Italia | 2010
analisi di eventi esistenti e linguaggio audiovisivo
3 minuti per comprendere l’imperscrutabile: Napoli – a cura di Roberto Bernabò
Uno straordinario documentario di: Ugo Capolupo, Giovanni Cioni, Bruno Oliviero, Paolo Sorrentino, Mario Martone, Gianluca Iodice, Diego Liguori, Roberta Serretiello, Luca Martusciello, Pietro Marcello, Nicolangelo Gelormini, Guido Lombardi, Mariano Lamberti, Andrei Longo, Stefano Martone, Luigi Carrino, Fabio Mollo, Mario Spada, Andrea Canova, Lorenzo Cioffi, Massimiliano Pacifico, Marcello Sannino, Francesca Cutolo, Federico Mazzi, Vincenzo Cavallo, Gianluca Loffredo, Daria D’Antonio
Napoli 24
Titolo originale: Napoli 24
Nazione: Italia
Anno: 2010
Genere: Documentario
Durata: 75′
Regia: Giovanni Cioni, Bruno Oliviero, Gianluca Iodice, Diego Liguori, Roberta Serretiello, Luca Martusciello, Nicolangelo Gelormini, Guido Lombardi, Mariano Lamberti, Andrej Longo, Stefano Martone, Mario Martone (II), Luigi Carrino, Fabio Mollo, Mario Spada, Pietro Marcello, Andrea Canova, Lorenzo Cioffi, Massimiliano Pacifico, Marcello Sannino, Francesca Cutolo, Federico Mazzi, Vincenzo Cavallo, Gianluca Loffredo, Daria D’Antonio, Ugo Capolupo, Paolo Sorrentino
Produzione: Teatri Uniti, Indigo Film, Ananas, Ananas, Sky Dancers
Distribuzione: Cinecittà Luce
Sinossi: Tre minuti ciascuno per uno sguardo sulla città di Napoli: questo è il punto di partenza per l’opera collettiva di ventiquattro registi. Una pluralità di sguardi che racconta una metropoli dove convivono tradizione e avanguardia, superstizione e cosmopolitismo. Ad ispirarli, persone, luoghi e atmosfere di una città naufraga tra sogno e realtà, e che pare perdersi tra poli opposti, molteplici identità ed una irrimediabile complessità.
Ambientazione: Napoli
Note: La gestazione di “Napoli 24 ” è durata quasi tre anni, coincidendo beffardamente con l’esplosione e la recente riemersione dell’emergenza rifiuti. Le vicende della città ne hanno segnato e prolungato il non facile processo produttivo, partito con la ricezione e la selezione di oltre un centinaio di proposte, di autori prevalentemente giovani e giovanissimi, coraggiosi testimoni della inesauribile vitalità creativa del territorio campano.
Mio breve commento al film
Tre minuti ciascuno, per uno sguardo da e su Napoli: il punto di partenza per l’opera collettiva di ventiquattro Autori / Registi.
La città raccontata attraverso tempi, luoghi, modi e sguardi, profondamente diversi, per cercare di coglierne l’irrimediabile complessità.
Una raccolta d’istantanee che, nell’incanalare rapido del loro spazio, provano a fermare un momento, un tempo, quello della giornata passata al mare o alla finestra.
Quello di un uomo che compie 100 anni, e quello di un neonato.
E ancora quello dispari di un pianista jazz, e quello ordinario di una canzone di malavita.
Dimensioni ed atmosfere, ognuna, radicalmente, diversa dall’altra, nel (vano, ed, al tempo stesso ambizioso, progetto), di costruire una sorta di collage, di puzzle della memoria e del contemporaneo, per cercare di comporre l’immagine unitaria di una città in movimento, mai ferma: un luogo altro, la mia Napoli, priva di pregiudizi e di stereotipi.
Una Napoli criptica, struggente, ammaliante nella sua selvaggia, feroce, assoluta, misteriosa, bellezza, ma anche una Napoli vacua, scioccante, vanamente cruenta, dolente, in una progressiva perdita di senso, che nemmeno il nostalgigco rievocatore del Regno delle due Sicilie, potrà salvare, temo.
Una Napoli che, anche nei luoghi comuni, più abusati e logori: come i suoi santi, il porto, i disagi, il cimitero, la bellezza, sa tenere viva una freschezza sempre nuova, sempre diversa.
Una Napoli che sa stupire anche per la sua eccentricità: come nei tre minuti diretti da Paolo Sorrentino, girati in una splendida villa vesuviana della Napoli Nobile che io ho frequentato, dove compare una famiglia a me particolarmente cara, e che non citerò, per doveroso rispetto alla loro proverbiale ospitalità, unita, da sempre, all’altrettanto ammirevole discrezione, che chiude il film, quasi come cercando di recuperare una dignità, un senso di qualcosa che è stato, e che, forse, non sarà mai più.
Una ballata su di una realtà da difendere, e da denunciare al tempo stesso, ma, soprattutto, da non dare mai per scontata.
Ne viene, progressivamente, fuori, un’opera filmica toccante ed inquietante in egual misura, al punto di richiamare nella mia mente le parole di Eugenio Bennato in un memorabile concerto nella zona est, svoltosi a Piazza Mercato negli anni ’90, quando io ancora vivevo lì, e che ci disse:
“Napoli? Napoli è un cosmo. E non ti puoi permettere il lusso di giudicare un singolo aspetto del cosmo, senza essersi presi la briga, (ad aggiungerei io la fatica, anche dolente), di averne compreso l’intero funzionamento“.
Chissà. Forse il collage di tre minuti ad autore tenta di dare una parziale risposta a questa prospettiva.
Anche se non credo che l’opera sia in grado, fino in fondo, di raggiungere questo proposito, ritengo che, al tempo stesso, riesca ad andare molto aldilà di tale intenzione, rimanendo unica nel suo genere, riuscendo ad arrivare a tangere, nella sua costruzione, concetti della Video-Art di Andy Warhol, e tensioni visive che richiamano gli approcci della pittura impressionista.
Settantacinque minuti da non perdere, per un amante, come me, dell’indecifrabile mistero di una Napoli con la quale, prima o poi, dovrò decidere di fare i conti, una volta per tutte.
Alla prossima.