cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

C’è ancora domani di Paola Cortellesi

Analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo

Omaggio al neorealismo in salsa innovativa
a cura di Roberto Bernabò

C'è ancora domani_locandina

C’è ancora domani

Regista: Paola Cortellesi
Genere: Drammatico
Anno: 2023
Paese: Italia
Durata: 118 min
Data di uscita: 26 ottobre 2023
Distribuzione: Vision Distribution
Personaggi ed interpreti: Paola Cortellesi: Delia; Valerio Mastandrea: Ivano Santucci; Romana Maggiora Vergano: Marcella Santucci; Emanuela Fanelli: Marisa; Giorgio Colangeli: Sor Ottorino Santucci; Vinicio Marchioni: Nino; Gabriele Paolocá: Peppe; Francesco Centorame: Giulio Moretti.
 
Sinossi: Delia è “una brava donna di casa” nella Roma del dopoguerra: tiene il suo sottoscala pulito, prepara i pasti al marito Ivano e ai tre figli, accudisce il suocero scorbutico e guadagna qualche soldo rammendando biancheria, riparando ombrelli e facendo iniezioni a domicilio. Secondo il suocero però “ha il difetto che risponde”, in un’epoca in cui alle donne toccava tenere la bocca ben chiusa. E Ivano ritiene sacrosanto riempirla di botte e umiliarla per ogni sua “mancanza”. La figlia Marcella sta per fidanzarsi con il figlio del proprietario della pasticceria del quartiere, il che le darebbe la possibilità di migliorare il suo status e allontanarsi dalla condizione arretrata in cui vive la sua famiglia, nonché da quella madre sempre in grembiule e sempre soggetta alle angherie del marito. Per fortuna fuori casa Delia ha qualche alleato: un meccanico che le vuole bene, un’amica spiritosa che la incoraggia, un soldato afroamericano che vorrebbe darle una mano. E soprattutto, ha un sogno nel cassetto, sbocciato da una lettera ricevuta a sorpresa.

Stringete le schede come fossero biglietti d’amore.

Giulio: Non ce devi anna’ più a lavora’…
Marcella: E chi l’ha detto?!
Giulio: Te lo dico io, tu sei mia.

C'è ancora domani immagine 1

C’è ancora domani è il film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi, nota attrice e comica italiana, che interpreta anche il ruolo della protagonista.

“C’è ancora domani” è un dramma in bianco e nero ambientato nella seconda metà degli anni ’40 a Roma.

Il film racconta la storia di Delia (Paola Cortellesi), sposata con Ivano (Valerio Mastandrea), da cui ha avuto tre figli.

La Capitale un po’ come tutta l’Italia è divisa in due: da una parte c’è la spinta positiva, data dalla Liberazione. Dall’altra, invece, la miseria che la guerra si è lasciata alle spalle.

Ivano è il capofamiglia, nonché capo supremo e padrone, che lavora duramente per portare qualche soldo a casa. Non perde mai l’occasione per sottolineare la cosa e per disprezzare la moglie Delia di cui non ha alcuna stima, talvolta con un tono sprezzante e altre volte affermandolo direttamente tramite l’uso della cinghia.

L’unica persona per cui nutre rispetto è quella canaglia di suo padre, noto come il Sor Ottorino (Giorgio Colangeli), un anziano rancoroso e spesso tirannico, di cui Delia si occupa come se fosse la sua badante.

L’unica in grado di recare sollievo alla donna è l’amica Marisa (Emanuela Fanelli), con la quale si lascia andare a qualche momento di leggerezza e di confidenze intime.”

Il film affronta temi come la violenza domestica, la povertà, la discriminazione di genere e la lotta per l’emancipazione femminile.

Nell’analisi che segue proverò a rappresentare aldilà dello svolgersi  della storia cercherò di mettere in evidenza cosa mi hanno trasmesso gli eventi, gli esistenti e il linguaggio audiovisivo del film.

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Significati degli eventi chiave del film

Il matrimonio di Marcella: Il fidanzamento di Marcella con Giulio, il giovane rampollo di una famiglia benestante, può essere visto come una metafora dell’aspirazione a una vita migliore e più stabile. Tuttavia, quando Delia capisce che la figlia andrebbe incontro a un matrimonio simile al suo, in cui verrebbe regolarmente vessata e umiliata, decide di intervenire. Questo può essere interpretato come una critica alla società patriarcale e alle aspettative imposte alle donne.

La distruzione del bar della famiglia di Giulio: Quando Delia decide di far esplodere il locale del futuro genero, questo può essere visto come una metafora della ribellione contro le convenzioni sociali e l’oppressione. È un atto di resistenza che simboleggia il desiderio di cambiamento e di emancipazione.

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La morte di Ottorino: La morte di Ottorino, il suocero di Delia, può essere interpretata come la fine di un’era e l’inizio di una nuova. Rappresenta il passaggio da una società tradizionale e patriarcale a una società in cui le donne possono avere più autonomia e libertà.

Il voto di Delia

Il voto di Delia: L’atto finale del film, in cui Delia decide di andare a votare invece di rimanere a casa durante la veglia del suocero, può essere visto come una metafora del progresso sociale e politico. Rappresenta l’aspirazione a una società più equa e democratica, in cui le donne hanno diritto di parola e possono prendere decisioni indipendenti.

In generale, gli eventi del film rappresentano la lotta per l’emancipazione e la libertà in una società in transizione, con tutte le sue sfide e contraddizioni.

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Breve analisi degli esistenti del film

Gli esistenti del film “C’è ancora domani” possono essere visti come metafore di vari aspetti della società italiana del dopoguerra, ma, ahimé, anche di quella contemporanea:

Delia (interpretata da Paola Cortellesi): può essere vista come una metafora della resilienza e della forza delle donne italiane del dopoguerra. Nonostante le difficoltà e le sfide, Delia continua a lottare per la sua famiglia, per l’avvenire dei filgli e per se stessa.

Ivano Santucci (interpretato da Valerio Mastandrea): può essere visto come una metafora dell’oppressione e dell’autoritarismo. La sua violenza e il suo comportamento oppressivo riflettono le dinamiche di potere e di genere dell’epoca.

Marcella Santucci (interpretata da Romana Maggiora Vergano): che sogna di liberarsi della sua famiglia e migliorare la sua posizione sociale potrebbe suggerire che cercare di sfuggire al proprio passato o cercare di migliorare la propria posizione sociale troppo rapidamente può portare a decisioni affrettate che potrebbero non essere nel proprio interesse a lungo termine. Inoltre, potrebbe anche essere vista come un commento sulla società e su come le donne possono ancora trovarsi in relazioni abusive, nonostante i loro sforzi per evitarle. Questo potrebbe servire come un monito per le spettatrici a fare attenzione nelle loro decisioni e a non lasciarsi accecare dalle apparenze.

Nino (interpretato da Vinicio Marchioni): Nino può essere visto come una metafora della speranza e del cambiamento. Il suo affetto per Delia e il suo desiderio di aiutarla rappresentano la possibilità di un futuro migliore. Metaforicamente, Nino potrebbe rappresentare una via di fuga per Delia dalla sua vita attuale, piena di difficoltà e violenza. Potrebbe simboleggiare la possibilità di un futuro diverso, un’opportunità per Delia di vivere una vita che avrebbe potuto scegliere, lontano dalle costrizioni del suo matrimonio violento. In questo senso, Nino rappresenta la speranza, la libertà e l’amore non realizzato di Delia. Tuttavia, queste sono solo interpretazioni e il significato preciso potrebbe variare a seconda della prospettiva individuale del pubblico.

Ottorino Santucci (interpretato da Giorgio Colangeli): Ottorino può essere visto come una metafora del passato e della tradizione. della famosa cultura del patriarcato di cui tanto si parla. La sua presenza costante nella vita di Delia rappresenta le catene del passato (un passato ancora molto presente) che la tengono legata a un ruolo e a una vita che non desidera.

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Nino e Delia

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Circa il linguaggio audiovisivo del film

Linguaggio audiovisivo del film "C'e ancora domani" di Paola Cortellesi

In “C’è ancora domani” Paola Cortellesi, che ha utilizzato un linguaggio audiovisivo semplice e gentile, che va incontro al pubblico e mai lo respinge. Il film è girato in bianco e nero, un omaggio al cinema italiano di ieri. Questa scelta, insieme all’uso di brani musicali moderni, dà al film una connotazione pop che lo rende diverso da tutto ciò che abbiamo visto fino a ora.

Il film utilizza il bianco e nero del neorealismo, che funziona come un retaggio culturale a cui ogni italiano appartiene. Allo stesso tempo, cerca la decontestualizzazione attraverso le canzoni pop e la messa in scena della violenza domestica come un balletto, per affermare la propria attualità.

Il film fa riferimento a precise istantanee del neorealismo e sottotraccia con i suoi rimandi ai desideri repressi dei melodrammi di Matarazzo. L’uso del linguaggio audiovisivo nel film risponde a un bisogno collettivo di riconoscersi in un passato italiano comune. Io personalmente ho intravisto anche riferimenti a “Una giornata particolare” di Ettore Scola.

In sintesi, il linguaggio audiovisivo di “C’è ancora domani” è un equilibrio tra l’omaggio al passato e la rappresentazione dell’attualità, tra la semplicità e la complessità, tra il dramma e la leggerezza.

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C'è ancora domani di Paola Cortellesi: Cartellone del film

Il film ha ricevuto anche altri premi, come il David di Donatello per la miglior regia esordiente, il David di Donatello per la miglior sceneggiatura originale, il David di Donatello per la miglior attrice protagonista, il David di Donatello per il miglior attore non protagonista.

Il lungometraggio è un omaggio al neorealismo italiano, il movimento cinematografico che negli anni ’40 e ’50 ritrasse la realtà sociale ed economica dell’Italia postbellica, con uno stile documentaristico e un’attenzione ai temi della povertà, della disoccupazione, della violenza, della resistenza, della solidarietà, della speranza. Il film di Cortellesi riprende molti elementi tipici del neorealismo, come il bianco e nero, le riprese in esterni, gli attori non professionisti, i dialoghi in dialetto, le canzoni popolari.

Allo stesso tempo, il film introduce elementi di originalità e innovazione, come l’uso dell’ironia, del musical, del colore, della musica contemporanea, per creare un contrasto tra passato e presente, tra dramma e commedia, tra realtà e sogno.

Il film mi è piaciuto molto, perché è riuscito a commuovermi e a divertirmi allo stesso tempo, a raccontarmi una storia che mi ha fatto riflettere sulla condizione delle donne, sulla storia del mio paese, sul valore della libertà.

La mia tesi è che il film di Cortellesi sia un’opera riuscita, che riesce a coniugare il rispetto per la tradizione cinematografica italiana con la capacità di rinnovarla e di renderla attuale. Vi si respira, inoltre, quell’atmosfera aurorale tipica delle opere prime.

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