Nei Cinema dal 9 Ottobre 2009
- La doppia ora – di Giuseppe Capotondi
- Ricky – di Francois Ozon
- Motel Woodstock – di Ang Lee
- Fame – Saranno famosi – di Kevin Tancharoen
- Le mie grosse grasse vacanze greche – di Donald Petrie
- Barbarossa – di Renzo Martinelli
La doppia ora
titolo originale: La doppia ora
nazione: Italia
anno: 2009
regia: Giuseppe Capotondi
genere: Drammatico / Thriller
durata: 95 min.
distribuzione: Medusa Film
cast: K. Rappoport (Sonia) • F. Timi (Guido) • G. Colangeli (prete anziano)
sceneggiatura: L. Rampoldi • A. Fabbri • S. Sardo
musiche: P. Catalano
fotografia: T. Radcliffe
montaggio: G. Notari
Trama: Sonia viene da Lubiana e fa la cameriera. Guido è un ex poliziotto e lavora come custode in una villa. Si incontrano in uno speed date. Lui è un cliente fisso. Per lei è la prima volta, e si vede. Poche parole, un’istintiva attrazione. In pochi giorni imparano a conoscersi, a svelare le proprie ferite. Sono sul punto di innamorarsi, quando Guido muore. Improvvisamente, durante una rapina nella villa che dovrebbe custodire. Sonia si ritrova da sola a elaborare un lutto di cui non riesce a trovare il senso. E di cui alcuni addirittura la ritengono responsabile. Mentre il passato di Sonia ritorna, con tutti i suoi nodi non risolti, la realtà che la circonda comincia a collassare, fino a crollarle addosso. Chi è veramente Sonia? E soprattutto, è davvero Guido quello che lei continua a vedere?
Molte sono le ragioni che ci spingono a parlare (ed a scrivere) assai bene di questo film.
La prima è che un film d’esordio, e si sa che noi amiamo le atmosfere aurorali, che si respirano su certi set.
La seconda è che trattasi di film cosiddetto di sceneggiatura.
Che significa? Mi chiederete, e giustamente, voi.
In primis una menzione al Premio Solinas, che voglio dire mica pizza e fichi.
In secundis la peculiarità dell’impianto narrativo.
Viene, in pratica, chiesto allo spettatore di codesta opera, non solo di attivare al massimo i processi d’infralettura narrativa (comprendere, cioè, immaginandoli, i bit di accadimenti non mostrati), ma, addirittura di risovere, insieme agli esistenti, le vicende intricate del film.
Non vogliamo anticipare di più in questa sede.
La terza motivazione attiene alle interpretazioni di Filippo Timi, che si conferma, ancora una volta, come uno dei migliori attori emergenti, e che pare offra al suo personaggio le ombre e le luci di una tenerezza che rischia di sprofondare nel dolore, e quella di Ksenia Rappoport (vincitrice per questa pellicola della Coppa Volpi a Venezia), che conferisce al personaggio di Sonia una fragilità psicologica assolutamente credibile, anche quando sublima nella sorpresa.
Morale?
In pratica quattro stars, e consiglio di questo blog per il weekend.
Ricky
titolo originale: Ricky
nazione: Francia / Italia
anno: 2009
regia: Francois Ozon
genere: Commedia / Drammatico
durata: 90 min.
distribuzione: Teodora Film
cast: A. Lamy (Katie) • S. López (Paco) • A. Peyret (Ricky) • M. Mayance (Lisa) • J. Bolle-Reddat (giornalista) • A. Wilms (medico)
sceneggiatura: F. Ozon
musiche: P. Rombi
fotografia: J. Lapoirie
Trama: Quando Katie, una donna ordinaria, incontra Paco, un uomo ordinario, qualcosa di magico e di miracoloso avviene: una storia d’amore. Dalla loro unione nascerà un bimbo straordinario: Ricky.
Film interessante è invece questo di Francois Ozon che aprì la Biennale di Berlino n° 59.
Luis Buñuel diceva che bisognerebbe filmare i sogni come fossero realtà, e la realtà come fosse un sogno.
‘Ricky’ è un film su un miracolo, pur non essendo un film cattolico.
Una sorta di elogio della diversità, in salsa puramente laica.
Un film rischiosissimo dunque, e, pare, miracolosamente riuscito.
François Ozon è un autore francese che, del resto, ci ha abituato a parecchie sorprese, anche se spesso lascia interdetti sia la critica (quella ufficiale non certo la mia), che il pubblico.
Noi gli accreditiamo 3 stars virgola cinque.
Motel Woodstock
titolo originale: Taking Woodstock
nazione: U.S.A.
anno: 2009
regia: Ang Lee
genere: Commedia
durata: 110 min.
distribuzione: Bim Distribuzione
cast: L. Schreiber (Vilma) • P. Dano • E. Hirsch • J. Morgan • E. Levy (Max Yasgur) • I. Staunton (Mrs. Tiber) • K. Garner • D. Fogler (Devon) • K. Sussman (Stan)
sceneggiatura: J. Schamus
musiche: D. Elfman
fotografia: E. Gautier
montaggio: T. Squyres
Trama: Tratto dal libro “Taking Woodstock, a True Story of a Riot, a Concert, and a Life” di Elliot Tiber, l’uomo che ha reso possibile il festival che raccolse mezzo milione di partecipanti giunti da qualunque parte del mondo, il film – girato vicino a Woodstock – è incentrato su un ragazzo che lavora al motel dei genitori e dà involontariamente il là al concerto-evento del 1969.
Poco si può dire sulle capacità registiche di Ang Lee.
Quanto al film, lo stesso non deve essere confuso con una pellicola che celebra l’anniversario del concerto (40 anni).
Trattasi, piuttosto, della trasposizione dal letterario al filmico del punto di vista che, sul concerto, ebbe Elliot Tiber.
Ciò, in pratica, tende a significare che Ang Lee ha scelto, per questa sua opera – che rinverdisce le atmosfere di “Banchetto di nozze” – lo sguardo di colui che, in questo concerto, intravide un’opportunità personale, ancor prima di realizzare il valore e la portata che quei tre mitici giorni, avrebbero finito con l’assumere per la cultura tout court, e non solo per quella pop.
Tiber ha scritto con Tom Monte il libro “Taking Woodstock. A True Story of a Riot, A Concert and a Life” ed Ang Lee ha preso le mosse dalla sua testimonianza non (quanto meno non solo), per raccontare il concerto (questo in verità era già stato fatto cinematograficamente, e con grande maestria, da Michael Wadleigh, che aveva tra gli aiuti un giovine, un certo ehm … Martin Scorsese), ma per descrivere una Società.
Lo fa attraverso una moltitudine di personaggi, più o meno di primo piano, ognuno dei quali finisce con il rappresentare una delle tante prospettiche facciate, di quella sorta di gigantesco prisma ottico, che erano gli Stati Uniti d’America, all’epoca.
Non meno di tre stars virgola cinque (ma nemmeno di più, eh).
Fame – Saranno famosi
titolo originale: Fame
nazione: U.S.A.
anno: 2009
regia: Kevin Tancharoen
genere: Commedia / Musicale
durata: 120 min.
distribuzione: Lucky Red Distribuzione
cast N. Naughton (Denise) • K. Penabaker (Jenny) • A. Perez de Tagle (Joy) • K. Grammer (Joel Cranston) • M. Mullally (Fran Rowan) • C. Pennie (Malik) • A. Book (Marco) • K. Payne (Alice)
sceneggiatura: A. Burnett
musiche: M. Isham
fotografia: S. Keavan
montaggio: M. Kerstein
Trama: Remake del celeberrimo film diretto da Alan Parker nel 1980. Come l’originale, questa moderna versione è incentrata sulla vita di alcuni studenti che frequentano una scuola di spattacolo a New York, dalle prove per l’ammissione fino al diploma.
Si, ok, e allora?
Ci teniamo l’originale, tanto più che questa operazione nell’era dei talent show stile Maria de Filippi, mi puzza lontano un miglio.
Scommettiamo che, nostro malgrado, sbancherà al box office?
Sempre che regga il passo di Tarantino e di Tornatore, eh.
Noi, però, diamo 2 stars al film, e siamo generosi.
Le mie grosse grasse vacanze greche
titolo originale: My Life in Ruins
nazione: U.S.A. / Spagna
anno: 2009
regia: Donald Petrie
genere: Commedia
durata: 95 min.
distribuzione: Videa CDE
cast: N. Vardalos (Georgia) • R. Dreyfuss (Irv) • A. Georgoulis (Poupi Kakas) • A. McGowan (Nico) • H. Williams (Big Al) • R. Dratch (Kim) • C. Goodall (Dr. Tullen) • I. Ogilvy (Mr. Tullen)
sceneggiatura: M. Reiss
musiche: D. Newman
fotografia: J. Alcaine
montaggio: P. Don Vito
Trama: Georgia è una guida turistica, prende la vita troppo sul serio e nel suo lavoro e addirittura pedante. Tutto sembra andare storto, fino a quando non si trova a fare i conti con uno strampalato gruppo di turisti in vacanza in Grecia, sua terra natale …
Qui, ragazzi, dal combinato disposto del cinema made in Usa e della enorme capacità del Marketing cinematografico italiano non c’è più davvero limite alla decenza.
Della serie.
Loro fanno una merda di film. Si ho detto merda e allora? Quelli ci mettono un titolo civetta. (Che si scherza mattacchioni !!!)
Cosa sono i titoli civetta.
Sono come degli specchietti per le allodole, dove, però, le allodole siete voi.
Tempo addietro ci fu un film, “Il mio grosso grasso matrimonio greco“, una pellicola del 2001, che era un film onesto e divertente. Sempre made in USA e diretto da Joel Zwick.
Ora il gioco qual’è?
Si prende un film che ha in qualche modo attinenza con la Grecia, e gli si appioppa un titolo simile.
Il regista è un altro?
E chi se ne frega noi dobbiamo vendere mica informare.
Ecco ora siete informati.
Il film fa cagare o quasi (eh si scherza eh non sto parlando sul serio, eh).
Noi gli diamo due stars ed una tiratina d’orecchi ai markettari, eh si, vi abbiamo sgamati.
Come? C’è Nia Vardalos che recitava (anche) ne “Il mio grosso grasso matrimonio greco”?
E allora? Anche che ne so Vittorio de Sica, con dei fini assai più nobile di questa pellicola, ha fatto dei brutti film, per dirne una.
Stupisce solo il nome di Tom Hanks come produttore, si vede che avrà bisogno di soldi, mah …
Grosse grasse risate italiane.
Barbarossa
titolo originale: Barbarossa
nazione: Italia
anno: 2009
regia: Renzo Martinelli
genere: Drammatico
durata: 139 min.
distribuzione: 01 Distribution
cast: R. Degan (Alberto da Giussano) • R. Hauer (Barbarossa) • F. Abraham (siniscalco Barozzi) • A. Cupo (Alberto Dell’Orto) • H. Jivkov (Gherardo Negro) • C. Cassel (Beatrice di Borgogna) • K. Smutniak (Eleonora) • A. Molina (Ildegard Von Bingen) • E. Bouryka (Antonia) • H. Shopov (Rainaldo di Dassel) • F. Martinelli (Tessa)
sceneggiatura: R. Martinelli • G. Schottler • A. Samueli
musiche: Pivio • A. De Scalzi
fotografia: F. Cianchetti
montaggio: O. Bargero
Trama: Campagna intorno a Milano, anno 1158. Un ragazzo salva fortunosamente la vita a uno sconosciuto cavaliere. Si chiama Alberto da Giussano, milanese e figlio di un fabbro, e non crede ai suoi occhi quando capisce che il guerriero imponente che ha di fronte è Federico I di Hohenstaufen, l’Imperatore. E’ il primo di una serie di fatali incontri tra due personaggi che per origini e condizione sociale non avrebbero mai potuto incontrarsi. Federico ha un sogno: la realizzazione dell’impero universale. E, insieme, un dubbio che lo tormenta: è davvero lui che Dio ha eletto per quella missione?
E lo so, prima o poi doveva accadere.
Dopo le trasmissioni faziose dei comunisti di Santoro, doveva arrivare, quanto meno al Cinema, la risposta, cinefila, della Lega.
Ed allora questo blog si è documentato. E tenterà di dare una visione oggettiva della questione.
Alla prima milanese del film è stata presente, infatti, ed in duplice veste, la Lega.
Sullo schermo c’era, infatti, quella Lombarda, costituitasi a Pontida nel 1167, e che il 29 maggio del 1176 sconfisse a Legnano, Federico I Hohenstaufen, imperatore del Sacro Romano Impero. (Ma tu guarda i corsi e i ricorsi storici, no?)
Nella platea del magnifico cortile dello Sforzesco, c’era la Lega di Bossi: il leader e poi senatori e ministri.
E c’erano il Presidente del Consiglio (si può scrivere Presidente del Consiglio senza essere denunciati … speriamo di si … incrociamo le dita), e c’era, anche, il sindaco di Milano.
Il regista Martinelli, ha fatto agire Alberto sul territorio, proponendo il film in cinquanta città del nord.
L’eroe milanese è diventato, di fatto, un membro del movimento, efficace e romantico, disponibile e attivo, proprio come un iscritto, anzi come titolare della tessera numero uno.
Il film sul territorio è, appunto, una sorta di apologia della Lega sul territorio: l’intuizione di Umberto Bossi che, fin dai primi anni Ottanta, cominciò a spendersi in prima persona, parlando, dibattendo o attaccando manifesti, nelle vie, nei bar, sui cavalcavia, nelle piazze dei comuni pedemontani della Lombardia.
Era l’idea del rapporto diretto, semplice e antico, senza i media di mezzo, del politico con la gente.
E certo sappiamo che l’idea ha funzionato.
Il film di Martinelli rappresenta un bel vettore di epica e di avventura, peraltro ammettiamolo, assolutamente dimenticati dal Cinema italiano, e costituisce un buon esempio valori (ops … che ho detto), di elementi fondanti della politica, peraltro in gran parte dimenticati, dall’attuale classe sia filo-governativa che non, contemporanea, ne converrete: l’abnegazione e l’eroismo.
Tuttavia in questo blog, ve ne sarete accorti, anche in un caso come questo, che potrebbe rappresentare, come dire, l’occasione più favorevole, non si scrive di politica ma di <cinema.
E come cinema … diciamo non più di 3 stars, …che non si sa mai. ;-)
Mah …
E non dimenticate di vedere tutti i trailer di là, nell’area commenti.
A cura di cinemavistodame.com
[…] su quattro romani( tra bloggher e corsari) solo uno si è detto disponibile ad incontrarmi, ossia Roberto Bernabò . Devo cambiare periodo o […]
Fb sarà intasato e non mi fa accedere per ora, Roberto.
Ti lascio qui i dati
http://www.ilcorto.it/
http://www.ilcorto.eu/archivio-cortometraggi/cortometraggi-festa-di-roma-2009/1799-venerdi-16-ottobre-proiezioni-per-la-festa-internazionale-di-roma-2009.html
Riprovo più tardi in Fb
Ti ho lasciato un messaggio in Fb.
Possiamo entrare in contatto telefonico, Roberto?
Mi hanno appena chiamata da Roma per il mio corto e mi sono emozionata, te lo confesso..
Il corto di mio marito va il 18, il mio è in visione il 16 p.v.
GRAZIE! :D
Roberto, godere di spazi dove dialetticamente confrontarsi è uno dei pochi retaggi della mia giovinezza per il quale nutro un rimpianto cocente.
Negli anni ’70 ( dell’ormai secolo scorso) si sprecavano le occasioni di confronto.
Quindi coglierò al volo la gentile e preziosa occasione che ci offri tutte le volte che avrò qualcosa di intelligente da dire.
Avrai capito quanto tengo al mio lavoro, a quanto costruiamo con fatica perchè ci tengono gli alunni e perchè registriamo chiusure ed incomprensioni.
Ora dobbiamo munirci di nuovo delle attrezzature: per la nuova Preside siamo degli indesiderati, ma è lei che ci perde.
( per la cornaca, quella scuola è andata in tilt con lei.
Un giorno vorrei,magari con un film adatto, discutere del potere al femminile e delle lacune che presenta).
Ora un altro Istituto è interessato al nostro lavoro.
Per quanto riguarda il film suddetto, mi imbarazza un pò confessare che la volontà di assistere alla sua visione afferiscee alla sfera un pò intima e familiare: il Barbarossa, come vichingo, appartiene al mondo degli affetti perchè in famiglia di mio marito son rossicci.
Ma dopo aver letto di Bossi, il vichingo si è colorato di ben altre tinte..:(
In quanto al nostro “pupo” già ho raccontato a mio marito che (forse) ti conosceremo nella “Caput mundi”.
Grazie della gentilissima attenzione
@marzia … tu sei una mia amica, ed una persona che stimo, non sei mai in OT, dunque.
Sentiti libera di dire quello che vuoi, e di segnalare, sia a me, che ai miei lettori, tutto quello che ritieni possa farci, o, che anche non possa, farci piacere.
Che qui, da queste parti, anche con i nostri, (solo apparenti), giudizi tranchant, crediamo ancora, fermamente, nel valore, inestimabile, della conoscenza collettiva.
Con stima.
Rob.
Caspita, Roberto..mi hai demolito la voglia di vedermi “Barbarossa”..
In fb ti ho lasciato un link ed un a notizia ( non so,però, quanto può farti piacere).
Se te lo lascio anche qua sono in Ot?
Spero di no ;)
http://www.ilcorto.eu/archivio-cortometraggi/cortometraggi-festa-di-roma-2009/1823-domenica-18-ottobre-proiezioni-per-la-festa-internazionale-di-roma-2009.html