
cast: J. Bardem (Chigurh) • J. Brolin (Moss) • T. Jones (Bell) • W. Harrelson (Wells) • K. Gwin (Molly) • K. MacDonald (Carla Jean)
sceneggiatura: J. Coen • E. Coen
musiche: C. Burwell
fotografia: R. Deakins
montaggio: J. Coen • E. Coen
Trama: Tratto dal romanzo “Old Man” di Corman McCarthy. Texas, anni ’80. L’avventura di un uomo che, durante una battuta di caccia lungo il Rio Grande, incappa per caso sulla scena di un traffico di droga andato storto dove sono stati abbandonati alcuni cadaveri, un quantitativo di eroina e soprattutto una valigia con un’ingente somma di denaro. L’uomo decide di prendere con sé la borsa con il prezioso contenuto e inizia la sua fuga disperata per eludere la caccia all’uomo messa in atto da un assassino psicopatico, un ex agente delle forze speciali assoldato da un potente cartello e da uno sceriffo intenzionato a fermare i due inseguitori …
E’ il film che personalmente attendo di più … forse dell’anno.
Io amo visceralmente i fratelli Coen. Ma proprio una cosa esagerata credetemi. “Fargo“, ad esempio, la considero una delle pellicole più intelligenti che abbia mai visto al cinema e “L’uomo che non c’era” uno dei film più incredibili che abbia mai visto.
Dove, tra l’altro, recitava una piccola parte un’ancora acerba mia passione Scarlett Johansson, per dire.
Poi quando si parla di noir i due fratelli sono assolutamente fantastici. Conoscono e frequentano latitudini altre rispetto al panorama del cinema made in USA, e non solo. Nei loro film c’è qualcosa di etico ed al tempo stesso di cinico. Leggono con spietatezza la società americana. L’analizzano e la massacrano. Il loro è uno stile filmico beffardo e sarcastico si, ma che che lascia le ecchimosi. Una crime story quella narrata in quest’opera dove i due peraltro dichiarano che il loro tentativo è stato quello di non aggiungere niente al romanzo di Corman McCarthy motivo per cui tra gli addetti ai lavori è già stato ribattezzato “I Vecchi“. Last but not least il film è stato tra i più apprezzati all’ultimo Festival di Cannes.
E poi sanno girare cavoli. Conoscono l’arte della regia.
Segnalo inoltre la presenza dell’attore Javier Bardem, protagonista del film premio Oscar “Mare Dentro” (2004) di Alejandro Amenábar, che considero un’opera notevole proprio grazie alla sua eccellente interpretazione.
Il film è in nominations per ben 8 premi Oscar, ne ha già vinti 75 ed è stato in nominations per altri 28. E’ uno dei più belli del 2008, datemi retta, anche se il pubblico USA non l’ha amato quanto, credo, farò io. Ma, voglio dire, ci può stare.
Insomma quattro stars virgola cinque, solo perché non è mai facile trasporre dal letterario al filmico, soprattutto se il tentativo è quello di non aggiungere niente …
Sweeney Todd il diabolico barbiere di Fleet Street
titolo originale: Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street
nazione: U.S.A.
anno: 2007
regia: Tim Burton
genere: Musicale
durata: 117 min.
Sito ufficiale: http://www.sweeneytoddmovie.com
distribuzione: Warner Bros
cast: J. Depp (Sweeney Todd) • H. Bonham Carter (Signora Lovett) • A. Rickman (Giudice Turpin) • T. Spall (Beadle Bamford) • S. Baron Cohen (Adolfo Pirelli, il barbiere rivale) • J. Wisener (Johanna) • J. Bell (Anthony Hope) • A. Head (Fantasma) • E. Sanders (Tobias Ragg) • P. Bowles (Fantasma)
sceneggiatura: J. Logan
musiche: S. Sondheim
fotografia: D. Wolski
Trama: Tratto da un testo teatrale di Christopher Bond, ispirato a un racconto giallo vittoriano e musical “Sweeney Todd: The Demon Barber Of Fleet Street” di Stephen Sondheim con testo di Hugh Wheeler. Il barbiere Sweeney Todd, ingiustamente accusato di crimini che non ha commesso, viene arrestato. Uscito di prigione, però, si trasforma in un uomo diverso. Sua moglie e sua figlia hanno sofferto molto della situazione e anche lui ha dovuto subire violenze ingiustificate. Per le strade di Londra, ora c’è un nuovo serial killer armato di rasoio …
Che succede … per una volta un titolo tradotto bene.
Il vecchio zio Tim torna al cinema a tinte nere.
La pellicola, infatti, s’ispira al celebre musical di Broadway “The infamous story of Benjamin Barker“, a.k.a “Sweeney Todd“.
E se il musical di Broadway (precisato che comunque la storia di Sweeney Todd apparve per la prima volta nel 1846 grazie ad una piccola pubblicazione narrativa di Thomas Peckett), faceva degli omicidi del protagonista la metafora di una rivolta delle classi sociali più deboli contro gli abusi dei ricchi, Tim Burton punta forte sull’ossessione del singolo per una giustizia che non è divina, ma individuale e quindi sommaria.
Ora però lo specifico filmico di Burton non riguarda solo e particolarmente la storia, quanto, a parer mio, l’evocazione di una condizione psichica.
Il cinema di Tim Burton è un cinema onirico. Sognante. Asfissiante. Angoscioso. Il regista proietta nei suoi eventi e nei suoi esistenti delle atmosfere che sono assai in relazione con le sue inquietudini e queste sono un po’ lo specchio deformato di certe prospettive che la nostra società ha, in qualche modo, fatto sue.
Ed ecco che dalla giustizia sociale si passa alla vendetta personale.
Come a suggellare una condizione individuale di sofferenza e la perdita (non il lutto) di una una condizione collettiva e proprio per questo sociale.
A Burton interessa di più scavare dentro l’individuo che non dentro la società.
Ed il suo individuo è spesso inquieto, buio, dark, ma filmicamente interessantissimo.
Jhonn Depp poi sta a Tim Burton come Marcello Mastroianni stava a Federico Fellini, una sorta di suo alter ego cinematografico. Un suo Avatar per usare un termine internettiano.
Io credo che gli amanti di Tim Burton avranno pane per i loro denti.
Segnalazione cinefila made in Italy: le scenografie sempre eccellenti del nostro premio Oscar Dante Ferretti.
Tre nominations agli Oscar 2008 e ben dieci premi già vinti ed altre quindici nominations.
Segnalo inoltre che John Logan è lo sceneggiatore anche di “The Aviatror” e de “L’ultimo Samurai“, per dire, mica pizza e fichi.
Per non parlare del premio Oscar Stephen Sondheim. O di Hugh Wheeler.
Come dire che l’aspetto musicale è centrale se è vero che Burton ha definito questa sua opera un film muto con le musiche …
Chi conosco io sono sicuro assegnerà una bomba, io mi limito a quattro stars virgola cinque.
John Rambo
titolo originale: Rambo
nazione: U.S.A. / Germania
anno: 2007
regia: Sylvester Stallone
genere: Azione / Avventura
durata: 93 min.
distribuzione: Buena Vista International
Sito ufficiale: www.movies.break.com/rambo
Sito italiano: www.ramboisback.it
cast: S. Stallone (John Rambo) • J. Benz (Sarah) • M. Marsden (Schoolboy) • G. McTavish (Lewis) • J. La Botz (Reese) • R. Gallegos (Diaz ) • T. Kang (En-Joo) • M. Khim (Tint)
sceneggiatura: A. Monterastelli • K. Bernhardt • S. Stallone • K. Lund
musiche: B. Tyler
fotografia: G. MacPherson
montaggio: S. Albertson
Trama: Vent’anni dopo la mediocre pellicola diretta da Peter MacDonald, la storia infinita di John Rambo, reduce del Vietnam e simbolo di un patriottismo all’acqua di rose ancora ben presente nel cinema d’oltreoceano. John Rambo si nasconde in una sorta di ritorno monastico a Bangkok. Quando un gruppo di volontari in missione di soccorso a Burma non fa più ritorno, un parente si rivolge a Rambo e lo implora di intervenire.
Ma ci avete fatto caso pure voi?
Le ultime cartucce di Sivester Stallone che deve, ammettiamolo, il suo successo solo a due esistenti – da lui interpretati in una interminabile sequenza di sequel (mi si perdoni l’allitterazione) che scadono progressivamente verso il patetico – Rocky e Rambo, sono tutt’e due basate sull’escamotage dell’aggiunta di un nome, grazie nel caso di questo film ai titolisti italiani sempre molto creativi e capziosi convinti di avere in mano una grande leva di marketing … che cogl***i.
A Rocky il cognome Balboa, e questa fu una una scelta di Stallone, ed a Rambo il nome Jhon, e questa è una scelta dei titolisti italiani … e già sento puzza di bruciato.
Come dire che Sly ed i suoi alacri titolisti sono alla ricerca dell’uomo che vive dentro i suoi celebri eroi. Un po’ troppo poco, non vi pare?
Adesso è persino lui a dirigere il suo celeberrimo personaggio eletto eroe nazionale all’epoca di Ronald Regan che lo amava tantissimo e c’è di che riflettere.
Il nostro, in questa pellicola, si pone addirittura degli obiettivi pseudo documentaristi se è vero che il film è ambientato nella zona del fiume Salween, al confine tra la Tailandia e la Birmania, dove, a poca distanza dal conflitto tra i birmani e i Karen, l’ex guerrigliero conduce una vita solitaria lavorando su un battello lontano dai combattimenti.
E, sinceramente, una lectio documentarista da Stallone mi sembra un po’ eccessiva per i miei gusti.
Insomma l’aggiunta del nome John, peraltro manco voluta da lui, e la pseudo denuncia non è materia sufficiente a spingere il sottoscritto – da sempre un non violento, viva la faccia di Dustin Hoffman che si rifiuta da sempre di girare film con scene con solo anche vaghi accenni alla violenza – al cinema. Né il sapore vendicativo che si respira nel plot, assai vicino a quello che è molto made in USA dopo l’11 settembre. E poi non sento alcun bisogno di edonismo stalloniano oggi come oggi. Anzi. Bisognerebbe iniziare a parlare più di Pace che non di Guerra, anche al cinema.
Persino il pubblico americano rimane scettico …
Tre strars in onore all’ex eroe … ed è grasso che cola Sly, ok?
Un uomo qualunque
titolo originale: He Was a Quiet Man
nazione: U.S.A.
anno: 2007
regia: Frank A. Cappello
genere: Commedia
durata: 95 min.
distribuzione: Onemovie
cast: C. Slater (Bob Maconel) • E. Cuthbert (Vanessa) • W. Macy (Gene Shelby) • S. Knopf (Paula) • J. Jones (Scott Harper) • C. Lawson (Nancy Felt)
sceneggiatura: F. Cappello
musiche: J. Beal
fotografia: B. Trost
montaggio: K. Morri
Trama: Bob Maconel è un anonimo impiegato in una moderna metropoli. Vive nell’ombra, lavora nell’indifferenza, soffre in silenzio. Arriva però il giorno in cui non è più disposto a subire. Ma anche quel giorno il destino gli gioca uno scherzo beffardo. Qualcuno ha deciso di ribellarsi prima di lui. Agli occhi di tutti Bob Maconel diventa così un eroe. Da uomo qualunque a star: sarà in grado di rivestire questo ruolo?
Lo sceneggiatore del celebre e mal riuscito film Constantine (2005) Frank A. Cappello diventa regista, è al suo terzo lungometraggio, anche se non ne girava uno dal 1995 – No Way Back.
Il film è sicuramente un flop made in USA e deve competere con due film notevoli come quello dei Coen e quello di Tim Burton nonché con il mito Rambo.
Io lo vedo molto male.
Anzi non lo vedo affatto. Mica posso vederli tutti, eh …
Due stars virgola cinque e sono buono.
Non so perché ma l’attore protagonista nella locandina mi ricorda quello de “In the Company of Men” un film di Neil LaBute del 1997 che mi piacque molto … ma non è lui ho controllato, peccato.
Alla prossima. E non fidatevi delle imitazioni come questa, roba da matti …
A cura di cinemavistodame.