Cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

Diaz – don’t clean up this blood – di Daniele Vicari

Italia/Francia/Romania | 2012

analisi di eventi esistenti e linguaggio audiovisivo

Diaz – don’t clean up this blood

Titolo originale: Diaz – don’t clean up this blood
Regia: Daniele Vicari
Anno di produzione: 2012
Durata: 120′
Tipologia: lungometraggio
Genere: drammatico/storico
Paese: Italia/Francia/Romania
Produzione: Fandango, Le Pacte, Mandragora Movies
Distributore: Fandango Distribuzione
Sito Web: http://www.diazilfilm.it
Formato di proiezione: 35mm, colore
Ufficio Stampa: Fandango Press Office / Claudia Tomassini & Associates
Titolo originale: Diaz
Altri titoli: Diaz, Non Pulire questo Sangue – Diaz, don’t Clean Up this Blood
Ambientazione: Genova / Romania
Interpreti: Elio Germano (Luca Gualtieri); Claudio Santamaria (Max Flamini); Jennifer Ulrich (Alma Koch); Davide Iacopini (Marco); Ralph Amoussou (Etienne); Fabrizio Rongione (Nick Janssen); Renato Scarpa (Anselmo Vitali); Mattia Sbragia (Armando Carnera); Antonio Gerardi (Achille Faleri); Paolo Calabresi (Francesco Scaroni); Alessandro Roja (Marco Cerone); Francesco; Acquaroli (Vinicio Meconi); Eva Cambiale (Donata Stranieri); Rolando Ravello (Rodolfo Serpieri); Monica Birladeanu (Constantine Giornal); Ignazio Oliva (Cecile); Aylin Prandi (Maria); Emilie De Preissac (Cecile); Camilla Semino (Franci); Michela Bara (Karin); Sarah Marecek (Inga); Lilith Stanghenberg (Bea); Christian Blumel (Ralph); Christoph Letkowski (Rudy); Esther Ortega (Ines); Pietro Ragusa (Aaron); Jerry Mastrodomenico (Sesto Vivaldi)
Soggetto: Daniele Vicari
Sceneggiatura: Daniele Vicari

Sinossi: Luca (Elio Germano) è un giornalista della Gazzetta di Bologna. È il 20 luglio 2001, l’attenzione della stampa è catalizzata dagli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine durante il vertice G8 di Genova. In redazione arriva la notizia della morte di Carlo Giuliani. Luca decide di partire per Genova, vuole vedere di persona cosa sta succedendo. Alma (Jennifer Ulrich) è un’anarchica tedesca che ha partecipato agli scontri. Sconvolta dalle violenze cui ha assistito, decide di occuparsi delle persone disperse insieme a Marco (Davide Iacopini), un organizzatore del Genoa Social Forum, e Franci, una giovane avvocato del Genoa Legal forum. Nick (Fabrizio Rongione) è un manager che si interessa di economia solidale, arrivato a Genova per seguire il seminario dell’economista Susan George. Anselmo (Renato Scarpa) è un vecchio militante della CGIL e con i suoi compagni pensionati ha preso parte ai cortei contro il G8. Etienne (Ralph Amoussou) e Cecile sono due anarchici francesi protagonisti delle devastazioni di quei giorni. Bea e Ralf sono di passaggio e hanno deciso di riposarsi alla Diaz prima di partire. Max (Claudio Santamaria), vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di Roma, comanda il VII nucleo e non vede l’ora di tornare a casa da sua moglie e sua figlia. Luca, Alma, Nick, Anselmo, Etienne, Marco e centinaia di altre persone incrociano i loro destini la notte del 21 luglio 2001. Poco prima della mezzanotte centinaia di poliziotti irrompono nel complesso scolastico Diaz-Pascoli, sede del Genoa Social Forum adibita per l’occasione a dormitorio. In testa c’è il VII nucleo comandato da Max, seguono gli agenti della Digos e della mobile, mentre i carabinieri cinturano l’isolato. È un massacro in piena regola. Quando Max dà ordine ai suoi di fermarsi, è tardi. 93 persone presenti nella scuola, oltre ad essere in arresto, hanno subìto una violenza inaudita senza aver opposto alcuna resistenza. Luca e Anselmo finiscono in ospedale, Alma dopo essere stata medicata viene condotta alla caserma di Bolzaneto. All’alba Etienne e i suoi amici escono dal bar dove si sono rifugiati durante la notte. Tutto è silenzio, deserto. Si fanno strada verso la Diaz, ma una volta dentro trovano solo sangue e distruzione. Anche Marco non si trovava alla Diaz durante l’incursione. Ha passato la notte con Maria, una ragazza spagnola conosciuta in quei giorni. Quando la mattina, in una Genova devastata e irreale, raggiunge la scuola, la luce del sole mette ancor più in evidenza le proporzioni del massacro. Sconvolto raggiunge il suo ufficio, squilla il telefono: è la madre di Alma. Marco non sa cosa sia successo alla ragazza ma promette che farà di tutto per trovarla. A Bolzaneto, per Alma e decine di altri ragazzi, l’incubo non è ancora finito.

“La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale.”
Daniele Vicari 


I FATTI DI GENOVA
Dal 20 al 22 luglio 2001 a Genova si riuniscono gli otto grandi della terra per affrontare temi come lo scudo spaziale, il protocollo di Kyoto, la crisi in Medio Oriente e nei Balcani.
Da tutto il mondo arrivano circa 300mila persone per fare un contro vertice, con lo slogan: “Un mondo diverso è possibile”. Dopo le prime pacifiche manifestazioni del 19 luglio, i cortei del 20 e del 21 luglio danno luogo a una vera guerriglia urbana. Carlo Giuliani è ucciso da un proiettile sparato da una camionetta dei Carabinieri. Si contano circa 1000 feriti, 280 persone arrestate, circa 50 miliardi di lire di danni. Distrutti 41 negozi, 83 auto, 9 uffici postali, 6 supermercati, 34 banche, 16 pompe di benzina, 4 abitazioni private, 9 cabine telefoniche, 1 carro attrezzi. Alla mezzanotte del sabato 21 luglio, a manifestazioni finite, più di 300 operatori delle forze dell’ordine fanno irruzione nel complesso scolastico Diaz-Pascoli, sede del Media Center del Genoa Social Forum. Vengono arrestate 93 persone: 40 tedeschi, 13 spagnoli, 16 italiani, 5 inglesi, 4 svedesi, 4 svizzeri, 3 polacchi, 3 americani, 2 canadesi, 1 turco, 1 neozelandese, 1 lituano. Si contano 87 feriti: giovani e vecchi, giornalisti e manifestanti. Molti degli arrestati alla Diaz vengono successivamente trasferiti a Bolzaneto, la caserma-carcere dove, senza ricevere spiegazioni né essere informati di cosa siano accusati, per tre giorni subiscono violenze di ogni genere. Nei giorni seguenti i fermati sono condotti in carcere dove ricevono assistenza e scoprono di essere accusati di “associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, resistenza aggravata e porto d’armi”. Il Giudice per le indagini preliminari scarcera tutti gli arrestati e gli stranieri vengono accompagnati alla frontiera ed espulsi dall’Italia. Nessun governo europeo ha mai chiesto spiegazioni. Dalle dichiarazioni rese dai 93 arrestati nasce il processo Diaz. Su più di 300 poliziotti che parteciparono al blitz della Diaz, soltanto 29 sono stati processati e nella Sentenza di Appello in 27 hanno riportato una condanna per lesioni, falso in atto pubblico e calunnia. Le condanne per lesioni e calunnia sono ormai prescritte, restano valide le condanne per falso in atto pubblico che andranno in prescrizione nel 2016. Nel processo relativo ai fatti accaduti nel carcere/caserma di Bolzaneto sono stati imputati 45 tra poliziotti, carabinieri, guardie penitenziarie, medici e infermieri. Per questo processo “la mancanza, nel nostro sistema penale, di uno specifico reato di tortura ha costretto il tribunale a circoscrivere le condotte inumane e degradanti (che avrebbero potuto senza dubbio ricomprendersi nella nozione di tortura adottata nelle convenzioni internazionali)” [sentenza del tribunale di Genova del 14 luglio 2008]. Il giudizio di appello si conclude con 44 condanne per abuso di ufficio, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, violenza privata. Il processo per l’uccisione di Carlo Giuliani non ha mai avuto luogo, è stata accolta l’archiviazione per legittima difesa. Secondo il pubblico ministero il proiettile fu sparato in aria dal carabiniere, e deviato nel suo percorso da un sasso.

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I film in uscita dal 13 aprile 2012

Il weekend al cinema visto da me

Pericolosamente ed intensamente insieme a Daniele Vicari ed al suo film denuncia sui fatti della scuola Diaz di Genova del 2001

Frutto della lettura di circa 10.000 pagine di atti processuali (tra quelli afferenti la Diaz, e quelli afferenti Bolsaneto), il film che si aggiudica la pole position di cinemavistodame.com di questa settimana è “Diaz – Don’t clean up this blood” (Diaz – Non pulire questo sangue), di Daniele Vicari di cui ho già recensito “Il passato è una terra straniera” eccellente trasposizione dal letterario al filmico dell’omonimo romanzo di Gianrico Carofiglio.

Ho già speso parole circa l’importanza del fatto che, in questo preciso momento storico – politico – economico – del nostro paese, gli italiani vengano invitati ad interrogarsi sulla loro storia. Sulle scelte che i governi che hanno portato la nostra Patria nello stato in cui si trova, vengano analizzate con maggiore attenzione.

A chi compete, dunque, questo gravoso compito, che i media televisivi hanno da sempre abiurato?

Come ho già avuto modo di dire, e come sosteneva, del resto, lo stesso Pier Paolo Pasolini, compete agli intellettuali, ed ancora di più, a cineasti coraggiosi come Daniele Vicari e Domenico Procacci.

Quanti film non sarebbero proprio stati girati, in Italia, se non esistesse la Fandango di Domenico Procacci?

Il film si è aggiudicato il prestigiosissimo premio del pubblico al 62° Festival Internazionale del Cinema di Berlino.

Un consiglio? Andiamo tutti a vedere la ricostruzione della terribile giornata del G8 di Genova, nel luglio 2001, quando 300 poliziotti e 70 agenti di un reparto speciale fecero irruzione nella scuola, dove hanno trovato riparo per la notte un centinaio di manifestanti provenienti da tutte le parti del mondo. Il racconto si dipana in circa 127 storie che intrecciano due point of contentration narrativi. Il punto di vista dei manifestanti, e quello dei poliziotti.

Una delle pagine più tristi, tragiche, e aggiungerei feroci, della recente storia del nostro paese.


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I film in uscita dal 6 aprile 2012

Il weekend al cinema visto da me

Le ibridazioni di atmosfere felliniane e fiabesche con il genere “live action” del cinema di Marjane

Avviso ai naviganti: causa festività di Pasqua i film questa settimana escono in due tranche: quelli il titolo in celeste, sono usciti mercoledì 4 aprile, mentre gli altri, quelli con il titolo in rosso, escono regolarmente venerdì 6 aprile.

L’opera cinematografica che si aggiudica, senza ombra di dubbio, la pole position di cinemavistodame per le uscite nelle sale di questa settimana è un film prodotto da Francia, Germania e Belgio – e, precisamente, il nuovo lungometraggio di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud (gli acclamati autori di Persepolis che il vostro amato blogger tanto apprezzò), “Pollo alle prugne” (Poulet aux prunes), tratto dall’omonimo romanzo a fumetti della Satrapi.

Il film è stato presentato alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Téhéran, 1958. Nasser-Ali, un famoso suonatore di violino, incontra la sua amata Irâne per strada, ma lei non lo riconosce. Durante questo incontro fortuito scopriamo che, a causa di un litigio, sua moglie ha distrutto il suo prezioso strumento musicale. Poiché nessun violino riesce più a procurargli il piacere di suonare, Nasser-Ali decide di morire. Otto giorni dopo si toglie la vita. Con Mathieu Amalric, Maria de Medeiros e Isabella Rossellini.

Avvolgendo il genere “live action” con l’animazione fiabesca, ed un’atmosfera felliniana, Marjane Satrapi prosegue nel suo percorso artistico ed esistenziale, trasponendo dal fumettistico al filmico, la sua graphic novel (Pollo alle prugne), ribadendo, anche in questa sua opera seconda, l’inaccettabilità della lontananza, ed avvalorando il suo lavoro come una sorta di riflesso della propria vita di “esule“.

Perché, ancora una volta, i suoi esistenti verranno banditi, allontanati dalla fonte della propria ispirazione, e costretti a cercare un luogo dove sentirsi sicuri, e vivere, pienamente, la propria ossessione.

La distribuzione del lungometraggio di Marjane, da parte delle Officine ubu, è un’altra garanzia della qualità del prodotto, fidatevi.

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Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana

Italia | 2012

analisi di eventi, esistenti e linguaggio audiovisivo

Narrare la storia anche se mancano tutti i tasselli – a cura di Roberto Bernabò

Titolo originale: Romanzo di una Strage
Regia: Marco Tullio Giordana
Anno di produzione: 2012
Durata: 130′
Tipologia: lungometraggio
Genere: drammatico/storico
Paese: Italia/Francia
Produzione: Cattleya, Rai Cinema, Babe Films
Distributore: 01 Distribution
Formato di ripresa: 35mm
Formato di proiezione: 35mm, colore
Ufficio Stampa: Studio PUNTOeVIRGOLA / 01 Ufficio Stampa
Sceneggiatura: Marco Tullio Giordana; Sandro Petraglia; Stefano Rulli;
Musiche: Franco Piersanti;
Montaggio: Francesca Calvelli;
Costumi: Francesca Livia Sartori;
Scenografia: Giancarlo Basili;
Fotografia: Roberto Forza;
Suono: Fulgenzio Ceccon;
Casting: Barbara Melega;
Aiuto regista: Francesca Polic Greco;
Produttore: Riccardo Tozzi; Marco Chimenz; Giovanni Stabilini;
Location Manager: Christian Peritore;
Operatore: Enzo Carpineta;
Produttore Delegato: Gina Gardini;
Produttore Esecutivo: Matteo De Laurentiis;
Coproduttore: Fabio Conversi.
Interpreti e personaggi: Valerio Mastandrea (Commissario della Squadra Politica Luigi Calabresi); Pierfrancesco Favino (L’Anarchico Giuseppe Pinelli); Giorgio Colangeli (Federico Umberto D’Amato); Fabrizio Gifuni (Aldo Moro); Omero Antonutti (Giuseppe Saragat); Luigi Lo Cascio (Giudice Paolillo); Giorgio Tirabassi (Il Professore); Stefano Scandaletti (Pietro Valpreda); Denis Fasolo (Giovanni Ventura); Sergio Solli (Il Questore Marcello Guida); Giorgio Marchesi (Franco Freda); Thomas Trabacchi (Il Giornalista Marco Nozza); Giulia Lazzarini (La madre di Giuseppe Pinelli); Michela Cescon (La moglie di Giuseppe Pinelli); Diego Ribon (Il Giudice Giancarlo Stiz); Laura Chiatti (Gemma Calabresi); Claudio Casadio (Brigadiere PS Carlo Mainardi); Corrado Invernizzi (Giudice Pietro Calogero); Luca Zingaretti (Medico Tribunale); Alessio Vitale (Pasquale Valitutti); Francesco Salvi (il tassista che fu utilizzato come testimone, e che dichiarò di aver portato Valpreda alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, nel giorno della strage).
Periodo delle riprese: Dal 16 maggio 2011 al 3 agosto 2011 (12 settimane);
Libro dal quale è tratto il film: La pellicola è un adattamento, anzi, come amo dire, una trasposizione dal letterario al filmico, del libro di Paolo Cucchiarelli “Il segreto di Piazza Fontana“. La cui attendibilità ha portato Luca Sofri a prendere, addirittura, le distanze dalle tesi del libro e della sua trasposizione filmica, nel suo celeberrimo blog in un post dal titolo 43 anni.

Sinossi: Milano, 12 dicembre 1969. Subito dopo l‟esplosione alla Banca Nazionale dell‟Agricoltura di piazza Fontana – che uccide 14 persone (salite a 17) e ne ferisce 88 – le indagini della Questura sono tutte orientate verso la pista anarchica. Il commissario Luigi Calabresi e i suoi superiori, Marcello Guida e Antonino Allegra, sono convinti della matrice anarchica della strage così come delle decine di bombe esplose in città negli ultimi mesi. Fra i fermati c‟è Giuseppe Pinelli, un anarchico non-violento che Calabresi stima e sa perfettamente estraneo alla strage. È invece arrestato Pietro Valpreda, un ballerino senza scritture, spesso in contrasto con Pinelli: il colpevole ideale, il mostro riconosciuto dal tassista Rolandi che l‟ha accompagnato in banca pochi minuti prima delle scoppio. Per ottenere da Pinelli la conferma della pericolosità di Valpreda, continuano a trattenerlo oltre i limiti di legge. Dopo 3 giorni di digiuno e insonnia, Pinelli precipita la notte del 15 dalla finestra dell‟ufficio di Calabresi. Il commissario non è nella stanza ma – grazie ai goffi tentativi della Questura di giustificare l‟accaduto – finisce per essere indentificato come il diretto responsabile. A Treviso i giudici Pietro Calogero e Giancarlo Stiz – grazie alle rivelazioni di Guido Lorenzon – scoprono una galassia di giovani neonazisti senza partito e senza collare, pronti – di fonte alle lotte studentesche e operaie del „68/‟69 – a gesti clamorosi. Pur coperti e infiltrati dai servizi segreti, alcuni di loro hanno lasciato tracce evidenti. Giovanni Ventura e Franco Freda vengono arrestati insieme ad altri complici. Calabresi continua a indagare sulla strage. Ora dubita della sua matrice anarchica e pensa piuttosto a legami col traffico internazionale d‟armi. Segue la nuova pista fino al Carso dove, due giorni prima di venire assassinato, scopre un deposito clandestino d‟armi in uso anche ai neonazisti. Il 17 maggio 1972 Calabresi è ucciso sotto casa.



Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del “referendum”.
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so.
Ma non ho le prove.
Pier Paolo Pasolini

Al tempo quell’articolo sembrò una delle consuete acrobazie dell‟intelligenza pasoliniana, una rappresentazione paradossale e visionaria, senza vera attinenza coi fatti reali.
In realtà – e le scoperte successive ne confermeranno ogni virgola – è un‟analisi che coglie perfettamente non solo quello che sta succedendo nel Paese – per l‟appunto: i fatti – ma ne racconta il “senso”, quello che Pasolini chiama “romanzo”, il romanzo delle stragi italiane.
Questo straordinario articolo – che ha ispirato il titolo del film – si concludeva amaramente con l‟impossibilità di denunciare senza prove concrete, fidandosi soltanto della propria intelligenza.
Io so, ma non ho le prove.
Oggi, passati più di quarant’anni, queste prove sono diventate finalmente accessibili, a disposizione di chiunque voglia davvero sapere.
È giunto il momento di raccontarle, di tirarle fuori.
Marco Tullio Giordana

In questo post:

1. Introduzione – dedicato a chi si ostina a cercare una verità
2. Circa gli eventi e gli esistenti del film
3. Circa i riferimenti al cinema documentarista di Oliver Stone
4. Circa il mio punto di vista sul film e sul paese
5. Conclusioni – non contano (ormai più) gli esecutori materiali, conta sapere chi siamo

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I film in uscita dal 30 marzo 2012

Il weekend al cinema visto da me

Marco Tullio Giordana vs. Luca Sofri Adriano Sofri

Avevo solo 9 anni quando il 12 dicembre del 1969 a Milano, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, esplose una bomba.

Uccise 14 persone (poi salite a 17), ne ferì 88. Un attentato che sarebbe gradualmente passato alla storia come la “Strage di Piazza Fontana” mentre i suoi responsabili – anarchici? Neonazisti? Servizi segreti? – non sarebbero mai passati in giudicato: ad oggi, per la giustizia italiana, non ci sono responsabili.

Romanzo di una strage“, il film di Marco Tullio Giordana | L’unico paese al mondo – cortometraggio collettivo (1994), Pasolini, un delitto italiano (1995), I cento passi (2000), La meglio gioventù (2003), Quando sei nato non puoi più nasconderti 2005) Sanguepazzo (2008) |

forse il più valido regista documentarista ancora in circolazione, che ancora ha il coraggio di cercare delle verità, ricostruisce, e tenta di “narrare” una verità possibile su quel fatto di sangue che inaugurò, di fatto, la strategia della tensione in Italia.

Lo fa muovendosi tra pubblico e privato, incentrando la sua ricerca sui protagonisti noti e meno noti di questa vicenda – da Aldo Moro a Giuseppe Pinelli, passando per il commissario Calabresi – e avvalendosi da un grande cast: Valerio Mastandrea è Calabresi, Pierfrancesco Favino è l’anarchico Pinelli; Fabrizio Gifuni un Aldo Moro notevole.

Il film guadagna, senza tema, la mitica pole position dei film in uscita di cinemavistodame.com, che ha fatto tanto discutere a Cannes, con tanto d’introvabile foto in bianco nero del regista. In chiusura del trailer un esistente dice al Commissario Calabresi: “Dimenticati di aver visto questa roba, e, se ti posso dare un consiglio, dimenticati anche tutto il resto.”

La pellicola è un adattamento, anzi, come amo dire, una trasposizione dal letterario al filmico, del libro di Paolo CucchiarelliIl segreto di Piazza Fontana“. La cui attendibilità ha portato Luca Sofri a prendere, addirittura, le distanze dalle tesi del libro e della sua trasposizione filmica, nel suo celeberrimo blog in un post dal titolo 43 anni.

Sofri risponde proponendo un’altra versione dei fatti, scaricabarile dal sito www.43anni.it.

L’instant book è gratuito, e tenta, più che altro, di mettere in luce le molte cose che, a giudizio dell’autore, Adriano Sofri,

(Trieste, 1 agosto 1942) giornalista, scrittore e attivista italiano, ex leader di Lotta Continua, condannato a 22 anni di carcere – dopo un lungo e controverso iter giudiziario – quale mandante dell’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi. Ma sempre dichiaratosi innocente, fino al punto di non chiedere mai una grazia e dal 16 genaaio 2012 nuovamente libero, grazie alla pronuncia dell’ufficio di sorveglianza di Firenze che ha firmato il provvedimento di fine pena.

Nonché padre, come tutti i blogger sanno, di Luca, sarebbero state ricostruite in maniera non corretta.

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Comunque, ormai, anche se Aldo Moro è morto, l’anarchico Giuseppe Pinelli è morto, lo stesso commissario Calabresi è morto, ma noi no, non vogliamo dimenticare.

Ed anche se non dovrebbe essere il Cinema a ricordare che l’Italia ed i suoi cittadini attendono ancora tante risposte, noi ci recheremo in sala per assistere ad una proiezione della pellicola, e spero che come me, lo facciate anche voi che leggete questo blog, e che lo facciate in tanti.

Lascio, oltre al trailer in HD del film, una video-intervista ala regista ed agli attori del film, anche un video, assai meno recente, in cui Gian Maria Volontè, insieme ad altri attori, tra i quali riconoscerete certamente Renzo Montagnari, ricostruisce le ipotesi dei fatti, avallati dalla magistratura, afferenti all’anarchico Pinelli.



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A ridosso dell’esistente

Il caso de “Il cigno nero” di Darren Aronofsky

Le inquadrature che definiscono il linguaggio

1. Introduzione

Quando studi la sceneggiatura, non studi alcuni aspetti specifici che attengono il linguaggio filmico.

La sceneggiatura parla – o, meglio, descrive – del luogo, del momento, del dialogo, delle battute, delle risate, dei sospiri, fin nei minimi dettagli, volendo, che devono accadere in ogni singola scena.

Ma mai, o quasi mai, e comunque sempre in maniera differente, da come tutto questo materiale sarà ripreso, dal modo, cioè, con cui il regista deciderà di girare ogni singola sequenza, ogni singolo luogo, ogni singolo dialogo, ogni singola battuta, risata, sospiro.

Certo è difficile che da una cattiva sceneggiatura possa mai venir fuori un buon film, ma non è altrettanto scontato che un’eccellente sceneggiatura si traduca, sempre e necessariamente, in un film straordinario, senza che il regista non definisca, e non s’impegni, fino allo spasimo, nel definire un point of concentration dello specifico filmico, della mise en scene con cui realizzerà il film.

Specifico, che è molto differente, dalla mise en scene teatrale.

Che non considera, né potrebbe farlo, le infinite opzioni in più, di cui può, sempre più, disporre, oggi, ancora più di ieri, un regista che usa, in maniera sapiente e consapevole, una macchina da presa cinematografica.

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I film in uscita dal 23 marzo 2012

Il weekend al cinema visto da me

La Buenos Aires di Sebastián

Esce nelle sale oggi il film vincitore all’ultimo Festival Internazionale del Cinema di Roma, “Cosa piove dal cielo?“, diretto dall’argentino Sebastián Borensztein.

Commedia tendente alle atmosfere surreali, ambientata a Buenos Aires, con una narrazione fortemente incentrata sul personaggio di un ferramenta sociopatico. Che si aggiudica, meritatamente, la sempre più ricercata, dagli autori, pole position dei film in uscita di cinemavistodame.com che non è che la regala a chicche o a sia.

Protagonista del lungometraggio un ferramenta, che un giorno però s’imbatte in un giovane cinese, Jun, che non parla una parola di spagnolo, e che è arrivato nella capitale argentina in cerca di uno zio. Il sociopatico, suo malgrado, lo accoglierà in casa finché non avrà trovato il parente perduto, ma le conseguenze saranno imprevedibili.

Nel film – che ha un canovaccio che ci ricorda la storia de “L’ottavo giorno” di Pascal van Dormael con un interprete straordinario del calibro di Daniel Auteuil, film che se non avete visto vi consigliamo caldamente di recuperare – nella parte del ferramenta, Il bravissimo attore argentino Riccardo Darìn, che tanto ci lasciò affascinati nella pellicola: “Il colore dei suoi occhi“, del regista argentino Premio Oscar Juan José Campanella.

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