USA 2016
analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo
Il bene e il male del capitalismo finanziario in prospettiva salvifica – a cura di Roberto Bernabò
Money Monster – L’altra faccia del denaro
titolo originale: Money Monster
nazione: U.S.A.
anno: 2016
regia: Jodie Foster
genere: Thriller Finanziario
durata: 95 min.
cast: George Clooney (Lee Gates) • Julia Roberts (Patty Fenn) • Jack O’Connell (Kyle Budweell) • Giancarlo Esposito (Marcus Powell) • Dominic West (Walt Camby) • Caitriona Balfe (Diane Lester) • Dennis Boutsikaris (James Goodloe) • Olivia Luccardi (Arlene) • Joseph D. Reitman (Matty – Floor Manager) • Christopher Denham (Ron Sprecher) • Vernon Campbell (Andre – IBIS Security Guard) • Daniel Moore (Onlooker)
sceneggiatura: Jamie Linden • Alan DiFiore • Jim Kouf
Ulteriori crediti sulla sceneggiatura: Alan DiFiore • Jim Kouf
musiche: Michael Andrews
fotografia: Matthew Libatique
montaggio: Matt Chesse
uscita nelle sale: 12 Maggio 2016
Lost in transalation – il sottotitolo originale: Not every conspiracy is a theory – che tradotto significa: Non ogni cospirazione è una teoria – che nella locandina italiana è diventato: L’altra faccia del denaro
Sinossi: Lee Gates è un venditore televisivo da strapazzo, il cui programma, Money Monster, e la sua stessa vita vengono presi in ostaggio da un terribile uomo armato. Il sequestratore lo accusa di averlo portato alla bancarotta con i suoi consigli d’investimento e mentre il mondo segue in diretta la vicenda, Gates deve fare di tutto per restare in vita. Mentre la sua producer cercherà in tutti i modi di salvarlo, verrà alla luce una scomoda verità.
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In questo post:
- Premessa – la cosa strana e lo specifico filmico
- Il bene dentro il male ed il male dentro il bene
- Analisi di eventi ed esistenti – la paura in diretta
- Dove sono finiti 800 milioni di dollari?
- Il rapporto tra suspense e sorpresa
- Conclusioni
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1. Premessa – la cosa strana e lo specifico filmico
La cosa strana di quando sei un appassionato di film, forse dovrei dire di cinema, è che sin dalle prime sequenze di un’opera, ti viene in mente qualcosa.
Qualcosa che, quella nuova opera, ti rievoca come ricordo, come forma di espressione artistica, come quello che ai Cahiers du Cinéma, André Bazin ed i suoi, chiamavano lo specifico filmico.
Mentre assistevo alla proiezione del film Money Monster (scusate se io lo chiamerò così per via dell’arbitrarietà del sottotitolo italiano), mi è venuto in mente che il film di Jodye Foster me ne ricordava un altro. Ed esattamente “Inside Man” di Spike Lee.
E cosa scopri?
Che, in quel film, Jodie Foster, era nel cast del lungometraggio.
Che Matthew Libatique, il direttore della fotografia di questo film, era lo stesso di Inside Man.
Che Michael Andrews, l’autore delle musiche originali del film, è lo stesso di Donnie Darko, uno dei 100 film più belli della storia del cinema.
Certo, gli artigiani del cinema, anche di un industria così grande come quella made in USA, non sono infiniti, ma sicuramente hai intuito qualcosa circa le intenzioni artistiche e narrative che la regista, Jodie Foster, ha voluto inserire in questo film.
Anche se, come vedremo, la regista ha, in qualche modo, alchemicamente ribaltato, i significati ed i significanti dell’opera di Spike Lee, probabilmente nel tentativo di adattarli ai tempi attuali, e di aggiungere ulteriori elementi di riflessione sul contemporaneo, e sul media televisivo in particolare.
Aggiungendo, sotto questo specifico aspetto, ulteriori riferimenti cinephìle, ad opere come:
- “The Truman Show” di Peter Weir;
- “Quinto Potere” di Sidney Lumet;
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2. Il bene dentro il male ed il male dentro il bene
Assistendo ad una proiezione del film Money Monster, è inevitabile che la vostra esperienza vi porti a continue riflessioni circa una delle questioni centrali, che la regista intende affrontare in questo film.
Cosa è il bene?
Cosa è il male?
Il mondo contemporaneo, occidentale, vive, da tempo, in una sorta d’intorpidimento morale.
Ammettiamolo, accendiamo la TV, ascoltiamo, il più delle volte, notizie che dovrebbero raccapricciarci, ed invece?
Le accettiamo, ormai, quasi come parte integrante della nostra vita.
Come qualcosa di normale, d’ineludibile, quasi come se non toccasse, anche a noi, incidere nella realtà nella quale siamo immersi.
Mia madre soleva dire al riguardo: “Fa molto più male un dente cariato nella propria bocca, che mille morti a Bagdad“.
Non poteva, probabilmente, immaginare, quanto l’era dell’immagine, abbia contribuito ad amplificare questa prospettiva, fino a renderla pervasiva.
Ed i social network non hanno certo contribuito a migliorare la cosa, anzi, salvo rari e sporadici casi.
Qual è, allora, film idea, di Money Monster?
Molto semplice.
Attaccare, esattamente da dentro, il sistema, ed, in maniera molto allegorica, aggredendone proprio le icone più rappresentative.
Il denaro, il suo uso a fini finanziari, ed il media televisivo.
Inestricabilmente connessi, e collegati, all’interno del format dello show “Money Monster“, condotto dal sedicente anchorman Lee Gates, interpretato magnificamente da un George Clooney in grande spolvero, che spettacolarizza un programma nel quale, da esperto broker finanziario, elargisce, in maniera molto pittoresca, consigli ai suoi telespettatori, circa gli investimenti finanziari, secondo lui più convenienti.
Balletti, sigle, momenti clou della trasmissione, che, in qualche modo, sottolineano la serietà con cui la vacuità, per certi versi, l’arroganza, di chi conosce, o pensa di conoscere i segreti dei meccanismi finanziari, vanno in scena, per costruire la fama ed il successo, di un uomo, e della sua broadcaster and financial idea, che, avremo modo di verificare, poggia su dei piedi d’argilla.
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3. Analisi di eventi ed esistenti – la paura in diretta
Alla base dell’impianto narrativo di questo film c’è un’idea ben precisa. Scaraventare lo spettatore difronte ad una situazione di massimo rischio per i protagonisti.
Un massimo rischio che di fatto si trasforma in paura.
E’, a guardare bene, la paura è la vera protagonista di questo film.
Il vero agente alchemico, che muove le fila degli eventi e degli esistenti.
Se Kyle Budweell non avesse paura di non poter più assicurare un futuro a sua moglie ed al figlio in arrivo, semplicemente la storia non esisterebbe.
Se Lee Gates non avesse paura a sua volta per la sua vita, non inizierebbe a mettere in crisi le sue convinzioni sull’investimento che ha così messo in difficoltà Kyle Budweell e tutti gli americani che hanno investito nello stesso modo.
Potrei continuare.
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Ma cosa intende, dunque, rappresentare, in chiave allegorica, questa paura?
Questa paura “in diretta“, non è solo quella che si vive all’interno dell’emittente televisiva di Money Monster.
E’ anche, anzi direi soprattutto, quella sulla quale si fonda la società americana, ormai sotto scacco del capitalismo finanziario, da lei stessa creato.
Un capitalismo iniquo, che genera pochissimi ricchi, e moltissimi poveri.
E’ la paura di chi non riesce più a vivere solo per pagare le bollette.
Ma forse anche qualcosa di più. La paura come condizione esistenziale di tutti. Sia di quelli che dal capitalismo guadagnano, sia di quelli che, invece, ne sono schiavi.
Una paura che cade su tutti, e che è il vero messaggio verso l’alto, dell’opera.
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3.1. Dove sono finiti 800 milioni di dollari?
Ma che, in questo film, diventa un’occasione per trasferire questa paura dei deboli in paura dei forti.
La necessità di dare risposte a Kyle Budweell, diventa l’inizio di una piccola indagine che, Patty Fenn, la producer del programma, metterà in atto, e che dimostrerà quanto il giornalismo americano, sia ancora, probabilmente, l’unica cosa che salveremo di questa storia.
Perché la domanda molto semplice di Kyle Budweell:
“Dove sono finiti 800 milioni di dollari?“
non può accontentarsi di una risposta, solo apparentemente corretta, di un errore matematico di un algoritmo creato per non fallire.
Ed è solo grazie all’apparente ingenuità della domanda, che Patty Fenn, ed i suoi efficientissimi collaboratori, con l’aiuto della responsabile dell’ufficio stampa della società che ha creato il problema, arriverà a scoprire tutta la verità sulle reali cause di quel disastro finanziario.
E questo anche all’inaspettata collaborazione della responsabile dell’ufficio stampa dell’azienda che ha creato il problema.
Ma, questa verità, preferiamo lasciarla scoprire allo spettatore che si fiderà del nostro consiglio di assistere ad una proiezione di questo film.
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3.2. Il rapporto tra suspense e sorpresa
Sotto l’aspetto della narrazione la cosa che più di tutte ho apprezzato in questo fil è la relazione, tipica del genere, tra suspense e sorpresa.
Cioè sin dalle prime battute del film, sappiamo cosa probabilmente per grandi linee accadrà.
Ma non conosciamo esattamente il come la narrazione procederà nel dettaglio.
In questa situazione la cosa importante è quindi la risoluzione di questo specifico aspetto della sceneggiatura.
Se la suspense, infatti, è quell’elemento d’incertezza che trasferisce ansietà all’esistente, e quindi allo spettatore, attraendolo nell’intreccio, la sorpresa è quel bit, posto al termine della suspense, che se agito bene, sorprende esistente e spettatore medesimo, in una soluzione, o in una direzione, che non è facilmente immaginabile.
Ma se il destino del personaggio non ci sorprende, come si può parlare d’incertezza?
Dove trattarsi tutt’al più d’incertezza parziale: la fine è certa, e quello che è incerto sono i mezzi, i modi.
A questo proposito citerei André Bazin, che sosteneva un parallelo con la corrida che potrebbe esserci utile nella comprensione di quanto ho appena detto: “il toro alla fine deve morire ma il problema è come morirà”.
Così l’ansietà non è un riflesso dovuto ad una incertezza sulla conclusione, che è già prevista.
Il fatto è, invece che noi sappiamo quello che sta per accadere, ma non possiamo comunicare l’informazione ai personaggi, con i quali siamo già entrati in solidarietà.
Questo accade quando ad esempio sappiamo che nel giubbotto bomba che viene fatto indossare a Lee Gates c’è un detonatore che i cecchini tenteranno di colpire.
Questa informazione per un certo periodo della narrazione è conosciuta dalla producer e dallo spettatore, ma non anche nè da Lee Gates, né da Kyle Budweell.
Ed è questo che ci fa arrivare alla fine della storia tutto sommato soddisfatti.
Perché solo quando questa relazione è gestita bene, la catarsi finale può concludere la narrazione in maniera convincente, come avviene nel caso di specie.
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4. Conclusioni
Ci è piaciuto questo film?
Io dico di si. Nonostante non tutta la critica sia stata unanime, io lo ritengo un buon film.
Soprattutto la sceneggiatura, secondo me, è costruita bene.
Ed anche le rese attoriali mi hanno convinto molto.
In breve.
Money Monster è un film intelligente, che analizza, in modo efficace e convincente, la manipolazione dell’informazione, della TV (il personaggio di Lee Gates è ispirato a Jim Cramer e al suo show Mad Money), l’utilizzo di internet, e la brutalità della polizia americana.
Niente di non già narrato, certamente, ma non fa mai male meditare su argomenti così complessi e sempre attuali.
Ogni esistente, infine, svolge bene il proprio compito, confezionando un prodotto a mio modo di vedere convincente, anche se non originalissimo.
Niente di più, niente di meno.
Non mancano i riferimenti alla serie “The Newsroom“, come ispirazione della relazione conduttore – regista, e, come già detto all’inizio, al film di Spike Lee Inside Man, in cui Jodie Foster ha recitato con Denzel Washington.
A me ha ricordato anche John Q di Nick Cassavetes, che è venuto ancora prima.
Ma il punto è un altro: è già stato fatto tutto, ok, abbiamo già visto tutto, ok, ma almeno questa è una storia originale (non un remake), e gli addetti ai lavori sono tutti qualificati.
Non è affatto poco.
In conclusione, ho imparato due cose da questo film:
- the show must go on, anche se rischi di saltare in aria,
- è sempre una donna a salvarti la vita, ed è sempre una donna a fregarti di brutto.
Naturalmente nei film …
Alla prossima.
Roberto stelle5
Non ho capito che intendi dire … Grazie del commento comunque.
Grazie @Ismaele, anche la tua è scritta molto bene! Ben tornato anche a te!
gran bella analisi,
e ben tornato :)
film non perfetto, ma merita:
http://markx7.blogspot.it/2016/05/money-monster-jodie-foster.html