Due post in attesa per due bellissimi film
analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo
si tratta di:
Burn after reading
titolo originale: Burn after reading
nazione: U.S.A.
anno: 2008
regia: Joel Coen • Ethan Coen
genere: Thriller
durata: 95 min.
distribuzione: Medusa Film
cast: B. Pitt (Chad Feldheimer) • G. Clooney (Harry Pfarrer) • J. Malkovich (Osbourne Cox) • T. Swinton (Katie Cox) • F. McDormand (Linda Litzke) • R. Jenkins (Ted Treffon)
sceneggiatura: J. Coen • E. Coen
musiche: C. Burwell
fotografia: E. Lubezki
montaggio: J. Coen • E. Coen
Trama: Osbourne Cox è un ex agente della CIA che dopo essere stato licenziato dall’agenzia investigativa decide di scrivere le sue memorie. Purtroppo, il disco sui cui Osbourne ha salvato tutti i dati necessari a redigere il manoscritto va a finire nelle mani di personaggi senza scrupoli che tentano di rivendere le informazioni contenute nel disco.
E di:
Parigi
titolo originale: Paris
nazione: Francia
anno: 2008
regia: Cédric Klapisch
genere: Commedia
durata: 130 min.
distribuzione: Bim Distribuzione
cast: J. Binoche (Élise) • R. Duris (Pierre) • F. Luchini (Roland Verneuil) • A. Dupontel (Jean) • F. Cluzet (Philippe Verneuil) • K. Viard (panettiera) • M. Laurent (Laetitia)
sceneggiatura: C. Klapisch
musiche: L. Dury • R. Burke
fotografia: C. Beaucarne
montaggio: F. Sandberg
Trama: Pierre, ballerino professionista, ha scoperto di essere gravemente malato ed è in attesa di un trapianto cardiaco. Bloccato in casa, sospeso tra la vita e la morte, dal balcone del suo appartamento di Parigi, Pierre inizia ad osservare gli abitanti del quartiere. Grazie al suo nuovo passatempo e all’arrivo in casa della sorella Élise (che si è trasferita da lui, con i tre figli, per accudirlo) Pierre viene così a conoscenza di un universo umano dove, ognuno con i suoi problemi, cerca come lui di sopravvivere giorno per giorno.
Cosa hanno in comune queste due diversissime pellicole?
"Ma poi che sai di lui, potrebbe essere uno di quelli che conosci su internet" e lei "Anche io lo sono".
Già anche io lo sono. ;-)
Un’opera congegnata con una perfezione quasi maniacale, dove ogni dettaglio non è insignificante, e dove il quadro degli eventi si compie in maniera quasi perfetta.
Juliette Binoche, come al solito, è notevole nella sua eccellente interpretazione.
Spero domani di avere più tempo per approfondire ed allrgare questi spunti.
Stars wars all’amatriciana, lo potete vedere sul loro space:
http://www.myspace.com/scarswars
Che la forza sia con voi!!!
@Jacopo Meno male che simo in parziale disaccordo sennò sai che palle la vita;)
Detto questo non capisco se le vedo io così o tu hai la bizzarra consuetudine a mettere gli accenti sulle U? Mah.
Veniamo ai Coen.
Il film per me ha assolto alla sua destinazione d’uso.
Farmi fare due risate.
Io, insieme al pubblico del sabato sera del cinema Intrastevere di Roma, che non è proprio pizza e fichi, ce le siamo fatte.
Ora lo so che parlare bene dei film di due geni come i Coen non è di moda, non fa figo, e non procura accessi, ma, insomma, dire che non ci siano andati pesanti mi sembra eccessivo.
La CIA ne esce con le ossa rotte.
L’era dei rapporti virtuali pure.
Un certo mondo borghese americano non ne parliamo.
Certo alcune ciambelle riescono meglio ed altre peggio … ma rispetto al cinema che c’è in giro mi sembra che i Coen, anche con questa pellicola, diano una pista a tutti.
Io vorrei vedervi voi alle prese con un film, ma davvero dico.
Per me la storia c’è, ed il fatto che non ero riuscito ad immaginare la fine ne è un indicatore rilevante. Ed io indovino la fine di un film al quarto fotogramma in genere.
Certo non c’è Cormac McCarthy semmai.
Ma paragonare i film girati anni prima dagli stessi registi, come fai tu, insieme a tanti altri presunti esperti solo perché avete visto i film, è una pratica che non capirò mai.
Ma magari è un problema mio.
Io, invece, intravedo sempre nel loro specifico filmico la capacità di lasciare ecchimosi sulla società americana.
C’è un giudizio netto sempre, politicamente scorretto sempre.
Una motivazione all’azione molto discutibile sempre nei loro esistenti. Rimangono quasi sempre nel politicamente scorretto, sono molto abili in questo genere di operazioni.
Non è colpa loro se la società americana è sempre più in degrado e la sua rivisitazione in chiave satirico grottesca riesce sempre peggio.
O se hanno voluto affrontare, in chiave umoristica, un problema che invece è centrale oggi.
Quello dell’essere spiati.
Ed anche in questo sparigliano le carte perché tutto non nasce da un’operazione d’intelligence, ma, al contrario, nella forma più parchiana.
Un CD perso in una palestra, geniale.
In una società che tutto spia un ex analista dalla CIA viene spiato perchè qualcun’altra ha perso un CD con i suoi dati.
Io lo trovo geniale.
E poi non è colpa loro se i palestrati sono come Bradd Pitt, o se i rapporti che nascono su internet hanno dinamiche simili.
Io mi sono divertito, ed il cinema dei Coen lo trovo sempre e comunque molto ironico e beffardo.
Vuoi sapere il loro film che a me è piaciuto di più a questo punto (senza considerare quello dell’Oscar dove parte del merito era nel romanzo di Cormac McCarthy?)
The Man Who Wasn’t There, aka L’uomo che non c’era.
Un caro saluto ed al prossimo disaccordo.
Rob.
Mi trovo completamente in disaccordo con la tùa lettùra di Bùrn After Reading.
Trovo che la componente disscrente/critica nei confronti della società sia troppo sùperficiale e facilotta por portare sùlle spalle qùest’opra minore dei Coen.
Se hai voglia dai ùn’occhiata alla mia recensione.
ciao
Jacopo
http://life-is-a-show.blogspot.com
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[..] Parigi Nonostantetutto [..]