Libertà è una parola che, nel nostro paese, è stata, gradualmente e pervicacemente, svuotata del suo significato.
Non credo, peraltro, che possa, e nemmeno che debba essere sostituita con quella di responsabilità.
Responsabilità poi di chi, se non pretendiamo, prima di tornare alle urne, di cambiare le regole della legge elettorale?
Credo, piuttosto, che la parola Libertà, il cui referente non abbiamo più, debba essere sostituita, oggi, per cercare di ridarle l’accezione che aveva, con i concetti di cambiamento, rinnovamento, rinascimento e di etica.
Cambiamento, perché ci meritiamo una classe politica e dirigente diversa.
Rinnovamento, perché la nuova nomenclatura dovrà essere interprete del bisogno di trasformazione di cui il paese ha bisogno.
Rinascimento, perché da questi prioritari elementi, possano poi scaturire nuove idee perriformare la nostra vilipesa democrazia, al fine di renderla più equa, e giusta, nelle sue scelte di politica economica e fiscale, che da troppi lustri gravano, invece, sempre e solo sulle classi più deboli.
Se tutti pagassimo le tasse, ad esempio, sono assolutamente certo che potremmo allentare la pressione fiscale sia sui lavoratori, che sulle imprese, creando, allora si, le condizioni più faveroveli per una ripresa.
Etica, perché dopo tutto questo, la nuova classe – eletta democraticamente sul principio della rappresentanza parlamentare, derivante dal voto dei cittadini, e non da nomine – dovrebbe orientare la sua azione pubblica e (non guasterebbe affatto, anzi), privata, in modo etico.
Di questo avrebbe bisogno il Paese, ma vedo la realizzazione di un programma così semplice da delineare, molto lontano dalla sua concreta applicazione.
Eppure, chi dette la vita, sognava proprio tutto questo.