Weekend al cinema (un post cinefilo tra il serio il faceto)
Nei cinema dal 26 febbraio 2010
- Nord – di Rune Denstad Langlo
- Invictus – di Clint Eastwood
- Afterschool – di Antonio Campos
- Genitori & Figli – Agitare bene prima dell’uso – di Giovanni Veronesi
- Codice: Genesi – di Albert Hughes e di Allen Hughes
- Senza apparente motivo – di Sharon Maguire
- Alta infedeltà – di Claudio Insegno
Il ritorno di Clint Eastwood, i genitori & figli di Veronesi, la gioventù distopica di Afterschool e l’uomo post-apocalittico di Denzel Washington. Weekend ricco di proposte quello che ci aspetta.
Puoi leggere il post sul nuovo numero di cinemavistodame2.com.
I papbili
Nord
Novecento chilometri in motoslitta, per il protagonista del norvegese Nord, snow-movie dell’esordiente Langlo, premiato all’ultimo festival di Berlino con ben due awards e precisamente:
- Il FIPRESCI Prize
- ed il Label Europa Cinemas
Una pellicola che ha il dono della sobrietà e dell’ironia minimalista tipicamente scandinava, questa opera prima di Rune Denstad Langlo (premiato anche al Tribeca), da dieci anni regista e produttore di documentari: snow-movie che dell’archetipo “road” mantiene del tutto, o quasi, inalterate struttura e tòpoi, Nord sfrutta abilmente le incredibili suggestioni date dalle naturali scenografie norvegesi (infinite distese bianche per arrivare al culmine, Troms County, a 500 km dal Circolo Polare Artico) per accompagnare il protagonista (l’imponente Anders Baasmo Christiansen) in questo viaggio estenuante e, al tempo stesso, rigenerante: ogni incontro, ogni personaggio più o meno strambo che troverà lungo il cammino – l’ultimo, il vecchietto nella tenda con la caviglia legata ad una motoslitta è veramente il non plus ultra – servirà a riportarlo. gradualmente alla vita. Che, alla fine, saprà silenziosamente riconoscerlo, guardandolo dal basso verso l’alto.
E’ il film caldamente consigliato da questo blog.
Invictus
E’ anche il giorno di Invictus, diretto da Clint Eastwood e interpretato da Morgan “Mandela” Freeman, leader sudafricano che nel ’95 “accompagnò” la compagine nazionale di rugby, capitanata da François Pienaar (Matt Damon) al trionfo mondiale.
Clint Eastwood vola in Sudafrica per riprendere la finale di coppa del mondo di rugby in Invictus, drammone sportivo dove una partita vale una nazione. Siamo nel 1995: sconfitto l’apartheid, Nelson Mandela, capo carismatico della lotta contro le leggi razziali, diventa presidente del Sudafrica grazie alle libere elezioni. Anche il mondo dello sport viene coinvolto dall’evento: il Sudafrica si vede assegnato il mondiale di Rugby del 1995 e sulla scena internazionale ritornano gli Springboks, la nazionale sudafricana che, dagli anni ’80, era stata bandita dai campi di tutto il mondo a causa dell’apartheid. La squadra ha adesso la possibilità di rifarsi, vincendo il mondiale per i sudafricani di tutti i colori. Nel cast Morgan Freeman nei panni di Mandela e Matt Damon in quelli del capitano della nazionale sudafricana, entrambi candidati all’Oscar. Dall’uomo della rinascita – Mandela – a quello della salvezza: in Codice genesi Denzel Washington è una specie di santo guerriero che in un mondo post-apocalittico deve portare a termine una pericolosa missione: portare a ovest l’ultima copia della Bibbia rimasta. Sulla sua strada un luciferino Gary Oldman.
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Il dubbio
Afterschool
Sinossi: Robert è un giovane studente americano che frequenta un prestigioso college della East Cost. Accidentalmente, un giorno, riprende la morte per avvelenamento da droga di due allieve della scuola. Le loro vite divengono così il soggetto di un progetto audiovisivo concepito per poter accelerare l’elaborazione del lutto collettivo. In realtà il video non fa altro che creare un’atmosfera di paranoia e malessere tra gli studenti e gli insegnanti.
Non sarà l’apocalisse ma uno sfascio generazionale sì. Parliamo di Afterschool di Antonio Campos, protagonista Robert, studente di una prestigiosa scuola del New England che riprende casualmente la morte di due studentesse più grandi. Quel video lo manderà in paranoia.
Gli evitabili
Genitori&Figli: agitare bene prima dell’uso
Il pieno di sale lo fa però (ahimé) il Genitori&Figli: agitare bene prima dell’uso di Giovanni Veronesi, con Silvio Orlando, Luciana Littizzetto, Michele Placido e Margherita Buy.
Un po’ di imbarazzo per questo film italiano che intende riflettere e sorridere sulla famiglia italiana, stigmatizzata da un tema a firma di una quattordicenne, Nina, dove descrive il rapporto coi propri genitori, il fratellino e la nonna. Nel cast tra gli altri Michele Placido, Luciana Littizzetto, Silvio Orlando e Margherita Buy. Dalla Norvegia infine arriva Nord, piccola storia di amicizia che si raffredda in una stazione sciistica.
Codice Genesi
Denzel Washington girovaga nel mondo post-apocalittico di Codice Genesi di Albert Hughes e di Allen Hughes.
Aldilà degli aspetti formali e dell’effetto cromatico del color seppia, il dualismo fede-religione (quest’ultima intesa come istituzione) è solo di facciata, imperniato su quello non meno superficiale tra saper vedere e poter vedere, rivelato dal colpo di scena finale. A conferma di come i problemi posti sul piatto servano solo a spacciare un banale snack-movie in qualcosa di più sopraffino. Intento che se da un lato solleva più di un dubbio sull’onestà ideologica (e l’integrità teologica) dell’operazione, dall’altro (grazie anche all’appeal delle star protagoniste) costringe lo spettatore a restare sveglio. Al prezzo però di addormentare il cervello. Purtroppo.
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Altri film meno degni di nota
Senza motivo apparente
E’ proprio questa lettera aperta al Principe del Terrore l’aspetto più interessante di Senza apparente motivo di Sharon Maguire: pur rinunciando a prendere una posizione “di parte” sulla questione, il film è soprattutto un accorato incoraggiamento alla City – che adesso appare forse un po’ fuori tempo, ma bisogna considerare che il romanzo è stato scritto da Leave proprio nel 2005 – che si fa voce attraverso le parole della protagonista. Per questo forse, i personaggi hanno un ruolo più marginale in questo contesto in cui contano più le parole e l’esile intreccio narrativo sul quale sono adagiate. La bella protagonista si lascia abbordare da un vicino di casa per sfuggire alla routine di una vita che senza suo figlio non avrebbe grandi stimoli, senza sapere che sarà proprio lui – una faccia da schiaffi che l’ha avvicinata per scommessa – a salvarla dal baratro, involontariamente. Durante il suo percorso di risalita, si renderà conto che nulla è ciò che sembra in apparenza, e che anche dietro una facciata di sicurezza possono nascondersi la vigliaccheria e la meschinità, come d’altra parte dietro un assassino può esserci una famiglia come tante, e un ragazzino che aspetta ogni giorno il ritorno di suo padre. Alle parole della donna si sovrappongono spesso (forse in maniera un po’ troppo insistente) ritagli di immagini di vita vissuta e una sottile storyline mystery che si sviluppa e si conclude nella parte centrale del film, che è soprattutto un dramma. Tinte fredde e livide come il cielo di Londra per raccontare una storia dalla struttura semplice, e un’interpretazione convincente da parte della Williams nel ruolo di una donna in cerca di attenzioni, che poi si ritrova a cercare di sfuggire al rimorso e al dolore. Agli altri personaggi (e rispettive interpretazioni) non è lasciato spazio necessario per lasciare il segno, e fungono solo da scenario.
Alta infedeltà
Alta infedeltà di Claudio Insegno (col fratello Pino) tratto dalla piece teatrale, Un marito per due (scritta proprio da Claudio Insegno) e racconta le peripezie di un dongiovanni diviso tra la moglie e l’amante. Mah …