Cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

Mia Madre – di Nanni Moretti

Italia | 2015

analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo

Gli autobiografici e psicoanalitici alter ego di Nanni Moretti protagonisti di una radicale autoanalisi necessaria all’elaborazione dei lutti di un’intera vita

a cura di Roberto Bernabò

Mia madre

Titolo originale: Mia madre
Nazione: Italia
Anno: 2015
Regia: Nanni Moretti
Genere: Drammatico
Durata: 106 min.
Distribuzione: 01 Distribution
Sceneggiatura: Francesco Piccolo, Valia Santella, Nanni Moretti
Fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Clelio Benevento
Scenografia: Paola Bizzarri
Costumi: Valentina Taviani
Copie stampate: 400

In concorso al Festival de Cannes 2015
Interpreti e personaggi: Margherita Buy – Margherita, John Turturro – Barry Huggins, Giulia Lazzarini – Ada, Nanni Moretti – Giovanni, Beatrice Mancini – Livia, Stefano Abbati – Federico, Enrico Ianniello – Vittorio, Anna Bellato – L’attrice, Tony Laudadio – Il produttore, Lorenzo Gioielli – L’interprete, Pietro Ragusa – L’aiuto regista, Tatiana Lepore – La segretaria di edizione, Monica Samassa – Il medico, Vanessa Scalera – L’infermiera, Davide Iacopini – L’impiegato Elgi, Rossana Mortara, Antonio Zavatteri – L’ex alunna, Camilla Semino – L’ex alunno, Domenico Diele – Giorgio, Renato Scarpa – Luciano

Sinossi: Margherita è una regista di successo in crisi creativa che deve affrontare alcune difficoltà anche nella vita privata, la malattia della madre e un rapporto che sta finendo, tali eventi la spingono a rimettere in discussione tutta la sua vita aprendo una vera e propria crisi esistenziale e d’identità. Accanto a lei il fratello interpretato da Nanni Moretti.

Margherita, fai qualcosa di nuovo, di diverso, dai … rompi almeno un tuo schema, uno su duecento.
Giovanni a Margherita

Grande regista, grande … grande, grande, grande, ah … sensibilità!
Barry Huggins

1. Introduzione – una questione di Alter Ego

Nanni Moretti nel suo ultimo film, un po’ come fece in “Caro Diario“, quando, abbandonando il suo alter ego di finzione Michele Apicella (curioso lo stesso cognome della sua vera madre), parlandoci del suo tumore, riaffronta un episodio doloroso della sua vita. Forse il più doloroso. La perdita di sua madre.

E fin qui.

Per farlo, questa volta, mette molta carne al fuoco, sempre attingendo dal suo autobiografico. (Questo film segna un po’ il ritorno del suo cinema, ad una prospettiva autobiografica, che è sempre stata la cifra distintiva di questo cineasta romano).

Ma oltre e più che dalla realtà, mai come in questa opera, Moretti attinge, a piene mani, anche dal sogno, dalla visione, dai ricordi, dando vita ad una continua ibridazione di tutti questi piani della narrazione.

Si entra e si esce dalla metafora della realtà (il film rimane pur sempre finzione), senza che lo spettatore possa, oggettivamente, sempre, essere pienamente consapevole se quello a cui assiste è collocabile sull’asse temporale suo, o quando, invece, il regista si diverta a spostare, su uno di questi assi paralleli, la sua narrazione.

In questo post:

1. Introduzione – una questione di Alter Ego
2. Il mestiere del regista
3. Il senso d’inadeguatezza
4. L’inconscio e la prospettiva psicoanalitica
5. La figlia giovane
6. Un incessante dialogo interiore, agito per il tramite dei suoi alter ego
7. La madre
8. Circa il linguaggio audiovisivo ed i messaggi verso l’alto dell’opera

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Circa la visione dei film in sala

argomentazioni a favore

a cura di Roberto Bernabò

Il cinema nasce per il grande schermo.

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Birdman | di Alejandro González Iñárritu

o (l’imprevedibile virtù dell’ignoranza)

U.S.A. | 2014

analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo

Di cosa parliamo, quando parliamo di Birdman?
Ibridazioni tra cinema e teatro – ovvero
– i dualistici correlativi oggettivi di Alejandro González Iñárritu

a cura di Roberto Bernabò

Birdam (o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza)

Titolo originale: Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance)
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Anno: 2014
Durata: 119 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Genere: commedia, drammatico
Regia: Alejandro González Iñárritu
Sceneggiatura: Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo
Fotografia: Emmanuel Lubezki
Montaggio: Douglas Crise, Stephen Mirrione
Musiche: Antonio Sánchez
Scenografia: Kevin Thompson
Costumi: Albert Wolsky
Produttore
: Alejandro González Iñárritu, John Lesher, Arnon Milchan, James W. Skotchdopole
Produttore esecutivo: Molly Conners, Sarah E. Johnson, Christopher Woodrow
Casa di produzione: New Regency Pictures, Worldview Entertainment
Distribuzione (Italia) 20th Century Fox

Interpreti e personaggi

Michael Keaton: Riggan Thomson
Zach Galifianakis: Jake
Edward Norton: Mike Shiner
Emma Stone: Sam Thomson
Andrea Riseborough: Laura
Amy Ryan
: Sylvia Thomson
Naomi Watts: Lesley
Merritt Wever: Annie
Lindsay Duncan: Tabitha Dickinson
Bill Camp: uomo pazzo
Michael Siberry: Larry
Benjamin Kanes: Birdman
Antonio Sánchez: batterista del teatro

Doppiatori italiani

Massimo Rossi: Riggan Thomson / Birdman
Stefano Benassi: Jake
Simone D’Andrea: Mike Shiner
Alessia Amendola: Sam Thomson
Laura Romano: Laura
Chiara Colizzi: Sylvia Thomson
Barbara De Bortoli
: Lesley
Daniela Calò: Annie
Barbara Castracane
: Tabitha Dickinson
Carlo Reali
: Larry

Sinossi: Dopo un folgorante passato nei panni di un glorioso supereroe, l’attore Riggan Thomson (Michael Keaton) spera che dirigere un nuovo, ambizioso spettacolo a Broadway riuscirà a rilanciare la sua carriera moribonda e a dimostrare a tutti – e a se stesso – che non è solo una ex star di Hollywood. Nei giorni che precedono la sera della prima, Riggan deve fare i conti con un ego irriducibile e gli sforzi per salvare la sua famiglia, la carriera e se stesso.

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In questo post:

1. Introduzione: dal metalinguismo ai social network
1.1. Linguaggio metalinguistico
1.2. I dualismi – non dualismi della narrazione
1.2.1 Realtà vs. Finzione
1.2.2. Teatro vs. Cinema
1.2.3. Successo vs. Fallimento
1.2.4. Realtà Individuale vs. Dimensione Pubblica
2. Lo sviluppo del conflitto
3. Il rapporto protagonismo-antagonismo
4. I dialoghi
5. Lo specifico filmico – annotazioni sul linguaggio audiovisivo utilizzato da Iñárritu in Birdman
6. Conclusioni e messaggi verso l’alto
7. In appendice i premi e i riconoscimenti vinti dal film
8. Curiostà – gli attori che avevano già girato film sui supereroi, citazioni a tale ontologia, utilizzo del piano sequenza

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Avvertenza per il lettore
L’analisi del film è abbastanza spoiler, nel senso che anticipa e descrive molti elementi della trama. Se ne consiglia, pertanto, la lettura, dopo la visione del film.

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Post Discorso #1: Storie non narrate

Circa la teoria narrativa usata in questo blog

a cura di Roberto Bernabò

“Il silenzio è divenuto la sua lingua madre”.
Oliver Goldsmith – “The Good-Natured Man”


Spesso faccio riferimento nel mio blog alla dicotomia Storia e Discorso.

Ma se ho, in più occasioni, chiarito cos’è una Storia, raramente mi sono soffermato sul concetto di Discorso.

Dal momento che non riesco, per il momento, a scrivere un’analisi di un film, forse anche perché manca, da un po’ di tempo, un’opera che me la solleciti, decido di provare ad iniziare una serie di post, un po’ più tecnici, per chiarire, ai miei lettori, ed ai frequentatori di questo spazio, cosa intendo per Discorso.

Spero non vi annoieranno. ;-)

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In questo post:

1. Le storie non narrate

1.1 Autore reale, autore implicito, narratore, lettore reale, lettore implicito, narratario

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La grande bellezza – di Paolo Sorrentino

analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo

Il decadente allegorico correlativo oggettivo sorrentiniano – una possibile chiave di lettura del film
a cura di Roberto Bernabò

La grande bellezza

titolo originale: La grande bellezza
nazione: Italia / Francia
anno: 2013
regia: Paolo Sorrentino
genere: Drammatico
durata: 142 min.
distribuzione: Medusa Film
cast: T. Servillo (Jap Gambardella) • C. Verdone (Romano) • C. Buccirosso (Lello Cava) • S. Ferilli (Ramona) • I. Forte (Trumeau) • G. Ranzi (Stefania) • P. Villoresi (Viola) • S. Grandi • I. Ferrari • G. Pasotti • L. Marinelli • I. Franek • M. Popolizio • G. Di Quilio • S. Fregni (Barbone Pazzo) • G. Ferrero • G. Cognoli (Agente Dia) • D. Cantarelli
sceneggiatura: P. Sorrentino • U. Contarello
musiche: L. Marchitelli
fotografia: L. Bigazzi
montaggio: C. Travaglioli
uscita nelle sale: 21 Maggio 2013

Sinossi: Jep Gambardella, un giornalista di 65 anni, è un uomo professionalmente affermato, di un fascino senza tempo, che con il suo lavoro racconta i vari aspetti di una città bella e complessa come Roma, muovendosi tra cultura alta e mondanità. Una Roma bella e degradata, fatta di potenti, presenzialisti, immobiliaristi e contesse, ma anche di masse di turisti in coda per ammirare i monumenti di un’antichità decadente.

Viaggiare è proprio utile.
Fa lavorare l’immaginazione.
Tutto il resto è delusione e fatica. 
Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario: ecco la sua forza, va dalla vita alla morte.
Uomini, bestie, città e cose: è tutto inventato.
E’ tutto un romanzo, nient’altro che una storia fittizia.
Lo dice Littré e lui non sbaglia mai.
E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto.
Basta chiudere gli occhi.
E’ dall’altra parte della vita.”

Viaggio al termine della notte (Voyage au bout de la nuit)
Louis-Ferdinand Céline

Finisce sempre così. Con la morte.
Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla.
È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore.
Il silenzio e il sentimento. L’emozione e la paura.
Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza.
E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile.
Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo.
Bla. Bla. Bla. Bla.
Altrove, c’è l’altrove. Io non mi occupo dell’altrove.
Dunque, che questo romanzo abbia inizio.
In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco
.”
Jep Gambardella

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In questo post:

1. Introduzione – dedicata al point of conentration registico

1.2. Che cos’è il correlativo oggettivo
1.3. Che cos’è un’allegoria

2. Analisi di eventi ed esistenti

2.1 L’apertura – L’Italia che è stata
2.2 Circa la frattura a cui Sorrentino allude nel suo film

3. Gli esistenti – L’Italia che siamo, e quella che avremmo potuto essere

3.1 Jep Gambardella – l’antieroe “vinto”

3.1.1 Dadina – la nana direttrice del giornale di Jep

3.2 Romano
3.3 Ramona
3.4 Il vescovo
3.5 Lello Cava
3.6 La nobiltà – Viola
3.7 L’artista bambina
3.8 Suor Maria – La santa

4. Il finale del film – L’Italia che potremmo diventare

4.1 La doppia scomparsa
4.2 L’elaborazione del lutto dell’amore giovanile di Jep
4.3 L’Italia che possiamo diventare

5. Conclusioni – dedicate a Luis Buñuel, Silvio Berlusconi, Eugenio Montale, Toni Servillo

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Breve intervista ad Antonio Piazza

Le interviste di cinemavistodame #2

Antonio Piazza

 

Proseguono le interviste di cinemavistodame.

Oggi è la volta di Antonio Piazza, uno dei due registi, l’altro è Fabio Grassadonia, del film Salvo“.

Il film Italiano premiato a Cannes con due award:

Grand Prix Semaine de la Critique – Fabio Grassadonia e Antonio Piazza | Prix France 4 Discovery Semaine de la Critique – Fabio Grassadonia e Antonio Piazza

Lasciamo a lui la parola.

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Il futuro | di Alicia Scherson

analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo – in anteprima

Italia / Cile / Germania / Spagna – 2011

Abisso, redenzione, estraneità, alterità, nella bolañiana Roma di giovani e vecchi – a cura di Roberto Bernabò

Il futuro

titolo originale: Il futuro
nazione: Italia / Cile / Germania / Spagna
anno: 2011
regia: Alicia Scherson
genere: Drammatico
durata: 94 min.
distribuzione: Movimento Film
cast: Manuela Martelli (Bianca) • Rutger Hauer (Maciste) • Nicolas Vaporidis (Libio) • Luigi Ciardo (Tomas)
sceneggiatura: Alicia Scherson
musiche: C. Chaspoul • E. Henríquez
fotografia: R. DeAngelis
uscita prevista: 19 settembre 2013

Sinossi: Due fratelli adolescenti, Bianca e Tomas, rimasti orfani improvvisamente, si addentrano progressivamente in una vita tra crimine e prostituzione spinti da due piccoli delinquenti che si fingono loro amici. La speranza arriva personificata in Maciste, ex stella del cinema, vecchio, cieco e affascinante. Un uomo tutto muscoli e dal cuore grande che sarà in grado di far sentire Bianca al sicuro e farle vedere quella luce di cui la ragazza ha bisogno per affrontare il futuro.

«In fondo io pensavo sempre al futuro. Ci pensavo talmente tanto che il presente era entrato a far parte del futuro, la parte più strana. Andare a trovare Maciste era pensare al futuro, sudare, chiudermi in stanze dove il buio era assoluto, era pensare al futuro. Un futuro che assomigliava a una stanza qualunque della casa di Maciste, ma più luminosa e con i mobili protetti da lenzuola vecchie o coperte, come se i padroni di casa (una casa che era nel futuro) fossero partiti e non volessero far accumulare la polvere sulle loro cose. Ecco qual era il mio futuro ed era così che ci pensavo, se quello si può chiamare pensare (e se quello si può chiamare futuro).»
Bianca

In questo post:

1. Introduzione

2. Breve analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo

2.1.    Circa gli aspetti specifici delle trasposizioni dal letterario al filmico
2.1.1. Trasporre un’atmosfera
2.1.2. Trasporre il punto di vista narrativo di Bianca

3. Circa gli altri esistenti

3.1. Rutger Hauer – Maciste
3.2. Nicolas Vaporidis – Libio

4. Conclusioni – Narrare il Cile che è a Roma, e la Roma che è nel Cile

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