Analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo
La visione oleografica e stereotipata di Napoli e di New York nel film di Gabriele Salvatores sull’American Dream, in salsa fiabesco-partenopea
a cura di Roberto Bernabò
Napoli – New York
Titolo originale: Napoli – New York
Data di uscita: 21 novembre 2024
Genere: Drammatico
Anno: 2024
Regia: Gabriele Salvatores
Paese: Italia
Durata: 124 min
Distribuzione: 01Distribution
Sceneggiatura: Gabriele Salvatores
Fotografia: Diego Indraccolo
Montaggio: Julien Panzarasa
Musiche: Federico De Robertis
Produzione: Paco Cinematografica, Rai Cinema
Interpreti e persponaggi: Pierfrancesco Favino: Domenico Garofalo; Dea Lanzaro: Celestina; Antonio Guerra: Carmine; Anna Ammirati: Anna Garofalo; Omar Benson Miller: George; Anna Lucia Pierro: Agnese; Tomas Arana: Il Capitano; Antonio Catania: Joe Agrillo.
Sinossi: Napoli – New York, il film diretto da Gabriele Salvatores, si svolge nell’immediato secondo dopoguerra. Siamo a Napoli, nel 1949, Celestina (Dea Lanzaro) è una bambina povera. La sua casa è stata distrutta dai bombardamenti e lei ha perso quel poco che aveva. Sua zia Amelia non è più in grado di occuparsi di lei, sua sorella Agnese è andata a vivere in America e suo fratello Sasà non fa altro che mettersi nei guai. L’unica persona di cui si fida è Carmine (Antonio Guerra), un ragazzino scapestrato ma buono. I due cercano insieme il modo di tirare avanti come meglio possono, sostenendosi a vicenda. Un giorno, un marinaio americano che si sta imbarcando per New York, chiede a Carmine di sbarazzarsi di un cucciolo di giaguaro promettendogli una ricca ricompensa. Ma quando l’uomo parte senza pagarlo, il bambino e Celestina lo inseguono e finiscono sul piroscafo che li porterà Oltreoceano. Sbarcati a Ellis Island, ai due non resta che trovare il modo di costruirsi una nuova vita …
“Lo straniero povero è sempre straniero, mentre il ricco non è mai straniero”
Celestina
“Napoli – New York” di Gabriele Salvatores è un’opera che intreccia elementi storici e culturali, offrendo una riflessione profonda sull’emigrazione italiana del dopoguerra. Il film trae ispirazione da un soggetto di Federico Fellini e Tullio Pinelli, recuperato e adattato da Salvatores per il pubblico contemporaneo.
1. Trama e tematiche principali
Ambientato alla fine degli anni ’40, il film segue le vicende di due bambini napoletani, Carmine e Celestina, che, orfani e in cerca di un futuro migliore, si imbarcano clandestinamente su una nave diretta a New York. Il loro viaggio rappresenta una metafora delle speranze e delle difficoltà affrontate da milioni di italiani emigrati in cerca di fortuna.
Il tema del viaggio è centrale, simbolizzando non solo un percorso fisico ma anche una trasformazione interiore. La solidarietà tra i personaggi, l’adattamento a nuove realtà e il confronto con l’alterità sono elementi chiave che riflettono le sfide dell’integrazione e dell’identità culturale.
1.1 Riferimenti culturali e omaggi cinephìle
Salvatores inserisce nel film numerosi riferimenti alla cinematografia italiana, in particolare all’opera di Fellini. Una sequenza significativa vede Celestina entrare in un cinema dove viene proiettato “Paisà” di Roberto Rossellini, film alla cui sceneggiatura collaborò lo stesso Fellini.
La nave su cui i protagonisti viaggiano richiama visivamente la “Gloria N” di “E la nave va” di Federico Fellini, sebbene con una rappresentazione meno grottesca e più realistica. Questi richiami non sono meri omaggi, ma servono a contestualizzare la narrazione in una tradizione cinematografica che esplora temi di viaggio, speranza e trasformazione.
1.2 Riflessioni sull’emigrazione e attualizzazione del messaggio
Il film sottolinea le difficoltà affrontate dagli emigranti italiani, evidenziando episodi di discriminazione e razzismo subiti negli Stati Uniti. Questa rappresentazione storica funge da specchio per le sfide contemporanee legate all’immigrazione, invitando lo spettatore a riflettere sulle dinamiche di inclusione ed esclusione che persistono nella società odierna.
1.3 Il richiamo al mondo delle favole
Il richiamo al mondo delle favole non è da considerare un elemento casuale, anzi, poiché in Napoli – New York Salvatores adotta deliberatamente un tono fiabesco, ispirandosi anche alla letteratura “per ragazzi”, da autori come Dickens, Stevenson e Salgari. Inoltre, come ho già avurto modo di spiegare, il film prende spunto da un plot non realizzato di Federico Fellini e Tullio Pinelli, che il regista ha deciso di attualizzare attraverso la sua riscrittura in una sceneggiatura personale, tentando di mescolare la dimensione fantastica e avventurosa della narrazione con un suo personale contributo, creando una storia che richiama l’immaginario letterario e cinematografico di altre epoche, ma con una visione moderna, originale e per certi versi inedita e innovativa.
2. Lo sviluppo del conflitto
Gabriele Salvatores, nel suo approccio alla sceneggiatura di Napoli – New York (2024), e della sua opera di riattualizzazione del plot di Fellini e Pinelli, affronta il tema – a me caro – dello sviluppo del conflitto con una sensibilità che mescola elementi di realismo sociale e introspezione emotiva. Il conflitto, in questo caso, non si limita a una lotta esterna interpersonale tra i protagonisti e il mondo che li circonda, ma si intreccia con la tensione interna, in chiave intra personale, che nasce dai desideri e dalle speranze degli esistenti. Salvatores costruisce una narrazione in cui il conflitto nasce da un incontro / scontro di mondi: la Napoli post-bellica, segnata dalla povertà e dalla disperazione, e l’America, (rappresentata da New York), simbolo di un’opportunità che appare tanto promettente quanto incerta.
Nell’intreccio narrativo, questo conflitto si sviluppa su più piani:
a) quello sociale, tra le difficoltà della vita in Italia e il sogno di una vita migliore oltreoceano;
b) quello personale, legato ai desideri di riscatto e alla ricerca di un’identità in un mondo nuovo.
Salvatores, noto per la sua capacità di mescolare il realismo con elementi onirici, utilizza la sceneggiatura per esplorare le sfumature emotive dei personaggi.
L’arrivo in America, infatti, non segna la fine del conflitto, ma un’evoluzione del medesimo, dove la realtà del Nuovo Mondo, pur ricca di opportunità, porta con sé altre sfide, come affrontare il razzismo, la solitudine e le difficoltà necessarie per adattarsi a una cultura altra.
Il regista costruisce lo costruisce e lo sviluppa in maniera lenta, graduale, senza risolverlo in maniera netta, ma lasciando che le tensioni aumentino man mano che i personaggi si confrontano con le proprie aspettative e delusioni. Con la battaglia per la libertà e la liberazione della sorella di Celestina.
La sceneggiatura si focalizza su momenti di introspezione, nei quali i protagonisti riflettono sulla loro identità e sulla frattura tra il loro passato e le prospettive future. In questo processo, Salvatores esplora anche la dualità tra realtà e sogno, utilizzando elementi simbolici e visivi che rappresentano il conflitto tra il desiderio di un futuro migliore e la difficoltà di adattarsi a un mondo che, pur promettendo la realizzazione dei sogni, non è mai privo di contraddizioni e difficoltà.
Il conflitto in Napoli – New York è quindi un tema centrale che attraversa la trama, non solo come un elemento di separazione tra le due culture, ma anche come una riflessione profonda sulle sfide esistenziali che accompagnano ogni cambiamento significativo nella vita di una persona. Salvatores gestisce questa dinamica con sensibilità, dando al conflitto una dimensione universale che trascende il contesto storico e geografico del film.
3. Analisi degli eventi
3.1 Il viaggio come simbolo di ricerca e identità
Il viaggio da Napoli a New York, pur trattandosi di una migrazione fisica, è principalmente un viaggio interiore alla ricerca di sé. Napoli rappresenta per il protagonista una città ricca di tradizioni e di memorie, ma anche un luogo di limitazioni e frustrazione. New York, come nel caso di tanti migranti, rappresenta sia la promessa di nuove opportunità che la difficoltà dell’adattamento. Il viaggio da Napoli a New York diventa quindi simbolo di un conflitto profondo: restare fedeli alle proprie radici o abbracciare una nuova identità culturale per affrontare il futuro.
3.2 Le radici e la nostalgia per Napoli
Nel film, Napoli emerge come una città legata al cuore e alla memoria, un punto di riferimento che, pur essendo fisicamente distante, continua a condizionare la vita del protagonista. La nostalgia per la città d’origine diventa un potente significante culturale. Napoli rappresenta un mondo che è legato tanto a valori familiari quanto a un’immagine più idealizzata della vita, fatta di calore umano, relazioni strette e tradizioni che si perdono nel tempo.
Questa nostalgia diventa spesso un peso emotivo, con il protagonista che vive tra il desiderio di tornare a Napoli e la necessità di affermare la propria autonomia nella nuova realtà newyorkese. Il contrasto tra questi due mondi (Napoli e New York) diventa la chiave di lettura dell’identità del personaggio e della sua lotta interiore.
3.3. Il processo ad Agnese, la sorella di Celestina
Nel film, il processo che riguarda Angese rappresenta un momento cruciale per lo sviluppo del conflitto e della narrazione.
Il processo non è solo un evento legale, ma diventa anche un simbolo della lotta per emancipara la condizione dei migranti italiani, fino ad allora trattai in maniera molto classista dalla giustizia americana. Angese, nel contesto del processo, non è solo accusata di qualcosa di concreto, ma diventa una figura su cui si proiettano tutte le ansie e le paure dell’America perbenista e bigotta. La sua resistenza al cambiamento, alla volontà di adattarsi e per certi versi di piegarsi al maschilismo imperante, rappresenta un rifiuto che va contro la corrente di un’epoca che cerca di evolversi, di lasciare alle spalle le rovine del passato per abbracciare nuove possibilità.
Il processo ad Angese diventa così una metafora del giudizio sociale verso chi non accetta o non può accettare la nuova realtà che sta emergendo. La sua condanna simbolica a rimanere in un passato che sembra ormai superato e il rifiuto di adattarsi alla nuova vita all’estero sottolineano una tensione generazionale e culturale. La figura di Angese, legata alla famiglia e alla tradizione, viene messa in discussione da un sistema che spinge verso il cambiamento, verso la modernità, rappresentata da chi, come Celestina, è disposto a partire e a cambiare vita.
Ecco alcuni ulteriori spunti di riflessione.
Significato del processo
- Giustizia e pregiudizio: Il processo rappresenta la lotta per la giustizia in un contesto segnato da pregiudizi e discriminazione. Agnese è una figura simbolica che incarna la speranza di un trattamento equo e imparziale in una società spesso ingiusta.
- Condizione femminile: Il personaggio di Agnese e il suo processo mettono in luce le difficoltà e le sfide affrontate dalle donne, in particolare in un’epoca e in un contesto socio-culturale dove i diritti delle donne erano spesso ignorati o violati.
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Speranza e resilienza: Il processo diventa anche un simbolo di speranza e resilienza, non solo per Agnese ma per tutte le persone che combattono contro le ingiustizie. La sua lotta rappresenta un grido di resistenza contro l’oppressione e la discriminazione.
Impatto Culturale
- Riflessione sociale: L’intero evento del processo ad Agnese è una riflessione sulle dinamiche sociali e culturali dell’epoca, offrendo uno spaccato delle lotte individuali e collettive per l’equità e i diritti umani.
- Critica al sistema: Attraverso il processo, Salvatores critica le disfunzioni del sistema giudiziario e sociale, mettendo in evidenza le disparità e le ingiustizie sistemiche.
- Educazione e consapevolezza: Il film, e in particolare la rappresentazione del processo, funge anche da strumento educativo, sensibilizzando il pubblico su temi di grande rilevanza sociale e morale.
3.3. Il sette bello come correlativo ogettivo di una fortuna da conquistare con tutti i mezzi
La carta del “sette bello” che Celestina passa di nascosto al fratello rappresenta un elemento simbolico di grande importanza. Il “sette bello”, un termine che fa riferimento a una carta del mazzo tradizionale delle carte napoletane, viene inserito nella trama come un segno tangibile della ricerca di una fortuna da conquistare a qualsiasi costo, un tema centrale nel contesto del film.
Questa carta non è solo un oggetto fisico, ma rappresenta un vero e proprio correlativo oggettivo delle speranze e delle illusioni che i personaggi, in particolare Celestina e il fratello, ripongono nel futuro. Nel contesto della cultura popolare, la carta del “sette bello” è spesso associata alla buona sorte e al cambiamento positivo, e nel film diventa il simbolo di un sogno che i protagonisti cercano di raggiungere, anche se ciò implica scelte rischiose o moralmente discutibili. La carta rappresenta dunque non solo il desiderio di migliorare la propria condizione, ma anche la credenza che la fortuna possa arrivare improvvisamente e che sia necessario giocarsi tutto per raggiungere una vita migliore.
Il gesto di Celestina, che passa la carta di nascosto al fratello, sottolinea il suo desiderio di proteggere e allo stesso tempo di spingere il fratello verso una possibilità di riscatto, ma anche l’idea che la fortuna sia qualcosa che può essere manipolata o sfruttata. Passare la carta di nascosto è simbolico di una transizione, di un passaggio segreto, che indica che il destino non è mai completamente nelle mani della sorte, ma richiede azioni, ingegno e determinazione. Celestina e il fratello, così, si trovano coinvolti in un gioco di scelte difficili, dove la fortuna sembra essere l’unica via per raggiungere il successo, ma richiede il coraggio di affrontare sfide e sacrifici.
La carta, quindi, funge da oggetto emblematico che personifica la ricerca di un futuro migliore attraverso mezzi che vanno oltre il semplice destino, alimentando il desiderio di conquista e la necessità di combattere per ciò che si vuole, anche quando le circostanze sembrano essere avverse. Diventa, in questo senso, un simbolo potente di lotta e speranza, ma anche di una realtà dove la fortuna e la determinazione sono spesso legate in modo inestricabile.
3.4. La cultura del “melting pot” a New York
New York, come città simbolo del melting pot, rappresenta un mondo diverso, in cui le culture si mescolano e coesistono. Tuttavia, mentre da un lato questa mescolanza può apparire come una grande opportunità di crescita, dall’altro può risultare alienante, poiché il protagonista si trova a dover conciliare la propria identità napoletana con una nuova realtà multiculturale. La città, pur dando l’opportunità di reinventarsi, mette il protagonista di fronte al rischio di perdere la propria identità culturale.
Il film mostra anche il confronto tra l’autenticità delle tradizioni napoletane e la dinamicità e frammentazione del nuovo mondo, con la consapevolezza che l’adattamento a un’altra cultura non è mai facile. New York offre un contesto di globalizzazione e modernità che può mettere in discussione il valore delle tradizioni.
3.5. La lingua come segno di appartenenza
Anche la lingua gioca un ruolo fondamentale come segno di identità culturale. Il dialetto napoletano è il segno di appartenenza alla comunità napoletana, ma, nel contesto di New York, rappresenta anche una sorta di barriera. La difficoltà di comunicare e di farsi comprendere, o il bisogno di adattarsi alla lingua locale, diventa una metafora della difficoltà di integrare due mondi. Il protagonista si trova a confrontarsi con la necessità di conservare il proprio legame con la lingua e la cultura napoletana, senza però rimanere intrappolato in essa.
3.6. L’adattamento e il cambiamento
Un altro significante culturale importante riguarda il tema del cambiamento e dell’adattamento. In un mondo globalizzato, come quello in cui il protagonista si ritrova a vivere, le identità sono sempre più fluide e in continua evoluzione. Napoli rappresenta la stabilità culturale, ma anche una visione più statica della vita, mentre New York offre la possibilità di crescita e trasformazione. La tensione tra il desiderio di rimanere fedele alle proprie origini e la necessità di adattarsi a un contesto che spinge verso il cambiamento diventa uno dei temi centrali del film.
3.7. Il contrasto tra passato e futuro
Infine, il film esplora il contrasto tra il passato e il futuro. Napoli è un luogo carico di memorie e storie, ma anche di una certa inquietudine, mentre New York è proiettata verso il futuro, con le sue possibilità, ma anche le sue difficoltà. Questo contrasto genera nel protagonista una frattura temporale e culturale, che si traduce in una ricerca di equilibrio tra il voler preservare le tradizioni e l’abbracciare le sfide di una nuova vita.
4. Analisi degli esistenti
4.1 Carmine: il sopravvissuto
Carmine è un ragazzo che incarna il pragmatismo e la resilienza, tipici di chi è cresciuto tra le difficoltà del dopoguerra.
- Caratteristiche principali: È introverso, protettivo e dotato di un profondo senso di responsabilità, soprattutto verso Celestina. La sua maturità precoce è una diretta conseguenza della perdita dei genitori e della necessità di farsi carico della propria sopravvivenza.
- Simbolismo: Carmine rappresenta la determinazione di una generazione che ha vissuto la guerra e le sue devastazioni, ma non ha perso la speranza in un futuro migliore. La sua capacità di adattarsi e di improvvisare lo rende il simbolo del migrante che si reinventa per affrontare l’ignoto.
- Evoluzione: Durante il viaggio, Carmine si scontra con le proprie paure e il proprio senso di inadeguatezza. La responsabilità nei confronti di Celestina lo costringe a crescere ulteriormente, passando da semplice sopravvissuto a guida consapevole.
4.2 Celestina: la sognatrice
Celestina è il contraltare di Carmine: la sua visione del mondo è intrisa di ottimismo e immaginazione.
- Caratteristiche principali: È vivace, curiosa e dotata di una sensibilità che la porta a vedere la bellezza anche nelle situazioni più drammatiche. La sua giovinezza è segnata da una capacità straordinaria di sognare e immaginare un futuro migliore.
- Simbolismo: Celestina rappresenta l’innocenza e la speranza. Attraverso i suoi occhi, il viaggio verso New York assume una dimensione quasi fiabesca, che contrasta con il realismo crudo del contesto storico. Questo dualismo è essenziale per bilanciare il tono narrativo del film.
- Evoluzione: Sebbene parta come una figura più fragile e dipendente, Celestina dimostra una forza interiore sorprendente, soprattutto nei momenti di crisi. La sua capacità di credere negli altri, incluso Carmine, è ciò che spesso permette ai due di superare le difficoltà.
4.3 La loro relazione: un microcosmo dell’emigrazione
La dinamica tra Carmine e Celestina è il cuore emotivo del film:
- Complementarità: Carmine e Celestina non sono solo due bambini, ma rappresentano due forze opposte che si completano. Lui incarna il realismo necessario per sopravvivere, mentre lei offre la visione e la speranza necessarie per guardare avanti.
- Conflitti e crescita: Le loro differenze generano momenti di tensione, ma questi servono a rafforzare il loro legame. Carmine impara da Celestina a sognare, mentre lei trova in lui il coraggio per affrontare le proprie paure.
- Famiglia ritrovata: Pur non essendo legati da vincoli di sangue, i due costruiscono una famiglia simbolica, incarnando il tema universale dell’unità e della solidarietà che nasce nei momenti di difficoltà.
4.4 Angese, la sorella di Celestina
Il personaggio di Angese, sorella di Celestina, rappresenta una figura complessa che svolge un ruolo importante sia a livello emotivo che narrativo. Sebbene il film si concentri principalmente sul viaggio e sull’emigrazione, Angese è un personaggio che incarna il legame familiare e le difficoltà della condizione femminile in un contesto storico di transizione tra l’Italia del dopoguerra e l’America.
A livello psicologico, Angese si caratterizza per una forte connessione emotiva con Celestina, ma al tempo stesso per una sua individualità, che emerge nei momenti in cui la sorella cerca di partire per l’America. Questo contrasto tra il desiderio di rimanere e quello di partire crea una tensione costante tra le due sorelle, e rappresenta una riflessione sulle scelte individuali e familiari di fronte alla sfida dell’emigrazione. Il personaggio di Angese è intriso di un sentimento di responsabilità nei confronti della famiglia, eppure il suo sguardo sul futuro è più scettico rispetto a quello di Celestina.
A livello visivo e narrativo, Angese si distingue per la sua fisicità e per il modo in cui viene fotografata. In contrasto con le sequenze oniriche che coinvolgono Celestina, le scene che la vedono protagonista tendono ad avere un tono più realistico e concreto, sottolineando la sua funzione di “ancora” alla realtà napoletana, di radice che trattiene la protagonista e la sua famiglia.
Caratteristiche principali: Angese è una donna pragmatica, realista e profondamente legata alle tradizioni della sua terra e della sua famiglia. A differenza della sorella Celestina, che è spinta dalla speranza di un futuro migliore in America, Angese è più scettica riguardo alla possibilità che l’emigrazione possa risolvere le difficoltà che la famiglia sta affrontando. Sebbene dimostri un grande affetto per Celestina, è spesso la voce di chi teme l’ignoto e preferisce rimanere ancorato alla sicurezza, anche se limitata, della realtà napoletana. Il suo carattere è forte, ma è anche segnato dalla preoccupazione per il futuro e dal senso di responsabilità verso la sua famiglia. Angese è meno incline a fuggire dai problemi e più concentrata sulla speranza che le cose possano migliorare all’interno della propria terra, senza il bisogno di partire. Questo la rende un personaggio di stabilità emotiva, ma anche di resistenza al cambiamento.
Simbolismo: Angese incarna un simbolo della resistenza al cambiamento e della permanenza nelle proprie radici. La sua figura rappresenta la tradizione, la famiglia e l’attaccamento alla cultura locale, che si contrappone al sogno di rinnovamento e speranza di Celestina. Mentre la sorella guarda verso un futuro incerto ma promettente in America, Angese simboleggia il valore del legame con la propria terra, con il passato e con le relazioni familiari. È anche il simbolo della lotta interiore tra il desiderio di conservare la propria identità e la paura di perdere la propria cultura nell’incontro con il “nuovo” che l’emigrazione porta. Angese, pur non essendo apertamente ostile verso la partenza di Celestina, rappresenta quella parte della società che fatica ad abbandonare le proprie radici per inseguire un’illusoria promessa di felicità altrove.
Evoluzione: Nel corso del film, l’evoluzione di Angese è meno evidente rispetto a quella di Celestina, ma comunque significativa. All’inizio, Angese è chiaramente contraria all’idea di emigrare e guarda con una certa diffidenza alla prospettiva di un futuro oltreoceano. Tuttavia, il suo carattere più riflessivo e razionale entra in contatto con il cambiamento che la realtà dell’emigrazione porta con sé. La sua evoluzione è legata principalmente a un progressivo adattamento al concetto di cambiamento, sebbene con molta più cautela e resistenza rispetto alla sorella. Angese, pur non avendo l’energia e il fervore della giovane emigrante, sembra iniziare a comprendere che, pur rimanendo legata alla sua terra, non può rimanere completamente immune all’evoluzione sociale e culturale che segna il cammino di Celestina. La sua evoluzione si concentra quindi sulla consapevolezza che, anche restando ancorata alla sua identità e alle sue radici, deve fare i conti con la realtà del cambiamento e con il fatto che, forse, il futuro non sarà mai come lo aveva immaginato.
In conclusione, Angese è un personaggio che rappresenta la conservazione della tradizione e la paura dell’ignoto, ma anche l’incapacità di sfuggire completamente al corso della storia e ai cambiamenti inevitabili. La sua evoluzione si svolge all’interno di un processo interiore che riflette la tensione tra il passato e il futuro, tra il desiderio di stabilità e la consapevolezza che nulla rimane invariato.
4.5 Domenico e Anna Garofalo
Anna e Domenico sono i personaggi protagonisti del film, essenziali in “Napoli – New York”, poiché rappresentano la realtà degli adulti in un contesto di emigrazione e difficoltà. Attraverso di loro, Gabriele Salvatores esplora temi di perdita, sacrificio e resilienza, ampliando la prospettiva narrativa oltre quella dei giovani protagonisti.
4.6 Domenico Garofalo: il disilluso
Domenico è un uomo che incarna il pragmatismo e il cinismo tipico di chi ha conosciuto troppo dolore e poche vittorie.
Caratteristiche principali
Domenico è pragmatico, segnato dalle difficoltà e dal desiderio di trovare un futuro migliore, ma anche dal disincanto verso il sogno americano. È un personaggio complesso, diviso tra la protezione della famiglia e la propria lotta personale contro le avversità.
Ruolo simbolico
Rappresenta una figura paterna alternativa per Carmine e Celestina, pur mantenendo una certa distanza emotiva. Domenico incarna una generazione di uomini che hanno sacrificato i propri sogni per garantire la sopravvivenza della famiglia.
Relazione con Anna
Domenico è spesso in tensione con Anna, evidenziando il peso delle difficoltà economiche e personali sulle relazioni familiari. Tuttavia, nonostante i contrasti, il suo amore per la moglie e la famiglia emerge nei momenti di crisi, rivelando una vulnerabilità nascosta.
Evoluzione
Durante il viaggio, Domenico passa dal cinismo iniziale a una maggiore apertura verso gli altri, spinto anche dall’innocenza e dalla determinazione di Carmine e Celestina. Questo lo rende una figura simbolica di speranza ritrovata, seppur fragile.
4.7 Anna Garofalo: il cuore resiliente
Anna è la controparte emotiva di Domenico, rappresentando una forza interiore che deriva dall’amore e dalla speranza.
Caratteristiche principali
E’ empatica, altruista e capace di mantenere viva una scintilla di ottimismo anche nei momenti più difficili. È una donna che porta il peso delle responsabilità familiari con una grazia che non sconfina mai nella resa.
Ruolo simbolico
Incarna la figura della madre universale, non solo per i propri figli (se presenti), ma anche per Carmine e Celestina, verso i quali sviluppa una protezione naturale. La sua presenza richiama l’archetipo della madre terra, nutriente e accogliente, che offre rifugio in tempi di crisi.
Relazione con Domenico
Anna e Domenico rappresentano due lati opposti della risposta alle avversità: mentre lui tende al disincanto, lei conserva la capacità di sperare. Questo li rende complementari e, sebbene i conflitti tra loro siano evidenti, mostrano un’unità familiare che diventa un pilastro per affrontare il viaggio.
Evoluzione
Anna non cambia drasticamente durante il film, ma si rivela una figura sempre più essenziale nel creare un senso di comunità tra i migranti. La sua gentilezza e il suo coraggio ispirano anche gli altri personaggi, rendendola un fulcro emotivo della narrazione.
4.8 La coppia come specchio del contesto storico
Domenico e Anna non sono solo personaggi, ma rappresentano una generazione che ha vissuto il trauma della guerra e della povertà, cercando di ricostruire una vita per sé e per i propri cari:
- Domenico è il simbolo della disillusione, rappresentando chi vede il sogno americano come un miraggio o una necessità più che una possibilità reale.
- Anna, invece, incarna la speranza, dimostrando che l’amore e la resilienza possono resistere anche nei momenti più bui.
Insieme, offrono una prospettiva adulta sul viaggio migratorio, mostrando che non si tratta solo di opportunità, ma anche di sacrificio, dolore e trasformazione.
Entrambi giocano un ruolo importante nel percorso di crescita dei due giovani protagonisti:
- Domenico offre a Carmine un esempio di come affrontare la realtà con pragmatismo, ma anche di come non lasciarsi consumare dalle difficoltà. Carmine vede in lui cosa potrebbe diventare se si lasciasse sopraffare dal disincanto.
- Anna, invece, si lega maggiormente a Celestina, diventando una figura materna che la aiuta a coltivare la speranza e a credere nel futuro.
Domenico e Anna Garofalo sono personaggi ricchi di sfumature, che arricchiscono il film con il loro realismo e la loro umanità. Attraverso le loro esperienze e la loro relazione, “Napoli – New York” esplora le difficoltà e i sacrifici dell’emigrazione, offrendo una visione adulta e matura che bilancia la prospettiva giovanile dei protagonisti. La loro presenza rafforza il messaggio universale dell’opera: che il viaggio migratorio non è solo un atto fisico, ma una trasformazione profonda che coinvolge l’intera persona e i legami familiari.
4.9 Il direttore del quotidiano italo – americano Joe Agrillo
Il direttore del giornale quotidiano italo-americano Joe Agrillo interpretato da Antonio Catania, gioca un ruolo fondamentale nella dinamica dell’intreccio narrativo. La sua figura è quella di un individuo che dà molta enfasi al significato del processo, utilizzandolo non solo come un evento legale, ma anche come un’opportunità per riflettere e riflettere su temi sociali più ampi, come l’emigrazione, la lotta per la sopravvivenza e la definizione dell’identità, la libertà, la giusta considerazione degli immigrati italiani. Joe rappresenta quella parte della società che vede il processo come un’occasione per alimentare il dibattito pubblico, quasi come se il caso di Angese fosse un simbolo più ampio delle sfide che la società italiana sta affrontando nel periodo storico del dopoguerra.
Il suo approccio al processo non è neutrale; egli lo usa come strumento per mettere in evidenza le contraddizioni e le tensioni sociali del momento. Piuttosto che considerare il caso di Angese in termini di giustizia legale, lo interpreta come una manifestazione di un conflitto più ampio tra conservatorismo e progressismo, tra chi vuole mantenere intatte le tradizioni e chi desidera abbracciare il cambiamento radicale rappresentato dall’emigrazione e dalla ricerca di nuove opportunità. Il suo ruolo di osservatore e commentatore della realtà lo porta ad enfatizzare l’aspetto simbolico del processo, enfatizzando l’importanza di questo “giudizio” come rappresentazione del giudizio collettivo sulla società e sulle sue scelte future.
- Enfasi mediatica: Il direttore del giornale, interpretato da Antonio Catania, gioca un ruolo chiave nel dare visibilità al processo. La sua enfasi mediatica non solo porta attenzione al caso di Agnese, ma sottolinea anche l’importanza dei media nel plasmare l’opinione pubblica e nel promuovere la giustizia.
- Influenza dell’opinione pubblica: Attraverso il personaggio del direttore, Salvatores mostra come i media possano influenzare l’opinione pubblica, orientando il dibattito e la percezione collettiva verso temi cruciali come la giustizia e i diritti umani.
- Figura morale: Il direttore rappresenta anche una figura morale, un uomo di principi che utilizza la sua piattaforma per combattere le ingiustizie. Il suo impegno nel dare risalto al processo riflette una visione idealistica del ruolo dei giornalisti come guardiani della verità e della giustizia.
4.10 Altri personaggi significativi
Gli adulti sulla nave: I membri dell’equipaggio e gli altri migranti che i due incontrano rappresentano una varietà di atteggiamenti verso l’emigrazione: chi ha perso la speranza, chi cerca di sfruttare i più deboli, e chi invece offre aiuto disinteressato. Queste interazioni aiutano Carmine e Celestina a comprendere la complessità del mondo adulto.
New York come “personaggio”: Sebbene la città non sia mostrata fino alla fine, la sua presenza incombe su tutta la narrazione come simbolo di opportunità e paura.
5. Analisi del linguaggio audiovisivo
5.1 Le riprese di napoli e New York
6. Gli stereotipi di Napoli e l’America dell’american dream
Arriviamo ad un punto cruciale di questa mia analisi quello che durante la proiezione mi è apparso come uno dei principali difetti si questa opera del maestro Gabriele Salvatores: La tendenza a dipingere sia la Napoli del dopoguerra sia l’America come rappresentazioni che, pur evocative, risultano talvolta appiattite su stereotipi consolidati. Ho cercato di capire perché Salvatores potrebbe aver scelto questa strada e cosa implica.
6.1 Una Napoli stereotipata
La città che emerge è quella già vista molte volte al cinema: vicoli umidi, bambini scalzi, miseria diffusa e un popolo rumoroso e vitale. I due bambini protagonisti del film Celestina, ma soprattutto Carmine, vengono descritti anche attraverso i più classici stereotipi sul modo di vivere degli “scugnizzi” partenopei, sempre alla ricerca del modo con cui raggirare il prossimo, anche se tale atteggiamento, nell’opera del regista, appare quasi come un espediente necessario allla sopravvivenza di chi dalla vita non ha avuto nulla, o quasi.
Sebbene siano tutte rappresentazioni veritiere in parte, quasi vere e proprie citazioni del cinema neorealista del primo neorealismo italiano, manca una visione più complessa della città, che avrebbe potuto approfondire le sue dinamiche culturali o la resilienza delle persone al di là della pura povertà. Napoli diventa il simbolo dell’abbandono e della necessità di fuga, una scelta narrativa che rischia di ridurre la città a uno sfondo funzionale alla storia più che a un’entità viva e sfaccettata.
6.2. L’America dell’american dream
L’America è rappresentata come una terra mitica, ricca di opportunità ma carica di illusioni. Salvatores aderisce quasi integralmente alla narrazione del sogno americano, con New York vista attraverso gli occhi dei migranti come una promessa salvifica. Questa visione, pur efficace nel trasmettere il desiderio di cambiamento dei protagonisti, manca di una critica più sfumata o di una prospettiva che esplori il lato oscuro di quel sogno.
Perché Salvatores sottolinea gli stereotipi?
Adesione al registro fiabesco
Salvatores ha una predilezione per il racconto universale e archetipico. La scelta di utilizzare stereotipi funziona come strumento per creare una narrazione simbolica: Napoli diventa la “terra perduta” da cui fuggire, e l’America la “terra promessa” da conquistare. Questo approccio semplifica volutamente le ambientazioni per focalizzarsi sulle emozioni e sui personaggi.
Un omaggio alla tradizione del neorealismo italiano
La rappresentazione stereotipata è in parte un omaggio ai grandi film neorealisti italiani e ai classici americani sull’immigrazione. Napoli richiama le ambientazioni di De Sica e Rossellini, mentre l’America richiama il cinema di frontiera o i musical americani degli anni ’50, con una patina di idealizzazione che Salvatores usa consapevolmente.
Il punto di vista dei protagonisti
Salvatores costruisce il film attraverso gli occhi di Carmine e Celestina, due bambini che vedono il mondo con una visione semplificata, quasi ingenua. Per loro, Napoli è solo il luogo del dolore e della perdita, mentre l’America è un sogno alimentato dalle storie sentite dai migranti. Gli stereotipi riflettono quindi la loro percezione più che una realtà oggettiva.
Un intento di accessibilità narrativa
L’uso degli stereotipi permette al film di essere immediatamente comprensibile a un pubblico più vasto. Napoli e l’America, nei loro tratti più riconoscibili, diventano simboli universali del passato e del futuro, del sacrificio e della speranza.
6.3 Critica agli stereotipi
Sebbene si possa giustificare questa scelta con le intenzioni artistiche e narrative di Salvatores, l’insistenza sugli stereotipi rischia di:
- ridurre la complessità storica e culturale di entrambi i luoghi, appiattendoli su un registro narrativo già visto;
- perdere l’opportunità di raccontare una Napoli più stratificata e un’America meno idealizzata, mostrando anche il lato contraddittorio del “sogno americano”;
- Alienare una parte del pubblico che potrebbe percepire la rappresentazione come semplicistica o troppo aderente a cliché.
La scelta di Salvatores di enfatizzare gli stereotipi sembra funzionale al tono fiabesco e universale del film, ma al prezzo di limitare se non addirittura impedire una rappresentazione più originale e più profonda.
Questo limite, pur se agito consapevolmente, e pur non compromettendo il valore emotivo dell’opera, depotenzia e riducendola e ridimensionandola la possibilità di offrire una visione nuova, più innovativa o più critica su Napoli, sui napoletani, sul mito dell’american dream, e in ultimo anche del tema dell’immigrazione.
La sottolineatura degli stereotipi è dunque un compromesso: da un lato rafforza il simbolismo, dall’altro semplifica la complessità della realtà storica e culturale.